2011-05-20 15:43:49

"Identità digitali": i giovani in cerca di spazi di dialogo


I giovani che navigano in Rete cercano spazi in cui entrare in relazione con gli altri anche offline. E’ il risultato della ricerca sulle “Identità digitali” che, come riferisce l’agenzia Sir, è stata presentata oggi a Macerata al convegno “Abitanti digitali”, promosso dalla Conferenza episcopale italiana (Cei). L’indagine ha riguardato giovani italiani tra i 18 e i 24 anni che sono stati contattati su Internet e a cui sono state poste 77 domande. Tra gli argomenti la famiglia, la “rete di relazioni”, le “pratiche di comunicazione mediata”, i media e le “reti sociali” frequentate, il rapporto tra “relazioni offline e online” e infine la “pratica e la credenza religiosa”. Il campione raggiunto, nota la curatrice Chiara Giaccardi, sociologa dell’Università Cattolica di Milano, deve essere considerato “probabilistico”. “I dati - sottolinea - non possono essere generalizzati, non sono rappresentativi, ma significativi”. Dall’indagine risulta che, anche quando non sono in Rete, i ragazzi cercano di frequentare luoghi in cui sia possibile entrare in relazione con altri: pub e locali, ma anche spazi dedicati allo sport in cui all’attenzione per il corpo (“a volte ossessiva”, nota la ricerca) si affianca “Il bisogno di stare insieme”. Persino al centro commerciale si va in compagnia, mentre sono meno gettonati i luoghi in cui si resta soli: cinema, sale giochi e persino discoteche. Un’attenzione particolare è stata dedicata al volontariato: non sono molte le persone che vi si dedicano, ma quelle che lo fanno rientrano nella categoria dei “credenti convinti” dal punto di vista religioso. Secondo l’indagine, infatti c’è un rapporto diretto tra pratica religiosa e volontariato, perché quest’ultimo implica “alterità e gratuità”. Si conferma importante per intrecciare relazioni il telefono cellulare “protesi del sé, appendice che non viene mai spenta, e si usa per restare in contatto con gli amici”. Per quanto riguarda le credenze religiose, il 10,4% degli intervistati è ateo, il 12,3 agnostico, mentre il 13,9 si iscrive nella categoria degli ‘alternativi’, che non credono in un Dio personale ma solamente in “un’entità superiore”. Il 63,4% invece si definisce credente (il 38,5% è “tiepido”, il 24,9 “convinto”). “La partecipazione a spazi religiosi – ha notato però Chiara Giaccardi –non corrisponde necessariamente a una percezione di particolare vicinanza con le relazioni che si intrecciano in tali mondi”, che sono paragonabili a “quelle con i colleghi di lavoro”. Il quadro è diverso per i rapporti stretti mentre si fa volontariato. I credenti le considerano “alla pari di quelle con i propri cugini, e risultano seconde unicamente a quelle con i parenti stretti”. Per quanto riguarda l’atteggiamento che educatori e adulti devono avere nei confronti del web, è raccomandata competenza. “Se non si capiscono le logiche – è la conclusione – è difficile entrare in relazione con chi queste logiche le ha per natura”. (D.M.)







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