L'Egitto riapre il valico di Rafah, tensione con Israele
Stamani è stato riaperto il valico di Rafah, che collega l’Egitto alla Striscia di
Gaza. Si tratta di una riapertura su base permanente, dopo anni di restrizioni. L’iniziativa
è stata voluta dal governo di transizione egiziano nell’ambito della riconciliazione
tra le fazioni palestinesi di Hamas e Fatah, raggiunta proprio grazie alla mediazione
del Cairo. Dal canto suo Israele ha espresso forte preoccupazione sul fronte della
sicurezza. Ma come ridisegna i rapporti nella regione questa decisione? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a Ennio Di Nolfo esperto di Relazioni internazionali
e docente emerito all’Università di Firenze:
R. – Penso
che sia soprattutto un gesto simbolico perché è vero che il valico era chiuso, ma
era chiuso giuridicamente e di fatto è ben noto che, sotto il confine, era stata scavata
una serie di passaggi attraverso i quali passava ogni genere di merce, ogni genere
di armamento e ogni genere di persona. Però è evidente che questa manifestazione esterna
di buona volontà rappresenta un segnale da parte del nuovo governo egiziano di voler
favorire un colloquio meno sordo, meno negativo con i palestinesi. Non dobbiamo dimenticare
che a Gaza domina ancora e dominerà probabilmente a lungo il gruppo di Hamas e che
sono in corso negoziati estremamente difficili tra Hamas e Abu Mazen per trovare una
composizione tra le due parti e quindi l’atteggiamento del nuovo governo egiziano
è teso verosimilmente a favorire l’assicurazione di questo accordo.
D.
– A proposito di Egitto, un segnale la riapertura del valico di una posizione ben
precisa nel quadro della crisi mediorientale...
R. – La mia impressione
è che questi gesti simbolici non rappresentino ancora una svolta di fondo della situazione
locale e della situazione generale. Parliamo dell’Egitto. Non credo che un governo
militare che vuole sacrificare o giustiziare o condannare Mubarak sia in grado di
abbandonare radicalmente il potere nelle mani di una democrazia: sono scettico sulla
formula del "risorgimento" o dell’affermazione della democrazia nel mondo arabo e
penso che prima debbano essere compiuti altri passi verso la creazione di una costituzione
più democratica davvero. Bisognerà vedere quale sarà il risultato dei lavori che si
stanno sviluppando in questi mesi al Cairo prima di poter esprimere un giudizio radicale.
D.
– Che cosa significa per Israele la riapertura del valico di Rafah?
R.
– Penso che in definitiva gli israeliani possano avere soltanto vantaggi dal chiarimento
di una situazione che prima era soltanto equivoca. Se è vero quello che diceva Netanyahu
nel senso che gli israeliani sarebbero pronti a fare tutte le concessioni che vengono
richieste dai palestinesi, tranne quella che riguarda la delineazione dei confini
rispetto al 1967, mi pare che l’apertura del valico non debba provocare reazioni particolari
se non magari una maggiore sorveglianza.
D. – E la riapertura vista
invece da parte palestinese? Soprattutto della gente palestinese che abita a Gaza
…
R. – L’apertura del valico tutto sommato decongestiona la situazione
di Gaza e quindi rende meno tesa la vita dei palestinesi che abitano in questa area
e pertanto rende meno complesso l’insieme della situazione. (bf)