Batterio killer in Germania. Il prof. Pregliasco: vigilare ma non eccedere nell'allarmismo
Bisogna osservare il fenomeno ma non si deve cadere nell’allarmismo. Così il prof.
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, sui casi di contagio da batterio
Escherichia coli registrati in Germania. Secondo dati ancora in via di conferma ci
sarebbero dieci vittime e oltre 250 contagiati. Casi sospetti ci sarebbero anche in
Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Austria e Olanda. Il batterio sarebbe stato individuato
su alcuni ortaggi spagnoli. La sorveglianza è alta in tutta l'Europa: i Centri Europei
per il Controllo delle Malattie (Ecdc) stanno collaborando con i ministeri della Sanità
dei singoli Stati, con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), la Commissione
Europea e l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Al microfono di Massimiliano
Menichetti, lo stesso Fabrizio Pregliasco:
R. - Si tratta
di batteri che vivono nell’intestino umano, ma che possono anche sopravvivere a lungo
- ed anche replicarsi - sul terreno e sulle sostanze organiche comunque presenti nei
vegetali. Questa è una variante che si sta studiando, perché è effettivamente più
cattiva. E’ un problema che esiste nel mondo, dove sono presenti spesso delle epidemie.
Questa però ci preoccupa un po’ per la sua peculiarità: si sono verificati in luoghi
geograficamente distinti dei casi gravi, con 10 morti e centinaia di malati con forme
gastroenteriche.
D. - Si parla già di Europa in allarme: una paura giustificata?
R.
- Si tratta di un batterio che già conosciamo, ma che deve essere ulteriormente studiato
per le sue caratteristiche aggressive, perchè invece di starsene tranquillo nell’intestino
di uomini e di animali, ha una variante di una produzione di una tossina, che determina
poi gli effetti più pesanti, anche a livello generale e cosiddetto sistemico e cioè
a livello degli organi vitali. E’ importante comunicare questo, ma non eccedere nell’allarmismo
e soprattutto non pensare che ogni problema gastroenterico oggi sia dovuto, in qualche
modo, a questa epidemia che - ribadiamo - per ora è in Germania e in alcune altre
nazioni del Nord Europa. Nessun caso, a tutt’oggi, di questa forma in Italia.
D.
- Sotto accusa in questo caso ci sarebbero dei cetrioli spagnoli, importati dalla
Repubblica Ceca…
R. - Non è detto e non è giusto nemmeno mettere la
croce su questi prodotti, perché potrebbero essere altri vegetali: la trasmissione,
nei fatti, non è stata definita ed evidenziata come da persona a persona, ma sostanzialmente
da alimentazione e da prodotti contaminati.
D. - Quali azioni si possono
mettere in atto per ridurre l’eventualità di un contagio?
R. - Di fatto
l’igiene nella produzione degli alimenti e l’attenzione a tutto ciò che non viene
cotto, perché la cottura è efficacissima; ciò che non viene trattato - per esempio
le verdure - il lavaggio, eventualmente la disinfezione con blandi disinfettanti,
utilizzando composti del cloro, rappresentano il buon senso che può limitare e bloccare
la diffusione di queste epidemie.
D. - La raccomandazione di lavarsi
sempre le mani, vale sempre e vale anche in questo caso?
R. - Assolutamente
sì. Oltre l’igiene degli alimenti, lavarsi frequentemente le mani è come sempre per
altri problematiche - lo abbiamo imparato per l’influenza e per tantissime patologie
effettive - un modo per spezzare la catena del contagio. (mg)