Libia: Usa invitano ribelli di Bengasi ad aprire rappresentanza a Washington
I ribelli libici sono stati invitati ufficialmente ad aprire una sede di rappresentanza
a Washington: lo ha annunciato l'inviato Usa a Bengasi, Jeffrey Feltman. Il servizio
di Fausta Speranza:
Feltman è
il sottosegretario americano agli affari del Medio Oriente. Da ieri è a Bengasi roccaforte
della ribellione al rais libico. "Gli Stati Uniti – ha detto - sono decisi a proteggere
i civili libici e pensano che Muammar Gheddafi debba lasciare il potere e la Libia".
Guardando a Tripoli questa notte è durato oltre 20 minuti il raid della Nato che ha
preso di mira un’installazione militare poco distante dal bunker di Muammar Gheddafi.
Nell'attacco si sono registrati almeno 3 morti e 150 feriti. Secondo il governo libico
è stata colpita una caserma semivuota di volontari, secondo l'Alleanza atlantica un
impianto che "riforniva le forze responsabili degli attacchi contro i civili". Il
generale Charles Bouchard, che guida la missione dell'Alleanza in Libia, ha affermato
che i soldati del rais "rappresentano ancora una minaccia per i civili e dunque si
continuerà a bombardare obiettivi che siano collegati a questa violenza. Da parte
sua, il portavoce del governo libico, Moussa Ibrahim, sostiene che il raid notturno
"rappresenti una escalation" e che la maggior parte delle vittime sarebbero civili,
abitanti delle case vicine la zona bombardata. Intanto, c’è chi denuncia in particolare
crimini contro le donne: secondo la psicologa libica, Siham Sergewa, che ha parlato
alla Cnn, sono 270 le donne che affermano di essere state stuprate dai soldati di
Gheddafi. La psicologa raccoglie informazioni lungo i campi profughi al confine tra
Libia e Tunisia ed Egitto.