Giamaica: proseguono i lavori della Convocazione internazionale ecumenica per la pace
Proseguono i lavori della “International Ecumenical Peace Convocation”. Sostenitori
della pace di tutto il mondo, tra i quali le alte cariche di Medio Oriente, India,
Brasile e Stati Uniti, raccontano esperienze devastanti di violenza e oppressione,
ed esprimono la loro speranza che prevalga un movimento di pace nelle comunità e vengano
tutelati la dignità e i diritti di ogni essere umano. Obiettivo comune di tutti i
partecipanti è quello di trovare insieme forme di aiuto per tutto il mondo al fine
di raggiungere una pace giusta. Tra la diverse testimonianze, quella della dottoressa
Muna Mushahwar, cristiana palestinese di Gerusalemme che ha detto: “Come donna, credo
che non ci possa essere giustizia nella comunità se non troviamo innanzitutto rifugio
sicuro nella nostra Chiesa che ha un ruolo fondamentale e deve assumersi le sue responsabilità”.
Le ha fatto eco il Presidente del Consiglio Internazionale di Cristiani ed Ebrei,
Deborah Weissman, anche lei di Gerusalemme, la quale ha dichiarato che “attualmente
si commettono atrocità in tutto il mondo in nome della religione”. La violenza non
rimane sospesa nel vuoto, ha sottolineato il Prof. Ram Puniyani, scrittore noto per
la sua lotta a tutela dello spirito e dei valori secolari dell’India, aggiungendo
che “la violenza è alimentata dal fatto che un vasto settore della società è stato
indottrinato all’odio verso gli altri”. Asha Kowtal, attivista dalit e dirigente di
un movimento a favore delle donne in India, riferendosi alla situazione delle donne
nel suo Paese ha detto che “attualmente ci sono centinaia di giovani vittime di abusi
sessuali da parte della casta dominante degli uomini”, che ritiene essere la violazione
principale dei diritti umani che comporta discriminazione ed emarginazione. Anche
in Brasile la gente vive diverse forme di discriminazione che causano violenti conflitti,
ha raccontato Tania Mara Vieira Sampaio, docente dell’Università Cattolica di Brasilia.
“In Brasile, come nel resto dell’America Latina, entrare all’Università è un privilegio
che solo poche persone possono permettersi, noi combattiamo per superare la logica
del mercato e ci impegnamo a favore di una vita più dignitosa per tutti, in particolare
per i giovani”. Martin Luther King III, di Atlanta in Georgia, figlio di Martin Luther
King Jr., leader della lotta per i diritti civili morto assassinato, ha sottolineato
il fatto che gli insegnamenti di Gesù sono fortemente radicati nella nonviolenza,
ma che la difesa e la promozione della pace devono essere responsabilità dei credenti
di tutte le tradizioni spirituali. (R.P.)