2011-05-26 10:31:08

La Giustizia e la Pace come strumenti di evangelizzazione e di riconciliazione in Africa


Il secondo Sinodo per l’Africa, tenutosi nell’ottobre 2009 in Vaticano, ha ufficialmente riconosciuto nella promozione della giustizia e della pace uno strumento fondamentale di evangelizzazione e di riconciliazione per la Chiesa locale. Nel corso dei due decenni passati, una serie di guerre fratricide ha afflitto numerosi Paesi africani e i drammatici effetti di queste ostilità si sono registrati ben oltre i confini territoriali, coinvolgendo nella maggior parte dei casi anche gli Stati confinanti. Innumerevoli violazioni dei diritti umani – spesso rimaste ignote all’opinione pubblica mondiale - sono state perpetrate ai danni di intere comunità provocando sofferenze e l’esodo di centinaia di migliaia di rifugiati. Violenze politiche, basate sul criterio di etnicità, sono ad esempio all’origine dei conflitti civili scoppiati in Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda. Laddove la pace e la giustizia non vengono garantite, le popolazioni si ritrovano a vivere in uno stato perenne di paura, estremamente debilitante nel lungo periodo, e i soprusi ai quali i cittadini sono esposti si traducono in un notevole incremento della disoccupazione, della povertà, dell’analfabetizzazione, del vagabondaggio e della diffusione di epidemie, tra cui l’AIDS/HIV.

Dinanzi a queste emergenze diffuse in lungo e in largo nel continente, la Seconda Assemblea Speciale dei Vescovi per l’Africa si è voluta interrogare sulla possibilità di costruire una vera stabilità e uno sviluppo duraturo nel continente, proprio a partire dall’opera di riconciliazione e di diffusione della Parola di Dio, a livello locale.
In varie occasioni Papa Benedetto XVI ha sottolineato che la nascita di nuovi problemi e diverse forme di schiavitù è riconducibile all’epoca nella quale viviamo, dominata dalla globalizzazione e dalla legge del profitto che aumenta inevitabilmente il divario economico, il numero di coloro che vivono nella miseria, di migranti e di emarginati, annullando in essi il sentimento di speranza.
La Chiesa è dunque chiamata a rinnovare costantemente la propria missione di portare Cristo tra gli oppressi, di lavorare per realizzare il Regno di Dio, ovvero un mondo nel quale trionfino giustizia, pace, libertà e amore. L’impegno a trasformare il presente secondo la volontà del Padre, attraverso la divulgazione del Vangelo, è il compito che tutti i fedeli devono condividere. La testimonianza della carità cristiana e la solidarietà verso il prossimo vanno considerate parte integrante dell’opera di evangelizzazione, che implica la celebrazione dell’amore per Dio e per tutte le sue creature attraverso la parola e l’azione. Da parte sua, la Chiesa in Africa ha individuato nella “dottrina sociale” la strada da percorrere per assolvere il suo compito di testimonianza del Vangelo.

L’Africa si trova a confrontarsi con varie persistenti sfide pastorali, che minano la costruzione di una pace duratura e rendono vani molti sforzi compiuti in tale direzione. Il deficit di governance, i conflitti etnici o tribali, lo sfruttamento selvaggio delle risorse e la perdita di autonomia nella gestione delle stesse, la diffusione di una certa forma di accettazione passiva della morte, la degradazione dell’ambiente, il cambiamento climatico e i suoi effetti sulle popolazioni povere, la contesa fra Stati per il possedimento delle regioni di confine, le aspirazioni all’autonomia o all’indipendenza politica, spesso non ascoltate dai governi... Tutti questi fattori mettono a dura prova l’operato della Chiesa e della società civile, nel suo complesso.

Il rafforzamento del ruolo delle donne e dei giovani attraverso l’educazione è da sempre la strategia privilegiata dagli operatori pastorali, allo scopo di contribuire alla formazione di nuove generazioni attive nel campo dell’evangelizzazione e preparate a sostenerne le complesse sfide. La Chiesa deve investire sui giovani perché essi saranno i futuri leaders, alla guida dei governi o delle economie. Inoltre, sono proprio le nuove generazioni le principali vittime delle grandi manipolazioni politiche, il bacino più fertile per la diffusione di sentimenti di istigazione all’odio etnico e all’uso della violenza sociale. Senz’altro, poi, i giovani rappresentano la parte di popolazione più vulnerabile e insofferente rispetto ai problemi strutturali della comunità, come la mancanza di lavoro o di opportunità di emancipazione sociale. Il vento di cambiamento che attraversa oggi l’Africa e il mondo lo dimostra.
Non è un caso che l’educazione dei giovani e la promozione della giustizia e della pace siano state scelte dal Santo Padre quali focus della 45ma Giornata Mondiale della Pace. La preparazione dei protagonisti del mondo di domani è un compito che gli adulti di oggi devono necessariamente assumere, insieme alla creazione di quelle condizioni e del contesto propizio che consentiranno loro di esprimersi al meglio e adoperarsi per la costruzione di un “mondo nuovo”. La Chiesa investe molto nei giovani e vede in essi il segno di una primavera promettente. Essi devono guardare a Gesù come al modello di amore che rende possibile il rinnovamento di tutte le cose. (Ap. 21.5)

Un esempio di questo è rappresentato dalla Campagna di Quaresima organizzata quest’anno dalla Conferenza Episcopale del Kenya. In tale occasione la Commissione di Verità, Giustizia e Riconciliazione nazionale ha insistito molto sull’adozione del criterio di “giustizia riparatoria” nella valutazione degli eventi che hanno interessato il Paese in passato, ovvero di una strategia capace di fare luce sulle esigenze sia delle vittime sia dei responsabili dei disordini, al fine di realizzare una sincera riconciliazione. Questa particolare forma di giustizia risulta adatta a innescare progressivamente un reale cambiamento in quelle società che hanno subito gravi violazioni dei diritti umani, riuscendo a creare le condizioni per costruire una vera pace. Tra l’altro, l’esigenza del rinnovamento, sentita in maniera urgente nel continente africano ma che riguarda in generale il mondo intero, può essere perseguita solo svolgendo un’opera di bilanciamento tra la ricerca della verità, la realizzazione della giustizia, la misericordia e la costruzione della pace.
Così come la rete africana, che lavora alla promozione della riconciliazione nel continente, ha riconosciuto che il perseguimento dell’equità e della coesione sociale sono i pilastri che ispirano la loro strategia e le azioni mirate ad estendere l’influenza dei fondamenti teologici e delle strutture ecclesiastiche, forze al servizio della pace in Africa.

Tutti questi elementi testimoniano lo sforzo della Chiesa di impegnarsi in un’evangelizzazione profonda dell’ordine sociale, che abbracci anche gli effetti etici e culturali dell’inculturazione e che tenga in conto il rispetto della vita e della dignità delle persone. La Chiesa chiama le famiglie e le comunità ad assumere un atteggiamento di partecipazione attiva, ad essere consapevoli dei propri diritti ma anche a rispondere delle proprie responsabilità e di quel dovere di solidarietà che impegna l’umanità intera specialmente nei confronti dei più poveri e vulnerabili, prendendosi cura di tutte le creature di Dio.

(A cura di P. Richard Mjigwa, C.PP.S, del programma kiswahili per l’Africa)







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