Convegno “Leggere per credere” per i 10 anni della Lateran University Press
“Leggere per credere”. Non è solo uno slogan che colpisce, ma un messaggio che chiarisce
subito qual è l’obiettivo di esistenza della Lateran University Press (Lup) specificandone
la missione ecclesiale, il titolo scelto per il convegno che si è svolto questa mattina
a Roma presso la Pontificia Università Lateranense in occasione del 10° anniversario
della fondazione della casa editrice dell’ateneo, fortemente voluta nel 2001 dall’allora
Magnifico Rettore, oggi Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola. Fin dall’inizio,
infatti, ma ancora di più negli ultimi anni, la Lup ha lavorato alacremente per superare
i confini accademici che le andavano stretti e portare, così, il proprio ricco bagaglio
culturale al maggior numero di lettori possibile, grazie a pubblicazioni via via più
agili e divulgative anche dal punto di vista grafico. Il convegno è stato anche un’ottima
occasione per rivolgere uno sguardo più ampio all’intero panorama delle pubblicazioni
cattoliche, occasione valorizzata dalla presenza del presidente del Pontificio Consiglio
delle Comunicazioni sociali, mons. Claudio Maria Celli, il quale ha ricordato come
il primo libro stampato dopo l’invenzione dei caratteri mobili di Gütenberg fosse
la Bibbia. Già allora, quindi, si intuiva il ruolo proprio del libro religioso: quello
di punto d’incontro tra l’uomo e Dio. A mettere in evidenza le criticità di cui, ancora
oggi, soffre il mondo dell’editoria cattolica, ha pensato don Giuseppe Costa, direttore
della Libreria Editrice Vaticana che ha citato tra i problemi maggiori la distribuzione
dei libri; la sempre netta separazione tra l’editoria cattolica e la grande editoria
laica; la smania di inseguire gli eventi e non di precorrerli o, ancora meglio, di
costruire una propria agenda e il calo dell’indice di lettura nel pubblico cattolico,
per il quale auspica l’intervento della Cei. Nonostante questo, però, l’editoria religiosa
produce circa quattromila nuovi titoli l’anno e il settore cresce in generale del
25%. Ottimista, sebbene i dati alla mano non siano molto confortanti, anche Roberto
Righetto, caporedattore cultura del quotidiano Avvenire, che ha sottolineato come
il mondo editoriale cattolico sia ormai giunto a un elevato gradi di maturazione culturale
e commerciale, tanto da essersi riuscito a ritagliare una fetta pari al 13% del mercato
(con ben 350 editori attivi) in un Paese, l’Italia, che registra il più basso indice
di lettura in Europa, dove i lettori forti stanno scomparendo e dove il 30% della
popolazione dichiara di non leggere “perché si annoia”. Il direttore dell’Osservatore
Romano, Giovanni Maria Vian, ha invece effettuato un’attenta disamina sullo stato
di salute della stampa cattolica non vaticana, mettendone in luce la vivacità ma,
purtroppo, anche la scarsa conoscenza delle testate che la compongono al di fuori
del pubblico cattolico. Infine, il direttore, da sei anni a questa parte, della Lup,
Marco Cardinali, ha richiamato nel suo intervento la realtà di “capax Dei” posseduta
dall’uomo che legge: l’unico che sa incontrare Dio nella lettura, specie in quella
religiosa. Sulla stessa linea anche il Magnifico Rettore della Lateranense, mons.
Enrico Maria Dal Covolo, che ha ricordato come i festeggiamenti per i 10 anni della
Lup cadano mentre tutto intorno si celebra la morte del libro cartaceo e ha sottolineato
l’urgenza della sfida educativa che l’editoria cattolica deve raccogliere per essere
sempre efficace testimone della fede nella società moderna. (Dalla Lateranense,
Roberta Barbi)