Militari di tutto il mondo a Lourdes per il 53.mo pellegrinaggio militare internazionale
Militari di tutto il mondo sono a Lourdes come pellegrini, guidati dalle parole del
‘Padre Nostro’: “Uniti dal padre per una stesa preghiera” è infatti il motto del 53.mo
pellegrinaggio militare internazionale nel santuario mariano francese. Al pellegrinaggio
prendono parte più di 3.500 soldati italiani, e anche una trentina di parenti dei
caduti nelle missioni all’estero degli ultimi anni. Ad accompagnare la rappresentanza
italiana è l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, che
al microfono di Luca Collodi, si sofferma sul significato di questo pellegrinaggio:
R. – Direi
che, come famiglia militare, avvertiamo ancora di più il pellegrinaggio di quest’anno
perché le situazioni complesse della nostra società di oggi, anche la problematica
del disagio nella parte nord dell’Africa, mettono i nostri militari in una situazione
di grande disponibilità all’accoglienza: accogliere significa avere la forza di non
soffermarsi su quell’egoismo che spesso definiamo “sicurezza”; l’accoglienza di altri,
oppure l’aiuto da dare a popoli in difficoltà è possibile nella misura in cui ci si
apre ad una trascendenza. Vedere la Vergine Santa che ci accoglie, che ci aspetta
come modello anche per la nostra vita militare, per i nostri militari, che vogliono
accogliere – e penso ai militari di Lampedusa, in questo momento – certamente per
proporre un dialogo, per proporre un’attenzione, per portare concordia e solidarietà
e non certo per disperdere e per provocare disunione e guerra.
D. –
Mons. Pelvi, il pellegrinaggio a Lourdes raccoglie anche tante esperienze militari,
tante esperienze di Stati che hanno un esercito e guardano al teatro internazionale
spesso con sguardo diverso …
R. – Il pellegrinaggio di quest’anno ha
come tema “Nel segno del Padre”, e quindi figli uniti dalla stessa preghiera rivolta
all’unico Padre. L’unico Padre che è padre della famiglia umana, di credenti e non
credenti; Padre dei popoli di diversa cultura, di diversa impostazione sociale, anche,
nelle situazioni e nelle scelte contingenti, di vita quotidiana.
D.
– A Lourdes c’è una presenza di militari, quindi un’identità militare. Come si coniuga
questa con lo stile del pellegrino?
R. – Direi che i nostri militari,
ma anche i militari in genere, hanno bisogno di fermarsi e sentono l’esigenza di una
trascendenza. Parlando anche con i comandanti generali, parlando con i nostri giovani
militari che sono in ferma temporanea nelle forze armate, tutti descrivono Lourdes
come uno spazio di sosta per riflettere. C’è nelle forze armate un grande desiderio
di silenzio e vedo che al di là delle manifestazioni ufficiali, tanti militari – la
sera tardi, la notte – e preferiscono isolarsi per dare un senso, un orientamento
diverso anche alla loro vita professionale. (gf)