2011-05-25 14:54:10

Giovanni Paolo II: presentato il libro di Filippo Anastasi “In viaggio con un santo”


Il viaggio, voluto a tutti i costi da Papa Wojtyla nonostante “le precarie condizioni di sicurezza”, è quello a Sarajevo, in Bosnia, nell’aprile 1997. Così Filippo Anastasi, autore del libro “In viaggio con un santo” (ed. Messaggero – Padova 2011), durante la presentazione, ieri pomeriggio, dell’opera nella sede della nostra emittente. In quell’occasione, racconta Anastasi, il Papa ha celebrato la Messa nello stadio cittadino di Sarajevo, fino a poco tempo prima fossa comune per i 20 mila corpi senza vita “poi spostati sulle colline circostanti, desolate e costellate di croci cristiane, o cippi islamici”. “Ad un certo punto della celebrazione ha pianto” e poi ha urlato: “ Mai più la guerra! Che Sarajevo, città della morte, diventi città della vita!”. Nel libro Anastasi ricorda anche quelli che chiama “i viaggi della solitudine” in India, Kazakhastan e Tunisia. “In ogni parte del mondo quando era con la gente, era tutto per la gente, ma quando entrava in macchina, in elicottero o in aereo - ha sottolineato il cardinale Salvatore De Giorgi - si isolava da tutto per concentrasi nella preghiera”. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha anche sottolineato che Giovanni Paolo II “ha reso i giornalisti, coinvolti nella grande avventura dei suoi viaggi, testimoni di eventi che hanno segnato la storia”. Li ha trattati “senza diffidenza o paura”, bensì “con familiarità e simpatia” considerandoli “potenziali alleati nella diffusione del suo messaggio”. Per padre Ugo Sartorio direttore del “Messaggero di sant’Antonio”, Papa Wojtyla ha anche avuto “il carisma della convocazione”: ha sempre convocato folle – giovani, poveri, malati – e la loro risposta è stata “immediata e straordinaria”. “L’esperienza del viaggio è fondamentale nella vita e nella formazione di un giornalista”, ha aggiunto Antonio Preziosi, direttore dei giornali radio Rai, ricordando il commosso “grazie” espresso nel settembre 2001 da Giovanni Paolo II ad un sorpreso, e ancora più commosso Anastasi, per la sua radiocronaca del viaggio in Kazakhstan, durante il volo da Astana ad Erevan, in Armenia. Giovanni Paolo II – ha detto padre Giulio Albanese, direttore di “Popoli e Missione” - è stato “un grande missionario perché ha compreso l’importanza della dimensione dell’andare, che è la ‘legge’ della fede cristiana”. Padre Albanese si è soffermato, infine, sull’importanza ed il grande bisogno nel mondo del giornalismo “di uomini e donne che facciano tesoro dell’insegnamento di Giovanni Paolo II sull’informazione”. Giovanni Paolo II aveva compreso che “l’informazione è la prima forma di solidarietà: dare voce a chi non ne ha è stato ciò che ha fatto in ogni momento del suo pontificato”. È grazie a lui, “ai suoi viaggi, e al rapporto privilegiato con i giornalisti che lo accompagnavano, che si è iniziato a parlare delle guerre dimenticate”. (A.L.)







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