Turchia, riaperta antica chiesa caldea. Mons. Warduni: segno di unità e collaborazione
Mardin, che in aramaico significa fortezza, è una cittadina di circa 65000 abitanti
del sud est della Turchia quasi al confine con la Siria dove qualche giorno fa è stato
fatto un piccolo passo avanti sul sentiero della convivenza pacifica tra diverse religioni
e confessioni. Alla presenza di mons. Shleimun Warduni, vescovo ausiliare caldeo di
Baghdad e di numerosi caldei, laici e sacerdoti, arrivati fin lì da Istanbul ma anche
dalla Francia e dal Belgio, è stata riaperta dopo anni di restauro l’antichissima
chiesa risalente al IV secolo dedicata a Sant’ Hormisda, uno dei patroni della chiesa
caldea. “Ci sono poche famiglie caldee a Mardin, 4 o 5, non di più, ma era importante
restaurare un esempio di chiesa così antica e bella” ha detto mons. Warduni a Baghdadhope
sottolineando come in questo caso la disponibilità del governo turco verso i non appartenenti
all’Islam abbia facilitato questo progetto. La chiesa, per mancanza di sacerdoti caldei
sarà curata da padre Gabriel Akyuz, un prete siro ortodosso che si occupa di tutti
i cristiani, senza nessuna distinzione. La Turchia è una nazione che porta evidenti
i segni del cristianesimo che lì ha segnato molte ed importanti tappe della sua storia.
“Durante questo viaggio – racconta mons. Warduni ho avuto modo di visitare la tomba
del vescovo Giacomo nella città di Nusaybin, l’antica Nisibis dove la tradizione vuole
che nel IV secolo Sant’Efrem fondò una scuola filosofica e teologica che rivestì una
grande importanza nella storia della chiesa d’oriente. La riapertura di questa chiesa
- ha dunque concluso - si può considerare un piccolo ma importante passo perché segno
della possibile e pacifica convivenza in quelle terre di religioni e confessioni diverse
nel segno di Dio e della collaborazione tra uomini.” (C.S.)