Commissione anglicana-cattolica. Mons. Langham: è più quello che ci unisce che quello
che ci divide
“Ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide”. È il messaggio lanciato a conclusione
del primo incontro della terza fase di dialogo della Commissione internazionale anglicana-cattolica,
chiusosi ieri a Bose. Nei dieci giorni di studio, diciotto teologi cattolici e anglicani
hanno dunque lavorato sul programma stabilito da Papa Benedetto XVI e dall'arcivescovo
Rowan Williams nel 2006, che richiede come obiettivo “l’impegno comune a ristabilire
la piena comunione nella fede e nella vita sacramentale”. Linda Giannattasio
ha chiesto a mons. Mark Langham, incaricato dei rapporti con gli anglicani
del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, se siano stati
compiuti nuovi passi in questa direzione:
R. – In primo
luogo, abbiamo ribadito che c’è un grande fondamento che noi possiamo condividere
come romano-cattolici e anglicani: quello che ci unisce è più di quello che ci divide.
Poi siamo andati avanti affrontando la tematica del dialogo con un nuovo metodo, quello
che chiamiamo l’ecumenismo recettivo. Invece di parlare l’uno con l’altro, dicendo
quello che troviamo difficile o sbagliato nell’altro, noi invece diciamo che vogliamo
sentire quello che voi trovate difficile in noi; noi vogliamo essere più aperti ai
commenti degli altri. Questo nuovo metodo ha reso possibile andare avanti su questi
problemi così difficili.
D. – Temi centrali sono stati in particolare
“La Chiesa come comunione, locale e universale”, e anche una questione etica: come,
nella comunione, la Chiesa locale e universale giunge a discernere il giusto insegnamento
etico”. Quindi, tematiche di ecclesiologia e di ordine etico. In che modo queste sono
interdipendenti?
R. – Sono interdipendenti, perché la questione di arrivare
a una posizione etica nella Chiesa anglicana è una questione di comunione. Ci sono
alcune decisioni da parte di alcune province che non sono approvate da tutta la comunione.
Loro non hanno un metodo, un magistero che possa prendere queste decisioni per tutta
la Comunione. Quindi, per arrivare a una posizione comune devono imparare da noi l’importanza
del magistero e devono affrontare i problemi per arrivare a una posizione etica unita.
D.
– Quali sono le speranze e gli obiettivi futuri nel rapporto tra anglicani e cattolici?
R.
– Noi non possiamo dare risposte a tutte le domande al primo passo. Dobbiamo, in primo
luogo, stabilire un’amicizia e un profondo senso di fiducia. Poi dobbiamo risalire
ai problemi e riconoscere dove non possiamo andare avanti insieme. Dobbiamo quindi
trovare le ragioni per cui non possiamo andare avanti insieme. Quindi, abbiamo iniziato
bene nell’affrontare questi problemi. (ap)