2011-05-23 15:32:26

Obama a Dublino promette aiuto per la ripresa dell’Irlanda


Gli Stati Uniti “faranno tutto quello che possono per aiutare” la ripresa economica irlandese. Lo ha detto il presidente americano Obama giunto stamane a Dublino, prima tappa del viaggio in Europa che lo porterà a Londra, nella cittadina francese di Deauville per il G8 e a Varsavia. A Dublino è stato ricevuto dal presidente irlandese Mary McAleese e ha poi incontrato il primo ministro irlandese, Enda Kenny con cui ha parlato di banche, deficit e del piano di salvataggio dell'Irlanda. Obama ha affermato che l'Irlanda sta compiendo progressi nello stabilizzare la situazione economica. E che gli Stati Uniti e l'Irlanda hanno un “legame di sangue” che va al di là degli interessi strategici e della politica estera, perchè ci sono milioni di irlandesi-americani negli Stati Uniti. L'amicizia fra Stati Uniti e Irlanda - ha aggiunto Obama - non potrebbe essere più forte. E ha poi sottolineato che il modello del processo di pace con l'Irlanda "ispira" perché rappresenta “la possibilità di pace di persone che in lotta da molto tempo sono in grado di rivedere le loro relazioni”. Obama inoltre ha espresso il proprio apprezzamento verso tutti coloro che hanno lavorato in modo incessante per la pace in Irlanda del Nord.

Obama sui negoziati per il Medio Oriente: soddisfatto Netanyahu
Dopo l’incontro nel weekend con il premier israeliano Netanyahu, il presidente americano Obama ha parlato davanti all'American Israel Public Affairs Committee (Aipac): ha ribadito l'impegno “incrollabile” degli Stati Uniti nella difesa della sicurezza d'Israele ed ha ripetuto che i negoziati sui confini tra israeliani e palestinesi dovrebbero essere basati sulle linee del 1967 con “scambi mutualmente concordati”. Il capo della Casa Bianca ha tenuto a sottolineare che, per definizione, israeliani e palestinesi negozieranno un confine che è diverso da quello esistente il 4 giugno 1967. E c’è da dire che il premier israeliano Benyamin Netanyahu, durissimo appena pochi giorni fa sulla proposta americana di ripartire dai confini del 1967, ha espresso oggi soddisfazione per l'intervento di Obama all’Aipac. Inoltre il presidente Usa ha dedicato gran parte del suo discorso a sottolineare l'impegno Usa nel proteggere la sicurezza di Israele.

I talebani smentiscono la morte del mullah Omar, guida spirituale afghana
Si rincorrono conferme e smentite sulla morte del mullah Omar, guida spirituale dei talebani afghani. Secondo fonti di stampa locali, l’uomo sarebbe stato ucciso due giorni fa in Pakistan mentre si trasferiva da Quetta verso il Waziristan settentrionale. Per ora non ci sono conferme ufficiali mentre i talebani smentiscono la notizia. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con l’analista di strategia militare Alessandro PolitiRealAudioMP3

R. – Anche ammettendo che … sia stato ucciso, questo cambia poco perché in realtà c’è già un suo successore, che si chiama Mullah Abdul Kayum Sakir, che sta operando nel Baluchistan, quindi nella zona di Quetta, e che si sta facendo crescere proprio come leader di spicco. Con grande probabilità, questo sarebbe il suo successore per l’ala “militare” dei talebani. Per quello che riguarda le dinamiche afghane, dunque, la sua morte avrebbe un’importanza relativa; quello che alla fine conterà sarà la credibilità del governo Kharzai dal punto di vista – per esempio – della corruzione, che rappresenta un problema molto grave, e la capacità di fare la pace con una serie di famiglie pashtun che oggi sono ribelli.

D. – La morte di Osama Bin Laden, adesso la morte annunciata – tutta da verificare – del Mullah Omar sta cambiando in qualche modo la guerra al terrore?

R. – Non c’è più la guerra globale al terrore, perché l’amministrazione non è più quella repubblicana di George Walter Bush; c’è una lotta anti-terrorista che può assumere tanto forme militari quando si è, appunto, in zona di operazioni, quanto invece, più correntemente, forme di intelligence … Questo è un “cambiamento” che è iniziato da parte americana. Da parte dei terroristi, invece, è assolutamente chiaro che c’è un marchio globale, che può essere il Jihad, al Qaeda, ma in realtà ognuna delle formazioni regionali è sempre più chiamata a sbrigarsela da sola. Anche perché non c’è più – e questo lo dimostra benissimo la primavera araba – quella fascia di consenso, anche tacito, che prima poteva far pensare ad al Qaeda di cavalcare un’onda di consenso nel mondo islamico e arabo. Insomma, le stesse opinioni pubbliche hanno capito che il terrorismo è un vicolo cieco.

D. – Ma quindi, in sostanza, non c’è più quella rete, quel coordinamento tra le varie cellule di al Qaeda, come si diceva qualche anno fa?

