Giovanni Paolo II: presentato il libro di Filippo Anastasi “In viaggio con un santo”
Il viaggio, voluto a tutti i costi da Papa Wojtyla nonostante “le precarie condizioni
di sicurezza”, è quello a Sarajevo, in Bosnia, nell’aprile 1997. Così Filippo Anastasi,
autore del libro “In viaggio con un santo” (ed. Messaggero – Padova 2011), durante
la presentazione, ieri pomeriggio, dell’opera nella sede della nostra emittente. In
quell’occasione, racconta Anastasi, il Papa ha celebrato la Messa nello stadio cittadino
di Sarajevo, fino a poco tempo prima fossa comune per i 20 mila corpi senza vita “poi
spostati sulle colline circostanti, desolate e costellate di croci cristiane, o cippi
islamici”. “Ad un certo punto della celebrazione ha pianto” e poi ha urlato: “ Mai
più la guerra! Che Sarajevo, città della morte, diventi città della vita!”. Nel libro
Anastasi ricorda anche quelli che chiama “i viaggi della solitudine” in India, Kazakhastan
e Tunisia. “In ogni parte del mondo quando era con la gente, era tutto per la gente,
ma quando entrava in macchina, in elicottero o in aereo - ha sottolineato il cardinale
Salvatore De Giorgi - si isolava da tutto per concentrasi nella preghiera”. Padre
Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha anche sottolineato
che Giovanni Paolo II “ha reso i giornalisti, coinvolti nella grande avventura dei
suoi viaggi, testimoni di eventi che hanno segnato la storia”. Li ha trattati “senza
diffidenza o paura”, bensì “con familiarità e simpatia” considerandoli “potenziali
alleati nella diffusione del suo messaggio”. Per padre Ugo Sartorio direttore del
“Messaggero di sant’Antonio”, Papa Wojtyla ha anche avuto “il carisma della convocazione”:
ha sempre convocato folle – giovani, poveri, malati – e la loro risposta è stata “immediata
e straordinaria”. “L’esperienza del viaggio è fondamentale nella vita e nella formazione
di un giornalista”, ha aggiunto Antonio Preziosi, direttore dei giornali radio Rai,
ricordando il commosso “grazie” espresso nel settembre 2001 da Giovanni Paolo II ad
un sorpreso, e ancora più commosso Anastasi, per la sua radiocronaca del viaggio in
Kazakhstan, durante il volo da Astana ad Erevan, in Armenia. Giovanni Paolo II – ha
detto padre Giulio Albanese, direttore di “Popoli e Missione” - è stato “un grande
missionario perché ha compreso l’importanza della dimensione dell’andare, che è la
‘legge’ della fede cristiana”. Padre Albanese si è soffermato, infine, sull’importanza
ed il grande bisogno nel mondo del giornalismo “di uomini e donne che facciano tesoro
dell’insegnamento di Giovanni Paolo II sull’informazione”. Giovanni Paolo II aveva
compreso che “l’informazione è la prima forma di solidarietà: dare voce a chi non
ne ha è stato ciò che ha fatto in ogni momento del suo pontificato”. È grazie a lui,
“ai suoi viaggi, e al rapporto privilegiato con i giornalisti che lo accompagnavano,
che si è iniziato a parlare delle guerre dimenticate”. (A.L.)