2011-05-22 15:26:35

Emergenza immigrazione, mons. Marchetto: gli Stati del Mediterraneo siano responsabili nell’evitare che il “mare nostrum” diventi “mare monstrum”


Il Mar Mediterraneo continua ad essere solcato da barconi di immigrati che dalle coste nordafricane approdano sull’isola di Lampedusa e, negli ultimi giorni, anche in altre zone della Sicilia. Attualmente, sono poco meno di mille i migranti ospiti nel Centro d'accoglienza lampedusano. Tra i migranti ci sono anche dei minori, ma quello che deve far riflettere sono i numerosi naufragi nei quali trovano la morte molti uomini, donne e bambini. Secondo l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati, sono varie centinaia i migranti dei quali non si hanno più notizie. Sull’emergenza immigrazione Giancarlo La Vella ha parlato con mons. Agostino Marchetto, segretario emerito del Pontificio Consiglio Migrantes:RealAudioMP3

R. – Io stesso ho parlato di “mare nostrum” e “mare monstrum”, perché c’è il rischio che quello che è stato considerato un mare che unisce, diventi un’occasione per dover lamentare tutte queste vittime. Vittime che sono nostri fratelli e sorelle che vogliono raggiungere la libertà, fuggire dalle persecuzioni. Naturalmente, poi, ci sono anche i migranti di tipo sociale ed ecumenico. Adesso, inoltre, la situazione si aggrava, perché il dieci per cento di coloro che vengono dalla Libia trova la sua fine in mare. Quindi si tratta di un “mare monstrum” che ingoia i suoi figli. Credo che gli Stati debbano essere richiamati alle loro responsabilità. Responsabilità che in questo caso diventa disponibilità nel ricevere coloro che hanno diritto di chiedere asilo. Io ho detto che bisognerebbe almeno restituire dei corridoi umanitari per quelli che sono in Libia, per evitare che ci siano questi rischi. Questo è un appello alla coscienza morale di tutti e di ciascuno.

D. – Come superare la paura della diversità, l’esigenza – sia pur legittima – di sicurezza all’interno degli Stati e vedere nell’emigrazione una ricchezza?

R. – E’ importante che conosciamo l’altro. L’incontro deve aiutarci a conoscere l’altro. Si parla sempre dell’emigrazione come un problema: sì, è anche un problema, ma è anche una risorsa, una sfida. Qui bisogna conoscere le risorse. Si dice che in Italia il 12 per cento del Pil è prodotto dai nostri fratelli immigrati e credo che quest’aspetto dovrebbe essere riconosciuto, dovrebbe essere evidenziato l’apporto che introducono nella nostra società. Noi, in Italia, abbiamo bisogno di 220 mila immigrati ogni anno per poter andare avanti, tenendo conto della crisi demografica che subiamo. E allora, se vengono, è anche per aiutarci. D’altra parte è anche un momento di osmosi di cultura, uno scambio che certamente può aiutare.(vv)







All the contents on this site are copyrighted ©.