R. – Che ci siano tentativi di dare un’ispirazione comune, qualche volta anche una direttiva comune, a queste varie realtà, molte delle quali sono auto-costruite e quindi in realtà non sono nemmeno passate per i campi di addestramento pakistani o afghani, è vero; ma dire che ci sia una vera e propria rete coerente e forte, direi che è esagerato. Quindi, è possibile che ci siano ancora attentati, anche per vendicare la morte di questi capi terroristici; però, sono attentati senza un futuro politico. (gf)

Sbaragliato il commando talebano che ha attaccato la base navale di Karachi
Il ministro dell'Interno pachistano Rehman Malik ha confermato che l'attacco dei talebani alla base navale di Karachi si è concluso oggi dopo 16 ore con l'uccisione di quasi tutti i membri del commando, “meno due che forse sono riusciti a fuggire”. In una conferenza stampa Malik ha anche detto che “un'accurata operazione degli uomini della sicurezza ha permesso di recuperare sani e salvi 17 stranieri”, 11 cinesi e 6 americani. Il ministro ha infine reso omaggio agli uomini della base, almeno 13, che sono rimasti uccisi negli scontri con gli insorti. L'azione è stata rivendicata dal principale gruppo talebano del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp), che ha le basi in Waziristan e che ha promesso azioni di vendetta dopo l'uccisione di Bin
Laden il 2 maggio.

Nuove sanzioni Ue alla Siria colpiscono il presidente e 9 esponenti del regime
Il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha deciso nuove sanzioni contro il governo siriano di Bashar el-Assad. Oltre al presidente, le sanzioni colpiscono nove esponenti del regime con il bando dei visti e il congelamento dei beni. I ministri degli Esteri dell’Unione hanno preso la decisione “alla luce della continua repressione contro la popolazione civile". Le misure saranno pubblicate domani nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, diventando così immediatamente effettive. Altre sanzioni erano state stabilite dall’Unione lo scorso 9 maggio.

Sanzioni europee anche per la Libia
I ministri degli Esteri della Ue hanno deciso di allungare la lista delle entità della Libia sotto sanzione, aggiungendo un esponente del regime e una compagnia aerea libica. La misura sarà pubblicata domani sulla Gazzetta ufficiale della Ue, diventando immediatamente operativa. Intanto il ministro degli Esteri russo Lavrov incontra oggi un rappresentante dell’opposizione libica, dopo gli incontri della scorsa settimana con gli inviati del governo di Tripoli e dell’Onu. Continua dunque a muoversi la diplomazia internazionale, dopo che ieri la responsabile della politica estera europea, Catherine Ashton, ha inaugurato un ufficio dell’Unione europea a Bengasi, roccaforte dei ribelli. Dopo i bombardamenti di ieri della Nato su Tripoli, continuano anche le operazioni militari, nelle quali la Francia potrebbe utilizzare per la prima volta anche elicotteri da combattimento, come riferisce il quotidiano Le Figaro. Secondo fonti diplomatiche francesi citate dall’agenzia Reuters, però, questa decisione, che riguarderebbe anche gli altri alleati, non sarebbe assolutamente un passo verso un intervento di truppe di terra.

In Tunisia si discute sull’ipotesi di rinviare le elezioni previste a luglio
In Tunisia i partiti sono divisi sull’ipotesi di rinviare le elezioni per l’Assemblea costituente dal 24 luglio al 16 ottobre. La proposta è stata formulata domenica da Kamel Jendoubi, presidente dell’Alta Istanza indipendente per le elezioni: il funzionario ha sottolineato come le difficoltà logistiche, economiche e amministrative siano troppe perché si possa rispettare la data stabilita dal governo provvisorio. Contrario si è detto il partito islamico Ennhadah, forte nei sondaggi, che ha criticato il mancato coinvolgimento delle forze politiche nella decisione. Positive, invece, le reazioni di altri tra gli oltre cinquanta partiti in lizza. Per questi, il rinvio permetterà di organizzarsi e di preparare meglio la campagna elettorale, dopo decenni di regime a partito unico.

Manifestazioni in diverse città del Marocco: la polizia disperde i partecipanti
In Marocco ieri sera la polizia ha disperso con la forza diverse manifestazioni del “Movimento 20 febbraio” per le riforme costituzionali. Nella capitale Rabat, a Casablanca e in altre città ci sono stati anche arresti tra i manifestanti, che di recente hanno iniziato a criticare esplicitamente la monarchia. Testimoni citati dall’agenzia Reuters riferiscono di feriti non solo tra la polizia ma anche tra i dimostranti: alcuni di questi ultimi sarebbero gravi. Secondo le autorità i cortei, non autorizzati, sono stati dispersi perché creavano disagi al traffico e alle attività commerciali. Ai manifestanti nella capitale è stato impedito di accamparsi davanti al Parlamento. Le proteste in Marocco continuano da mesi, ma non hanno raggiunto il livello di altri Paesi arabi. Una commissione insediata dal re Mohammed VI dovrebbe presentare una proposta di modifica alla Costituzione il mese prossimo.

