La Giustizia e la Pace come strumenti di evangelizzazione e di riconciliazione in
Africa
Il secondo Sinodo per l’Africa, tenutosi nell’ottobre 2009 in Vaticano, ha ufficialmente
riconosciuto nella promozione della giustizia e della pace uno strumento fondamentale
di evangelizzazione e di riconciliazione per la Chiesa locale. Nel corso dei due decenni
passati, una serie di guerre fratricide ha afflitto numerosi Paesi africani e i drammatici
effetti di queste ostilità si sono registrati ben oltre i confini territoriali, coinvolgendo
nella maggior parte dei casi anche gli Stati confinanti. Innumerevoli violazioni dei
diritti umani – spesso rimaste ignote all’opinione pubblica mondiale - sono state
perpetrate ai danni di intere comunità provocando sofferenze e l’esodo di centinaia
di migliaia di rifugiati. Violenze politiche, basate sul criterio di etnicità, sono
ad esempio all’origine dei conflitti civili scoppiati in Repubblica Democratica del
Congo, Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda. Laddove la pace e la giustizia non vengono
garantite, le popolazioni si ritrovano a vivere in uno stato perenne di paura, estremamente
debilitante nel lungo periodo, e i soprusi ai quali i cittadini sono esposti si traducono
in un notevole incremento della disoccupazione, della povertà, dell’analfabetizzazione,
del vagabondaggio e della diffusione di epidemie, tra cui l’AIDS/HIV.
Dinanzi
a queste emergenze diffuse in lungo e in largo nel continente, la Seconda Assemblea
Speciale dei Vescovi per l’Africa si è voluta interrogare sulla possibilità di costruire
una vera stabilità e uno sviluppo duraturo nel continente, proprio a partire dall’opera
di riconciliazione e di diffusione della Parola di Dio, a livello locale. In varie
occasioni Papa Benedetto XVI ha sottolineato che la nascita di nuovi problemi e diverse
forme di schiavitù è riconducibile all’epoca nella quale viviamo, dominata dalla globalizzazione
e dalla legge del profitto che aumenta inevitabilmente il divario economico, il numero
di coloro che vivono nella miseria, di migranti e di emarginati, annullando in essi
il sentimento di speranza. La Chiesa è dunque chiamata a rinnovare costantemente
la propria missione di portare Cristo tra gli oppressi, di lavorare per realizzare
il Regno di Dio, ovvero un mondo nel quale trionfino giustizia, pace, libertà e amore.
L’impegno a trasformare il presente secondo la volontà del Padre, attraverso la divulgazione
del Vangelo, è il compito che tutti i fedeli devono condividere. La testimonianza
della carità cristiana e la solidarietà verso il prossimo vanno considerate parte
integrante dell’opera di evangelizzazione, che implica la celebrazione dell’amore
per Dio e per tutte le sue creature attraverso la parola e l’azione. Da parte sua,
la Chiesa in Africa ha individuato nella “dottrina sociale” la strada da percorrere
per assolvere il suo compito di testimonianza del Vangelo.
L’Africa si trova
a confrontarsi con varie persistenti sfide pastorali, che minano la costruzione di
una pace duratura e rendono vani molti sforzi compiuti in tale direzione. Il deficit
di governance, i conflitti etnici o tribali, lo sfruttamento selvaggio delle
risorse e la perdita di autonomia nella gestione delle stesse, la diffusione di una
certa forma di accettazione passiva della morte, la degradazione dell’ambiente, il
cambiamento climatico e i suoi effetti sulle popolazioni povere, la contesa fra Stati
per il possedimento delle regioni di confine, le aspirazioni all’autonomia o all’indipendenza
politica, spesso non ascoltate dai governi... Tutti questi fattori mettono a dura
prova l’operato della Chiesa e della società civile, nel suo complesso.
Il
rafforzamento del ruolo delle donne e dei giovani attraverso l’educazione è da sempre
la strategia privilegiata dagli operatori pastorali, allo scopo di contribuire alla
formazione di nuove generazioni attive nel campo dell’evangelizzazione e preparate
a sostenerne le complesse sfide. La Chiesa deve investire sui giovani perché essi
saranno i futuri leaders, alla guida dei governi o delle economie. Inoltre, sono proprio
le nuove generazioni le principali vittime delle grandi manipolazioni politiche, il
bacino più fertile per la diffusione di sentimenti di istigazione all’odio etnico
e all’uso della violenza sociale. Senz’altro, poi, i giovani rappresentano la parte
di popolazione più vulnerabile e insofferente rispetto ai problemi strutturali della
comunità, come la mancanza di lavoro o di opportunità di emancipazione sociale. Il
vento di cambiamento che attraversa oggi l’Africa e il mondo lo dimostra. Non è
un caso che l’educazione dei giovani e la promozione della giustizia e della pace
siano state scelte dal Santo Padre quali focus della 45ma Giornata Mondiale della
Pace. La preparazione dei protagonisti del mondo di domani è un compito che gli adulti
di oggi devono necessariamente assumere, insieme alla creazione di quelle condizioni
e del contesto propizio che consentiranno loro di esprimersi al meglio e adoperarsi
per la costruzione di un “mondo nuovo”. La Chiesa investe molto nei giovani e vede
in essi il segno di una primavera promettente. Essi devono guardare a Gesù come al
modello di amore che rende possibile il rinnovamento di tutte le cose. (Ap. 21.5)
Un
esempio di questo è rappresentato dalla Campagna di Quaresima organizzata quest’anno
dalla Conferenza Episcopale del Kenya. In tale occasione la Commissione di Verità,
Giustizia e Riconciliazione nazionale ha insistito molto sull’adozione del criterio
di “giustizia riparatoria” nella valutazione degli eventi che hanno interessato il
Paese in passato, ovvero di una strategia capace di fare luce sulle esigenze sia delle
vittime sia dei responsabili dei disordini, al fine di realizzare una sincera riconciliazione.
Questa particolare forma di giustizia risulta adatta a innescare progressivamente
un reale cambiamento in quelle società che hanno subito gravi violazioni dei diritti
umani, riuscendo a creare le condizioni per costruire una vera pace. Tra l’altro,
l’esigenza del rinnovamento, sentita in maniera urgente nel continente africano ma
che riguarda in generale il mondo intero, può essere perseguita solo svolgendo un’opera
di bilanciamento tra la ricerca della verità, la realizzazione della giustizia, la
misericordia e la costruzione della pace. Così come la rete africana, che lavora
alla promozione della riconciliazione nel continente, ha riconosciuto che il perseguimento
dell’equità e della coesione sociale sono i pilastri che ispirano la loro strategia
e le azioni mirate ad estendere l’influenza dei fondamenti teologici e delle strutture
ecclesiastiche, forze al servizio della pace in Africa.
Tutti questi elementi
testimoniano lo sforzo della Chiesa di impegnarsi in un’evangelizzazione profonda
dell’ordine sociale, che abbracci anche gli effetti etici e culturali dell’inculturazione
e che tenga in conto il rispetto della vita e della dignità delle persone. La Chiesa
chiama le famiglie e le comunità ad assumere un atteggiamento di partecipazione attiva,
ad essere consapevoli dei propri diritti ma anche a rispondere delle proprie responsabilità
e di quel dovere di solidarietà che impegna l’umanità intera specialmente nei confronti
dei più poveri e vulnerabili, prendendosi cura di tutte le creature di Dio.
(A
cura di P. Richard Mjigwa, C.PP.S, del programma kiswahili per l’Africa)