Concerto in Vaticano offerto al Papa dal presidente ungherese Schmitt
“Un artista veramente europeo, uno dei maggiori pianisti di tutti i tempi”. Benedetto
XVI ha parlato così di Ferenc Liszt in occasione del concerto che il presidente della
Repubblica d’Ungheria Pál Schmitt ha offerto al Papa questa sera in Vaticano in occasione
della Presidenza ungherese del Consiglio dell’Unione Europea e del bicentenario della
nascita del compositore. Presenti vari esponenti del governo ungherese, tra i quali
il premier Viktor Orban. Il servizio è di Paolo Ondarza:
Un
momento in cui il cuore è stato invitato ad innalzarsi all’altezza di Dio. Benedetto
XVI ha salutato così il concerto eseguito per lui dall’Orchestra Filarmonica Ungherese,
dal Gruppo Corale Nazionale e dal tenore István Horváth. Ad aprire tre composizioni
di Listz rielaborate dal maestro e direttore d’orchestra Zoltan Kocsis: la marcia
festiva per l’anniversario della nascita di Goethe, la Valle di Obermann e l’Ave Maria,
brani in cui nella loro diversità timbrica, archi, fiati, legni, ottoni, si armonizzano
suscitando in chi ascolta – ha rilevato il Papa - una vasta gamma di sentimenti: dalla
gioia alla festosità, dalla marcia alla pensosità, fino all’orazione. A seguire
l’esecuzione del Salmo 13 di Liszt.
“Il grande musicista ungherese l’ha
più pregato che composto, o meglio l’ha pregato prima di comporlo”
Il Salmo
fu infatti composto durante un periodo di intensa riflessione spirituale del compositore
ungherese del 19.mo secolo che – ha ricordato il Papa – ricevette gli ordini minori.
L’orante è assediato dal nemico e Dio sembra assente. La preghiera è angosciosa: “Her
wie Lange? Fino a quando Signore? Ripete il Salmista in modo quasi martellante.
"Ma Dio non abbandona. Il salmista lo sa e anche Liszt, da uomo di fede, lo
sa. Dall’angoscia nasce una supplica piena di fiducia che sfocia nella gioia".
La musica si trasforma, ha proseguito il Papa, in un “inno di pieno affidamento
a Dio, che mai tradisce, mai si dimentica, mai ci lascia soli”.