Libano. La denuncia del patriarca maronita Raï: il Paese è paralizzato dai politici
I politici libanesi hanno ridotto il Paese in uno stato di paralisi, combattendosi
a vicenda per “delle briciole di ministeri o posizioni”: è quanto a dichiarato il
nuovo patriarca Bechara Raï ad alcune personalità venute ad incontrarlo al soglio
patriarcale ieri. “La politica – ha detto il patriarca maronita ripreso dall'agenzia
AsiaNews – ci ha condotto alla situazione di oggi, con una crisi di governo, economica,
del turismo e del commercio, insieme a un blocco completo delle istituzioni costituzionali”.
Da quattro mesi il Paese è in una situazione di stallo per la resistenza del gruppo
di Hezbollah a formare un governo di unità nazionale, esigendo diversi ministeri chiave
come condizione per la sua partecipazione. Hezbollah è insieme ad alcuni politici
cristiani come l’ex generale Michel Aoun, in un’alleanza definita “dell’8 marzo”.
Allo stesso tempo, il movimento opposto, “del 14 Marzo”, esige che Hezbollah, per
partecipare la governo, deve consegnare le armi in suo possesso. Hezbollah è l’unico
gruppo in Libano che ha una specie di esercito autonomo, che nelle intenzioni dei
leader, serve per “la liberazione della Palestina e la guerra contro Israele”. Il
patriarca ha sottolineato che tutti i libanesi, cristiani e musulmani, “custodiscono
la speranza che emerga questa nazione, questo Libano-messaggio, come l’ha definito
papa Giovanni Paolo II”. Il Libano – ha aggiunto – ha “una vocazione importante, quella
di vivere insieme nell’uguaglianza, nel rispetto e nella partecipazione”. Bechara
Rahi è tutto teso anche a far diminuire le tensioni fra i politici cristiani. Per
questo lo scorso 19 aprile egli ha radunato diversi leader cristiani che militano
in opposti schieramenti: Michel Aoun, del Movimento patriottico libero (vicino ad
Hezbollah); Samir Geagea, delle Forze libanesi; Amin Gemayel, del partito Kataeb,
Sleiman Franjieh del Marada. Nell’incontro che a suo tempo è stato definito “cordiale”,
il patriarca ha messo in luce i grandi problemi che la popolazione cristiana libanese
sta affrontando, fra cui l’emigrazione, la crisi economica, la presenza di cristiani
nell’amministrazione, la svendita di case e terreni a non-cristiani. Un altro incontro
è previsto per il 2 giugno prossimo. (R.P.)