Odio e pregiudizio contro i cristiani al centro dell'ultimo libro di Antonio Socci
" La guerra contro Gesù"
“Oggi i cristiani formano su scala planetaria la comunità più costantemente, violentemente
e impunemente perseguitata”. Lo ha scritto, in un articolo dello scorso novembre,
l’intellettuale ebreo francese Bernard Henry Levy. La sua analisi viene ripresa nel
libro “La guerra contro Gesù” edito recentemente da Rizzoli. L’autore, Antonio Socci,
indaga sull’origine di questa ideologia anticristiana e sottolinea come le moderne
scoperte archeologiche e la ricerca storica confermino la veridicità dei fatti raccontati
nei Vangeli. Debora Donnini ha chiesto ad Antonio Socci il motivo di
tanto odio nei confronti del cristianesimo:
R. - Il motivo
dell’odio del mondo nei confronti del cristianesimo sta scritto nel Vangelo: è il
motivo per cui Gesù è stato perseguito, è stato crocefisso: un odio del mondo, nel
senso giovanneo, che sempre permane. Dopo la Rivoluzione Francese inizia una modernità
- diciamo - di ideologie che hanno al loro interno questa ostilità anticristiana.
Tutto questo poi è documentato con le persecuzioni che dalla Rivoluzione Francese,
in poi, sono sfociate nel XX secolo: un secolo di “macello”, diciamo “macelleria”
per i cristiani, a tutte le latitudini e sotto tutti i più diversi regimi. Sembra
che il cristianesimo abbia qualcosa che il potere in quanto tale non tollera.
D.
- L’attacco al cristianesimo non è stato solo su un piano di violenza fisica verso
i cristiani, ma ha anche cercato di dividere il Gesù storico dal Cristo dei Vangeli,
il cosiddetto Cristo della fede, presentando i miracoli e la Resurrezione come un
frutto - diciamo così - dell’invenzione della comunità cristiana…
R. - Per
1.700 anni nessuno ha mai contestato la storicità delle narrazioni evangeliche: si
è iniziato nel 1600-1700 un attacco ideologico alimentato proprio da diverse correnti
filosofiche. Questo odio non è stato scatenato da una qualche acquisizione storica
o documentaria o archeologica o da una qualche scoperta… Si è fondato semplicemente
sull’assunto ideologico, e quindi sul pregiudizio, per il quale non è possibile che
Dio si sia fatto uomo e quindi non è possibile che Cristo abbia fatto i miracoli che
sono narrati nei Vangeli e che mostrano il mistero della Sua Persona. Da questo preconcetto,
si è passati poi a demolire i Vangeli attraverso una serie di operazioni intellettuali,
che sono poi stati smentiti clamorosamente da tutte le scoperte archeologiche che
hanno, invece, provato la storicità dei racconti evangelici. Lo stesso Albert Schwartz
dice che per lo più si tratta di vite di Gesù nate dall’odio, per il fatto che Gesù
sia Dio.
D. - Uno dei punti cruciali del suo libro riguarda la Scuola di Tubinga
che ha proposto una datazione dei Vangeli molto tarda, fino al 100 d.C., mentre dagli
studi, da Padre Carmignac a padre O’Callaghan - pensiamo in particolare al frammento
di Qumran 7Q5 - emerge che i Vangeli è giusto datarli prima della distruzione del
Tempio e cioè prima del 70 d.C. Può sintetizzarci l’importanza della datazione dei
Vangeli per la storicità di Cristo?
R. - Diversamente da quello che la tradizione
cattolica e tanti autori riferivano - e cioè il fatto che i Vangeli sono stati scritti
negli anni immediatamente successivi alla morte e alla resurrezione di Gesù - dal
‘700 in poi si è cominciato a datarli molto tardi: la Scuola di Tubinga datava il
Vangelo di Giovanni addirittura al 200 d.C.; nel caso del Vangelo di Giovanni, poi,
la sensazionale scoperta è stata il Papiro P52, che riportava una copia del Vangelo
attorno all’anno cento ed era una copia non originale e quindi presupponeva un originale
ben più antico e che smentì clamorosamente questa idea. Ricerche storiche, altrettanto
importanti, hanno documento che dei Sinottici la composizione si deve far risalire
attorno al 50-60 d.C. A dimostrare tutto questo ci sono una quantità enorme di scoperte,
anche recenti. Di per sé questa datazione - diciamo - così antica è comunque una prova
di autenticità: se non altro tutto questo smonta totalmente uno dei pilastri dell’attacco
razionalista ai Vangeli secondo cui i Vangeli sarebbero scritti da anonimi, molti
molti decenni - se non addirittura qualche secolo - dopo la vicenda di Gesù. Tutto
questo non è vero: i Vangeli sono cronache molto fedeli, così come la fedeltà alla
testimonianza di fatti visti è quello che connota tutta la prima predicazione cristiana.
D. - Nel suo libro, lei sottolinea come diverse volte l’ostilità verso il
cristianesimo sia stata legata ad odio e persecuzione verso gli ebrei…
R. -
Uno dei capitoli più importanti di questo tentativo di ’destorizzazione’ della figura
di Gesù è stato quello che ha provato a staccarlo da tutta la storia del popolo ebraico,
che per secoli è la storia di profezie. Sono fiorite centinaia di profezie sul Salvatore
che poi si sono - fin nel dettaglio - realizzate con la vicenda di Gesù. Si aveva
bisogno di staccarlo, di fare cioè di Gesù un romantico solitario e per far questo
ci sono tanti autori del periodo razionalista che hanno manifestato il loro disprezzo
nei confronti del popolo ebraico; così come c’era bisogno di staccare Gesù dal popolo
che poi lo seguiva, facendone così una figura romanticheggiante e sconfitta, che aveva
quindi la forza di trasformarlo in quello che in realtà Gesù non è stato. Gesù è stato
preannunciato ed atteso per secoli dal popolo di Israele: nasce dalla carne stessa
del popolo di Dio e la sua presenza è testimoniata dal nuovo popolo di Dio, che è
nato dalla sua morte e dalla sua resurrezione. (mg)