Talebani in azione in Afghanistan: uccisi 35 civili
Violenza protagonista in Afghanistan. I ribelli hanno attaccato alcune sedi di un’impresa
edile provocando la morte di almeno 35 dipendenti. L’episodio è successo nella provincia
orientale di Paktia. Dal canto loro le forze internazionali hanno annunciato una vasta
operazione anti-guerriglia nel nord-ovest, che si è conclusa con l’uccisione di una
sessantina di insorti. Intanto, mentre i talebani hanno smentito la notizia di trattative
in corso con gli Stati Uniti, nella zona di Takhar oggi c’è stata una nuova manifestazione
di protesta contro il raid della Nato che martedì ha provocato la morte di quattro
persone. Infine i servizi segreti di Kabul hanno segnalano forti tensioni all’interno
di Al Qaeda in merito alla successione di Bin Laden.
Siria In Siria
la Tv di Stato ha condannato le nuove sanzioni decise ieri dagli Stati Uniti contro
il presidente Bashar al Assad e alcuni suoi stretti collaboratori di governo. L’obiettivo
di Washington è quello di spingere Damasco ad adottare riforme democratiche. Tuttavia,
per la Francia la repressione nel Paese si aggrava. Proprio oggi le forze di sicurezza
siriane hanno schierato carri armati lungo il confine con il Libano, nei pressi della
città di Tal Kalak, dove ieri ci sono stati almeno 8 morti durante nuove manifestazioni
antigovernative represse dai militari. La polizia, intanto, secondo la stampa locale,
avrebbe confermato il ritrovamento di 5 corpi in una fossa comune scoperta a Deraa,
la città epicentro delle rivolte.
Yemen Nello Yemen l’opposizione
critica duramente il presidente Saleh all’indomani della nuova battuta d’arresto nel
processo di transizione nel Paese. Il capo dello Stato, infatti, ha rifiutato di firmare
l’annunciato accordo, mediato dai Paesi del Golfo, che avrebbe dovuto sancire la sua
uscita di scena dopo mesi di proteste e repressione costate la vita ad almeno 180
persone.
Libia Nuovo allarme per la situazione umanitaria in Libia.
A lanciarlo il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon: “la tregua è lontana” –
ha affermato – dicendosi preoccupato soprattutto per Misurata sotto l’assedio delle
forze di Gheddafi ormai da due mesi. Per l’Unicef servono almeno 20 milioni di dollari
per fronteggiare le necessità di donne e bambini. Secondo l’agenzia delle Nazioni
Unite, in questi tre mesi, circa 800 mila persone hanno lasciato le proprie case per
cercare riparo nei Paesi limitrofi.
Egitto Alla vigilia del processo
contro l’ex ministro degli Interni egiziano, Habib El Adly, per vari capi d’accusa,
inclusa l’uccisione di diversi manifestanti durante i giorni della protesta in Piazza
Tahrir, Amnesty International sollecita le autorità a garantire giustizia a tutte
le vittime della repressione. In un rapporto pubblicato oggi l’organizzazione denuncia
l’uccisione di 840 persone, il ferimento di seimila, alcune delle quali con lesioni
permanenti e il pesante ricorso alla tortura. Si chiede inoltre un risarcimento economico
per le vittime, compreso il pagamento delle spese mediche. Paolo Ondarza ha
intervistato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia:
R. – Nelle
settimane che passeranno alla storia - come sono già passate, in parte - di gennaio,
febbraio, in cui è stato fatto il primo passo per porre fine a una dittatura, ci sono
state violazioni di diritti umani in modo cospicuo. 800 e più persone uccise durante
le manifestazioni, arresti arbitrali, periodi di detenzione, torture, maltrattamenti,
stupri. Tutto questo rischia di avere uno sbocco verso la giustizia soltanto parziale
attraverso il processo all’unico fino al momento indiziato, che è il ministro degli
Interni, che dovrebbe andare sotto processo tra 48 ore. Ma non è immaginabile che
poi il tutto si risolva in un processo nei confronti di una sola persona giacché tanto
le forze di sicurezza legate al precedente regime, quanto le forze armate che sono
il perno su cui ruota l’attuale governo transitorio, hanno delle responsabilità che
devono essere accertate per fare giustizia.
D. – Ci sono prove schiaccianti,
denunciate, dell’uso della forza eccessiva segno di flagrante disprezzo per la vita
…
R. – Parliamo della modalità con cui sono state assassinate le persone
che manifestavano in piazza Tahrir: persone uccise con colpi di arma da fuoco esplosi
da distanza ravvicinata sulla parte superiore del corpo, molte persone colpite alla
testa e al petto, altre rimaste prive di vista in modo definitivo, ci sono state le
torture praticate nelle prigioni militari… Perché si apra una pagina nuova dell’Egitto
bisogna che ci siano processi e ci sia un accertamento delle responsabilità.
D.
