Convegno sull'Aids in Vaticano: gli interventi dei cardinali Bertone e Zimowski
Attraverso l’impegno nella lotta all’AIDS, nella duplice dimensione della formazione
delle coscienze e dell’offerta di cure mediche accessibili e strutture sanitarie avanzate,
“la Chiesa rinnova il gesto del Buon Samaritano, di piegarsi sul fratello colpito
e ferito nella carne, per versare l’olio della consolazione e il vino della speranza”.
Così il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, aprendo ieri i lavori del
Convegno “La Centralità della persona nella prevenzione e nel trattamento dell’HIV/AIDS:
esplorando le nuove frontiere”, promosso dalla Fondazione Il Buon Samaritano, fondata
dal Beato Giovanni Paolo II, presso il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.
Il cardinale Bertone ha portato il saluto del Papa che ha assicurato la sua vicinanza
e incoraggiato ad approfondire la riflessione per favorire un impegno sempre più efficace
nella lotta all’AIDS. Claudia Di Lorenzi:
L’opera di
assistenza della Chiesa Cattolica ai malati di AIDS muove “fin dal primo manifestarsi”
della malattia, anche grazie alla presenza capillare delle strutture sanitarie cattoliche
nelle regioni più colpite. Ma l’offerta di cure mediche si accompagna alla costruzione
di un “capitale invisibile” che risiede nell’”educazione al superamento dei pregiudizi”,
la presa di coscienza del contributo che le persone malate “possono dare alla società,
la possibilità di dare un senso alla loro sofferenza”. Aprendo i lavori del convegno
che ha riunito a Roma i maggiori esperti a livello mondiale sul tema dell’AIDS, il
cardinale Bertone ha evidenziato come ad oggi la centralità della cura della persona
sia un obiettivo ancora da realizzare ed ha ricordato il contributo della Chiesa nella
lotta al terribile morbo. Un contributo - ha detto mons. Zygmunt Zimowski, presidente
del dicastero vaticano, citando il Beato Giovanni Paolo II in apertura della giornata
odierna - conforme all’insegnamento antropologico e morale della Chiesa, che muove
da una “visione costruttiva della dignità della persona umana e del suo trascendente
destino”. L'etica centrata sulla persona – ha evidenziato il presule – invita a focalizzare
l'attenzione non solo sull'efficacia a breve termine di un metodo ma sulla risonanza
che questo avrà sulla persona e sulla sua crescita umana: “lo scopo non sarà soltanto
quello di evitare l'infezione, ma anche quello di adottare uno stile di vita che,
permettendo di evitare l'infezione, promuoverà la persona e proteggerà il suo bene
totale”, per portarla a “scoprire tutto l'orizzonte della propria grandezza”. Rispetto
ai metodi di cura, mons. Zimowski ha evidenziato che il calo significativo nella diffusione
e nella mortalità da HIV/AIDS “è dovuto al cambiamento di comportamento e all’accesso
al trattamento antiretrovirale”, che “abbassando la viremia nei soggetti contaminati,
impedisce la trasmissione sessuale del virus”. Il presule ha osservato in conclusione
che la via che propone la Chiesa è certamente la più difficile: un cammino di crescita
umana, un modello di sessualità “basato sui valori della fedeltà coniugale e della
famiglia”, che esprime il “sì ad una vita vissuta nobilmente ed umanamente, nel rispetto
del proprio corpo e di quello degli altri”.