La protesta nello Yemen: oltre 40 morti negli scontri tra esercito e dimostranti
Nello Yemen, il braccio di ferro tra opposizione e presidente è sfociato negli ultimi
due giorni in veri e propri scontri con oltre 40 morti. La notte scorsa, sostenitori
di un potente leader tribale yemenita - che si è alleato con l'opposizione anti-Saleh
- hanno preso il controllo dell'agenzia di stampa ufficiale Saba. Il presidente Saleh
continua a parlare di terrorismo e assicura che non lascerà il Paese. Il servizio
di Fausta Speranza:
La vera e
propria battaglia che oppone le forze regolari del presidente Saleh – di cui da settimane
l’opposizione chiede le dimissioni – e quelle del capo della potente tribù degli Hashed,
Sadek al Ahmar, si intensifica. Gli uomini dello sceicco hanno preso il controllo
anche della compagnia aerea nazionale yemenita e hanno cercato di occupare la sede
del Ministero dell'interno. Dopo una notte di relativa calma, questa mattina sono
ripresi violenti gli scontri nella capitale e in particolare a al Hasaba, a nord di
Sanaa. Gli scontri sono iniziati nella giornata di lunedì, dopo che Saleh si è rifiutato,
a sorpresa rispetto alla promessa fatta, di sottoscrivere il piano proposto dal Consiglio
di cooperazione del Golfo che dopo mesi di mediazione a quel punto ha fatto sapere
di rinunciare. Il piano in sostanza prevedeva un’uscita di scena del presidente
in cambio dell'immunità, l'insediamento di un governo di unità nazionale e libere
elezioni. Il contestato presidente continua a ribadire che Al Qaeda trova terreno
fertile nelle contestazioni e assicura di operare in accordo con gli Stati Uniti.
Inoltre Saleh, che continua ad annunciare che firmerà un accordo, fa sapere che quando
cederà il potere non lascerà il Paese e continuerà a fare politica dalle file dell'opposizione.
E poi dichiara: lo Yemen non sarà un altro Stato “fallito” o non sarà un’altra Somalia.
Saleh assicura: non si finirà nella guerra civile.