2011-05-23 18:12:48

Odio e pregiudizio contro i cristiani al centro del nuovo libro di Socci “La guerra contro Gesù”




“Oggi i cristiani formano su scala planetaria la comunità più costantemente, violentemente e impunemente perseguitata”. Lo ha scritto, in un articolo dello scorso novembre, l’intellettuale ebreo francese Bernard Henry Levy. La sua analisi viene ripresa nel libro “La guerra contro Gesù” edito recentemente da Rizzoli. L’autore, Antonio Socci, indaga sull’origine di questa ideologia anticristiana e sottolinea come le moderne scoperte archeologiche e la ricerca storica confermino la veridicità dei fatti raccontati nei Vangeli. Debora Donnini ha chiesto ad Antonio Socci il motivo di tanto odio nei confronti del cristianesimo:RealAudioMP3

R. - Il motivo dell’odio del mondo nei confronti del cristianesimo sta scritto nel Vangelo: è il motivo per cui Gesù è stato perseguito, è stato crocefisso: un odio del mondo, nel senso giovanneo, che sempre permane. Dopo la Rivoluzione Francese inizia una modernità - diciamo - di ideologie che hanno al loro interno questa ostilità anticristiana. Tutto questo poi è documentato con le persecuzioni che dalla Rivoluzione Francese, in poi, sono sfociate nel XX secolo: un secolo di “macello”, diciamo “macelleria” per i cristiani, a tutte le latitudini e sotto tutti i più diversi regimi. Sembra che il cristianesimo abbia qualcosa che il potere in quanto tale non tollera.

D. - L’attacco al cristianesimo non è stato solo su un piano di violenza fisica verso i cristiani, ma ha anche cercato di dividere il Gesù storico dal Cristo dei Vangeli, il cosiddetto Cristo della fede, presentando i miracoli e la Resurrezione come un frutto - diciamo così - dell’invenzione della comunità cristiana…

R. - Per 1.700 anni nessuno ha mai contestato la storicità delle narrazioni evangeliche: si è iniziato nel 1600-1700 un attacco ideologico alimentato proprio da diverse correnti filosofiche. Questo odio non è stato scatenato da una qualche acquisizione storica o documentaria o archeologica o da una qualche scoperta… Si è fondato semplicemente sull’assunto ideologico, e quindi sul pregiudizio, per il quale non è possibile che Dio si sia fatto uomo e quindi non è possibile che Cristo abbia fatto i miracoli che sono narrati nei Vangeli e che mostrano il mistero della Sua Persona. Da questo preconcetto, si è passati poi a demolire i Vangeli attraverso una serie di operazioni intellettuali, che sono poi stati smentiti clamorosamente da tutte le scoperte archeologiche che hanno, invece, provato la storicità dei racconti evangelici. Lo stesso Albert Schwartz dice che per lo più si tratta di vite di Gesù nate dall’odio, per il fatto che Gesù sia Dio.

D. - Uno dei punti cruciali del suo libro riguarda la Scuola di Tubinga che ha proposto una datazione dei Vangeli molto tarda, fino al 100 d.C., mentre dagli studi, da Padre Carmignac a padre O’Callaghan - pensiamo in particolare al frammento di Qumran 7Q5 - emerge che i Vangeli è giusto datarli prima della distruzione del Tempio e cioè prima del 70 d.C. Può sintetizzarci l’importanza della datazione dei Vangeli per la storicità di Cristo?

R. - Diversamente da quello che la tradizione cattolica e tanti autori riferivano - e cioè il fatto che i Vangeli sono stati scritti negli anni immediatamente successivi alla morte e alla resurrezione di Gesù - dal ‘700 in poi si è cominciato a datarli molto tardi: la Scuola di Tubinga datava il Vangelo di Giovanni addirittura al 200 d.C.; nel caso del Vangelo di Giovanni, poi, la sensazionale scoperta è stata il Papiro P52, che riportava una copia del Vangelo attorno all’anno cento ed era una copia non originale e quindi presupponeva un originale ben più antico e che smentì clamorosamente questa idea. Ricerche storiche, altrettanto importanti, hanno documento che dei Sinottici la composizione si deve far risalire attorno al 50-60 d.C. A dimostrare tutto questo ci sono una quantità enorme di scoperte, anche recenti. Di per sé questa datazione - diciamo - così antica è comunque una prova di autenticità: se non altro tutto questo smonta totalmente uno dei pilastri dell’attacco razionalista ai Vangeli secondo cui i Vangeli sarebbero scritti da anonimi, molti molti decenni - se non addirittura qualche secolo - dopo la vicenda di Gesù. Tutto questo non è vero: i Vangeli sono cronache molto fedeli, così come la fedeltà alla testimonianza di fatti visti è quello che connota tutta la prima predicazione cristiana.

D. - Nel suo libro, lei sottolinea come diverse volte l’ostilità verso il cristianesimo sia stata legata ad odio e persecuzione verso gli ebrei…

R. - Uno dei capitoli più importanti di questo tentativo di ’destorizzazione’ della figura di Gesù è stato quello che ha provato a staccarlo da tutta la storia del popolo ebraico, che per secoli è la storia di profezie. Sono fiorite centinaia di profezie sul Salvatore che poi si sono - fin nel dettaglio - realizzate con la vicenda di Gesù. Si aveva bisogno di staccarlo, di fare cioè di Gesù un romantico solitario e per far questo ci sono tanti autori del periodo razionalista che hanno manifestato il loro disprezzo nei confronti del popolo ebraico; così come c’era bisogno di staccare Gesù dal popolo che poi lo seguiva, facendone così una figura romanticheggiante e sconfitta, che aveva quindi la forza di trasformarlo in quello che in realtà Gesù non è stato. Gesù è stato preannunciato ed atteso per secoli dal popolo di Israele: nasce dalla carne stessa del popolo di Dio e la sua presenza è testimoniata dal nuovo popolo di Dio, che è nato dalla sua morte e dalla sua resurrezione. (mg)







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