Spagna, vigilia elettorale tesa per la protesta degli "indignados"
Messaggio dei vescovi spagnoli in vista delle amministrative di domani, mentre nel
Paese prosegue la protesta degli “indignados”. I giovani disoccupati hanno deciso
di prolungare la loro protesta in piazza contro i due principali schieramenti politici
per denunciare la mancanza di prospettive e la massiccia disoccupazione Il servizio
è di Michela Coricelli:
Tende, teli
di plastica stesi a terra, sacchi a pelo. E striscioni: ovunque. E’ una giornata di
riflessione molto particolare, oggi in Spagna. Nonostante il divieto di manifestazione
imposto dalla Commissione elettorale centrale, migliaia di giovani affollano Puerta
del Sol, epicentro della rivolta degli “indignati”: un movimento spontaneo sorto appena
una settimana fa contro il sistema politico spagnolo, il bipartitismo, la corruzione,
i tagli alla spesa pubblica, e soprattutto contro la disoccupazione. Anche nel resto
del Paese, la protesta cresce: nelle piazze di Barcellona, Valencia, Siviglia, stesse
scene, stessa indignazione. La polizia ha ricevuto l’ordine di non intervenire con
la forza, a meno che non vi siano incidenti. Al “Movimento del 15 Maggio” ha fatto
un riferimento anche il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, presidente della Conferenza
episcopale: “Se c’è un argomento di straordinaria attualità – e penso ai giovani di
Puerta del Sol – questo è: il problema dell’amore umano”, ha dichiarato. Le amministrative
e regionali di domani sono considerate una prova del fuoco per i socialisti di Zapatero:
i sondaggi prevedono un crollo di voti, anche nelle regioni tradizionalmente legate
alla sinistra. Bisognerà aspettare i dati sulla partecipazione, per capire se il Movimento
degli Indignati ha influenzato questo appuntamento elettorale.
In merito
al peso sulla situazione spagnola del movimento giovanile degli “indignados”, protagonista
della protesta in atto nel Paese, Stefano Leszczynski intervistato Antonio
Pelayo, corrispondente dell’emittente televisiva Antenna Tres:
R. - Intanto,
è un movimento molto giovane, recente: si chiama “15 maggio” proprio perché è nato
il 15 maggio prima a Madrid e poi in altre città della Spagna. Secondo me, è un fenomeno
molto più complesso di quello che può sembrare e che bisogna cercare di comprendere
quale ne sia l’origine, quale sarà il suo probabile sviluppo e quali saranno anche
gli eventuali leader, perché finora non ci sono, ma ci saranno.
D. -
Il fatto che loro si definiscano “lontani dai partiti attuali” potrebbe, in qualche
modo, influenzare l’andamento delle elezioni? Fino a pochi giorni fa, loro sostenevano
il non voto come voto di protesta…
R. - Io penso di no. Penso che qualche
influsso ci sarà, ma in una scala molto, molto moderata e molto piccola: forse aumenterà
il numero di astensionisti, che era già previsto fosse alto.
D. - Tra
le proposte che gli “indignados” avanzano, oltre alla riforma etica e a una maggiore
attenzione alla giustizia, c’è anche il desiderio di voler scindere la questione relativa
alla Chiesa e allo Stato, tenendoli strettamente separati. Questo, in una società
come quella spagnola, come viene accolto?
R. - In tutte queste istruzioni
non c’è alcun attacco alla Chiesa, alcun attacco alla religione, come è avvenuto alcuni
mesi fa a Madrid e in altre città. C’è soltanto una indicazione di separazione tra
Chiesa e Stato… Io credo che questo, che è un gruppo abbastanza giovane e con una
esperienza religiosa minima se non addirittura inesistente, è probabile che sia favorevole
a una separazione laicista fra la Chiesa e lo Stato. (mg)