A San Paolo del Brasile, il Convegno internazionale per il 20.mo anniversario dell'Economia
di Comunione
Il progetto dell’Economia di Comunione, condiviso oggi nel mondo da circa 800 aziende,
compie 20 anni. Per tracciare un bilancio e per guardare alle prospettive future,
si tiene oggi a San Paolo, in Brasile, culla del progetto, un Convegno internazionale
con la partecipazione di imprenditori, lavoratori, economisti e rappresentanti della
società civile. L'Economia di Comunione tende al superamento della povertà e alla
diffusione della "cultura del dare", chiedendo alle aziende che vi aderiscono una
gestione dell'attività e una destinazione dei profitti improntate alla condivisione
e allo sviluppo di nuovi posti di lavoro. Pur essendo ancora un piccolo seme, in molti
riconoscono nel progetto una grande potenzialità. Perchè? Adriana Masotti lo
ha chiesto alla sociologa brasiliana Vera Araujo, tra i partecipanti al Convegno:
R. - Perché
ha nei sui elementi portanti un orientamento chiaro per la trasformazione del sistema
produttivo così come esiste oggi nel mondo, con tutti i suoi difetti e le sue deviazioni.
La potenzialità dell’Economia di Comunione sta nell’orientare la trasformazione, da
dentro, di questo sistema produttivo. Naturalmente soltanto la storia dirà se questo
avverrà e se questa umanità di oggi sia in grado di accogliere questa intuizione che
sta diventando ormai realtà.
D. - L’Economia di Comunione ha raggiunto
imprenditori, ma anche studiosi di economia: qual è a questo livello il riscontro
finora ottenuto? Che cosa dicono di questa idea?
R. - L’Economia di
Comunione nasce da un’intuizione di Chiara Lubich, che chiede agli imprenditori di
mettere i loro utili in comune e di inventare una gestione dell’impresa che sia di
tipo comunionale. Da questa prassi, naturalmente, nasce un modello economico che in
questi anni molti studiosi, di tante parti del mondo, stanno cercando di mettere a
punto. Quello che mi sembra importante è che queste due realtà - teoria e prassi aziendale
- si stanno confrontando.
D. - Nel suo saluto, l’arcivescovo di San
Paolo del Brasile, cardinale Odilo Pedro Scherer, ha sottolineato la sintonia tra
l’Economia di Comunione e ciò che propone la Dottrina sociale della Chiesa. Anzi ha
detto che “l’economia di comunione rende visibili e concreti quei principi”…
R.
- Certamente, perché nella Dottrina sociale della Chiesa si è sviluppata un’indicazione:
un’indicazione per una prassi migliore. L’Economia di Comunione rende, appunto, storico
ciò che la Dottrina sociale della Chiesa comprende alla luce del Vangelo, guardando
le situazioni contingenti e storiche.
D. - Anche Benedetto XVI nella
"Caritas in Veritate" ha citato l’economia di comunione…
R. - Il fatto
che il Magistero della Chiesa indichi questa strada, ci incoraggia che non stiamo
cercando di realizzare un’utopia: stiamo cercando la via maestra per donare a questa
nostra umanità un’anima, che la porti fuori da questa tristezza - com’è stata chiamata
l’economia, “una scienza triste” - e che la renda produttrice non soltanto di beni
materiali, ma - dal suo stesso interno - sia capace di generare gratuità e comunione,
che sono la fonte suprema della felicità. (mg)