All'insegna del dialogo e dell'amicizia la Settimana della cultura islamica a Roma
Ha preso il via ieri ufficialmente con un incontro alla Grande Moschea di Roma sul
tema “Religioni e Democrazia”, la Settimana della cultura islamica. Si tratta come
ha sottolineato il sindaco della capitale Alemanno di una prima assoluta che ha lo
scopo di approfondire il dialogo fra popoli e tradizioni religiose diverse, ma soprattutto
far conoscere l’Islam abbattendo i muri del pregiudizio e dell’ignoranza. Tante le
personalità a confronto, tanti gli eventi in calendario: spettacoli, musica e letteratura,
mostre fotografiche e cinema. Il servizio di Cecilia Seppia:
Roma
al centro del dialogo interreligioso, Roma foro di amicizia e cooperazione, laboratorio
di scelte ed iniziative che tracciano il cammino verso una coesistenza pacifica. Tante
le tematiche affrontate in questa settimana dedicata alla cultura islamica ma il focus,
dettato dalla cronaca internazionale è sul Mediterraneo e sui Paesi arabi segnati
dalle rivolte popolari, spesso cruente, che mirano a chiedere il cambiamento dei governi
esistenti. Che rapporto c’è e ci deve essere tra religione e democrazia? Abd
al Wahid Pallavicini, presidente della Coreis, la Comunità religiosa islamica
italiana:
R. - La democrazia è un’ideologia razionale, riconosciuta,
accettata, ma la religione è un’altra cosa. La religione viene da Dio, non l’hanno
costruita gli uomini, non è un’ideologia socio-politica, non c'è opposizione tra religione
e democrazia, la democrazia è un governo del popolo, ma deve ispirarsi a una fede.
Tenere
in piedi un sistema democratico nutrito da valori come il rispetto dell’altro, la
solidarietà, la condivisione non può che far bene a qualunque Stato. Lì dove c’è dittatura
dice il ministro per gli Affari religiosi della Tunisia Laroussì el Mizuri,
lì dove viene inibito un diritto come quello di professare liberamente il proprio
credo, il popolo cerca democrazia e si batte per essa. Queste le sue parole:
R.
- La rivoluzione è contro la dittatura, e la religione riafferma l’invito alla democrazia.
La democrazia permette ai tunisini islamici di vivere insieme e di trovare una soluzione
con gli altri Paesi per vivere insieme. Il momento è propizio.
Fondamentale
al dialogo ancora una volta il superamento di pregiudizi e stereotipi, la volontà
di trovare ricchezza lì dove c’è diversità. Mons. Domenico Mogavero,
vescovo di Mazara del Vallo:
R. - Credo che i luoghi comuni sono i nemici
più agguerriti della verità. Nei confronti dell’Islam credo che il mondo occidentale
sia molto condizionato dalla poca conoscenza. Queste occasioni rimuovono certi muri
di diffidenza e consentono di accostarsi a queste realtà diverse, cogliendo gli aspetti
che accomunano le diverse esperienze religiose. Quindi, ognuno deve guardare all’altro
da una prospettiva di incontro, cercando ciò che ci accomuna, e non quello che può
dividerci.
Sulla stessa linea il Rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni
che invita a prendere coscienza della responsabilità che le religioni hanno in ogni
società ed esorta cittadini e fedeli a lavorare insieme per una sana gestione della
cosa pubblica.(ma)