2011-05-29 13:04:53

Convegno internazionale in Vaticano sull'Aids: la dignità della persona umana sia sempre rispettata


"Chinarsi come il Buon Samaritano verso l’uomo ferito abbandonato sul ciglio della strada è adempiere quella 'giustizia più grande' che Gesù chiede ai suoi discepoli e attua nella sua vita, perché l’adempimento della Legge è l’amore". Le parole di Benedetto XVI hanno fatto da cornice al Convegno dedicato a “La Centralità della persona nella prevenzione e nel trattamento dell’Hiv/Aids”, che si è chiuso ieri in Vaticano. Sulle conclusioni del meeting promosso dalla Fondazione "Il Buon Samaritano", presso il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ci riferisce Claudia Di Lorenzi:RealAudioMP3

Il minimo comun denominatore degli indirizzi e dei modelli operativi proposti è quello della centralità della persona umana nella cura e nella prevenzione dell’Aids. Un “mettere al centro” che nel concreto significa privilegiare le opzioni che promuovono la crescita umana della persona, sollecitano una piena consapevolezza della malattia, il senso di responsabilità verso gli altri, la comprensione del mistero dell’uomo, che proprio“nella persona malata e sofferente si fa “via della Chiesa”. Sul piano operativo - evidenzia mons. Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero vaticano promotore del convegno – ciò significa suscitare anzitutto “un cambiamento del comportamento”, proporre, "un nuovo modello di sessualità ispirato ai valori della fedeltà coniugale e della famiglia, anche se questa, certo, è la via più difficile". E poi favorire l’accesso gratuito alla terapia antiretrovirale, che - ha spiegato mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra – da un lato garantisce “una maggiore sopravvivenza e una migliore qualità di vita nelle persone che si sono già infettate”, e dall’altro, secondo una ipotesi innovativa, può contribuire a prevenire la diffusione del virus, “abbassando la viremia nei soggetti contaminati”. Tuttavia – continua mons. Tomasi - la strada da percorrere è ancora lunga, poichè “33 milioni di persone nel mondo vivono con l’Hiv/Aids; per ogni nuova persona che riesce ad accedere al trattamento antiretrovirale salvavita, due nuove vengono infettate; 7100 nuove infezioni si registrano ogni giorno; oggi 10 milioni di persone che necessitano di questi farmaci non hanno la possibilità di assumerli”.

Una situazione sempre più drammatica che sollecita soluzioni nuove. Come quella presentata da un’azienda farmaceutica statunitense, che piuttosto che donare farmaci ai Paesi poveri ha scelto di cedere gratuitamente il brevetto dei medicinali, affinchè possano essere realizzati in loco e disponibili in maniera continuativa, anche promuovendo localmente l’attivazione di un circuito economico e industriale. O l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio col suo progetto “Dream”, che realizza un sistema di assistenza sanitaria strutturato e capillare nelle regioni più povere dell’Africa, dove piccoli centri di salute sono collegati tra loro e gestiti da personale locale, e dove i farmaci sono distribuiti gratuitamente e particolare cura è dedicata ad impedire la trasmissione madre-figlio del virus. Significativa anche la proposta della Fondazione "Il Buon Samaritano" che ha elaborato un Modello di Azione Integrato che promuove l’accesso gratuito ai farmaci antiretrovirali, il cui costo, ridotto al minimo, è sostenuto dai governi; la formazione di personale medico infermieristico locale; la realizzazione di una rete di laboratori di analisi, diagnosi e trattamento; la prevenzione a vantaggio di bambini e famiglie; e la promozione di progetti di sviluppo agricolo e microcredito. Proposte variegate, dunque, tutte volte a contrastare insieme agli effetti anche le cause dell’epidemia di Aids nel mondo, alla luce del messaggio proposto dalla Chiesa: “Un sì alla vita vissuta nobilmente e umanamente; nel rispetto del proprio corpo e di quello degli altri”.







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