L’Italia è sulla buona strada per risanare il debito, secondo Olli Rehn
La crescita economica italiana è relativamente solida e il Paese è sul sentiero prestabilito per rispettare gli obiettivi di deficit. A dirlo è il Commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn. Intanto l’agenzia Fitch fa sapere di non avere intenzione di cambiare né il rating sull'Italia né le prospettive sul merito di credito, che rimangono stabili. Lo riferisce David Riley, responsabile dei rating sovrani a livello globale.

Commemorazione a Palermo del XIX anniversario della strage di Capaci
Oggi Palermo commemora il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta, vittime 19 anni fa dall’attentato di Capaci. Presenti, oltre ai familiari, esponenti del governo italiano, che hanno annunciato nuovi provvedimenti di contrasto alla mafia. Il servizio di Alessandra Zaffiro:RealAudioMP3

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due “eroi moderni”. Lo ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso 19 anni fa nella strage di Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta, all’apertura della manifestazione della memoria nell’aula bunker dell’Ucciardone, alla quale stanno partecipando 2.500 studenti provenienti da tutta Italia e 50 da tutta l’Europa. Maria Falcone ha letto un passo del messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che esprime un “commosso e grato omaggio a Giovanni e Francesca” e conferma l’impegno del Capo dello Stato “alla causa della lotta alla mafia”. Alla commemorazione hanno partecipato anche il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e della Giustizia Angelino Alfano, per il quale i collusi che siedono in Parlamento “se ne devono andare, anzi – ha detto - se i partiti hanno la forza di cacciarli è meglio”. Alfano ha inoltre annunciato che nel prossimo Consiglio dei Ministri porterà “il nuovo Codice antimafia”. Nel pomeriggio i ragazzi raggiungeranno l'Albero Falcone dove, alle 17.55, ora della strage, sarà osservato un minuto di silenzio. Alle 15,30 il ministro dell’Interno, Roberto Maroni firmerà in prefettura il Protocollo della legalità, finalizzato ad assicurare adeguati strumenti di prevenzione per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico imprenditoriale della Regione Sicilia. Per il ministro dell’Interno, il nuovo Codice antimafia “è una riforma epocale. Uno strumento importante nelle mani dei magistrati per rendere più efficace il contrasto alla mafia”.

In Missouri il tornado uccide 89 persone
È salito a 89 morti il bilancio del tornado che ha colpito la città di Joplin, in Missouri. Lo annuncia il manager della città, Mark Rohr, citato dalla Cnn.

Diminuisce l’attività del vulcano islandese Grimsvotn ma preoccupano le ceneri
La nube di polveri emessa dal vulcano islandese Grimsvotn dovrebbe toccare alle 24 di oggi il nord ovest della Gran Bretagna, in particolare la Scozia e l'ovest dell'Irlanda. Lo comunica Mike Burton, vulcanologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. "L'attività del vulcano è in forte diminuzione – ha spiegato Burton - ma le polveri possono comunque costituire un problema, dato che si presumono diluite solo dopo una settimana dalla loro emissione". Venerdì prossimo il vento potrebbe portare le ceneri sul nord della Germania, la Danimarca e l'Olanda.

Cina, scoppio in una miniera del Sichuan: 6 morti e 27 feriti
Sei lavoratori sono morti e 27 feriti nello scoppio in una miniera nella provincia sudoccidentale cinese del Sichuan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Erano 192 i minatori al lavoro nella miniera di carbone Xinsheng, di proprietà della Sichuan Hongxin mining, nella città di Zigong, nella contea di Xinsheng, quando si è registrata l'esplosione. Mentre 186 minatori sono riusciti a scappare, sei erano rimasti intrappolati. Nonostante i soccorritori abbiano lavorato tutta la notte, non è stato possibile salvare la loro vita e i corpi sono stati recuperati poco fa. La polizia ha aperto un'inchiesta sulle cause dell'incidente, che comunque viene attribuito ad una fuga di gas. Alcuni dei 27 feriti ricoverati nell'ospedale di Zigong sono in gravi condizioni e si teme per la loro vita.

Salite a tre le vittime nella fabbrica cinese Foxconn a Chengdu
È salito a tre il bilancio delle vittime dell'esplosione che venerdì ha interessato la fabbrica della Foxconn a Chengdu, dove si producono parti per l'Ipod, Ipad e Iphone. Lo scrive la stampa cinese. Mentre non sono ancora chiare le cause dell'esplosione né è nota l'identità delle vittime, i familiari dei lavoratori della fabbrica della Foxconn lamentano di non essere aiutati nè ascoltati dall'azienda, che non ha fornito neanche a loro l'elenco delle vittime e dei feriti.
(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 143







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