– E non solo chiedete giustizia per chi ha subito tortura ma anche un impegno alle
autorità a sradicare la tortura…
R. - Questo è indispensabile. Se vogliamo
fare un passo successivo a quello necessario di far cadere il dittatore, occorre far
cambiare le leggi e uno stato d’emergenza che ha dato poteri incontrollati alle forze
di sicurezza per arrestare, ridurre al silenzio gli oppositori e praticare le torture.
D.
- Tra le varie richieste di Amnesty International c’è quella di un risarcimento economico
da valutare caso per caso da dare a quanti colpiti direttamente o indirettamente dalla
repressione…
R. - Intanto occorre tener conto del fatto che tantissime,
migliaia di persone, seimila almeno rimaste ferite, hanno il problema di pagarsi le
cure, le spese mediche, cure che a volte dureranno molto tempo. Inoltre l’idea che
si faccia un risarcimento non tenendo conto né delle ferite riportate, né dei danni
provocati anche sul piano economico, oltre che prima di tutto umano, della perdita
di una persona in famiglia e che si riduca tutto a dare una somma uguale per tutti
o una tantum, questo evidentemente non va bene.
D. – Amnesty International
ha valutato positivamente la “primavera” del mondo arabo, le rivolte che ci sono state
negli ultimi mesi. Ritenete che l’attuale governo transitorio in Egitto sia in grado
di accogliere le vostre richieste?
R. – Sono abbastanza dubbioso su
questo, in questa fase, perché lo stato d’emergenza rimane ancora in vigore, perché
ci sono leggi che non vanno bene come ad esempio quella che limita fortemente le manifestazioni
e gli scioperi. Abbiamo avuto notizia proprio questa mattina della condanna a morte
di un minorenne al momento del reato per uno stupro compiuto nei confronti di una
sua coetanea. E’ una fase in cui c’è molto veramente molto da fare.
D.
– Siamo in una fase cruciale, le cose potrebbero migliorare ma potrebbero o rimanere
come prima o peggiorare?
R. – Peggiorare potrebbe essere difficile perché
gli ultimi anni sotto Mubarak sono stati anni terribili dal punto di vista dei diritti
umani. Però ci sono dei brutti segnali. Ad esempio il fatto che le donne siano state
rimesse al loro posto pur avendo avuto una parte di straordinario protagonismo durante
la rivolta di piazza Tahrir. Ci sono stati casi brutti di violenza nei confronti delle
donne da parte dei militari: donne che hanno denunciato di essere state sottoposte
a test della verginità, costrette a denudarsi e minacciate di essere incriminate per
prostituzione per toglierle dalle piazze e perché evidentemente secondo chi governa
l’Egitto il loro posto non è nelle piazze. Quindi il rischio è che se non peggiori
la situazione non migliori. Questo sarebbe decisamente un peccato per l’Egitto perché
la sua popolazione merita un cambio di pagina molto netto.
Bin Laden Al
Qaeda ha diffuso su internet un audio messaggio – forse l’ultimo - registrato da Osama
Bin Laden prima di essere ucciso. Il leader della rete terroristica esorta ad “abbattere
i tiranni del mondo arabo” elogiando le rivolte in Tunisia ed Egitto, senza fare invece
riferimento alle altre aree di crisi come Siria e Yemen. Bin Laden raccomanda, inoltre,
di creare una struttura capace di fornire “consigli rivoluzionari” agli aspiranti
rivoltosi per fare in modo che le proteste si estendano in tutta la comunità islamica.
Obama C’è
attesa per conoscere il piano di pace per il Medio Oriente messo a punto dalla Casa
Bianca. Il presidente Obama lo annuncerà alle 16,30 ora italiana. Secondo le prime
anticipazioni si tratta di un piano di sostegno economico, di alcuni miliardi di dollari,
destinato a sostenere il cambiamento democratico in tutto il mondo arabo. La stampa
statunitense sostiene che si tratta di una manovra simile e quella messa in campo
nell’Europa dell’Est alla fine della Guerra Fredda.
Irlanda Prosegue
lo storico viaggio in Irlanda della regina Elisabetta II d’Inghilterra che ieri ha
visitato lo stadio Croke Park di Dublino, dove nel 1920 le truppe britanniche spararono
sulla folla uccidendo 14 civili come rappresaglia all’assassinio da parte dell’Ira
di altrettanti agenti. In serata, in un discorso al Castello di Dublino, la regina
ha ammesso gli errori del passato e ha invitato a guardare al futuro. Il servizio
è di Enzo Farinella:
Durante la
cena in suo onore, la regina ha riconosciuto il doloroso testamento delle relazioni
tra Gran Bretagna e Irlanda, ma ha voluto sottolineare come nessuno, guardando al
futuro, potesse immaginare la forza dei legami tra le due isole, pur riconoscendo
il dolore, le turbolenze e le perdite del passato. A quanti hanno sofferto come conseguenza
di tale passato turbolento vadano i miei pensieri sinceri e il mio cordoglio profondo".
Comunque é importante perdonare e riconciliarsi. Dobbiamo inchinarci al passato e
non rimanerne prigionieri. E il presidente McAleese, salutando la regina Elisabetta
e i 172 ospiti, tra i quali erano assenti rappresentanti del partito nazionalista
Sinn Fein di Gerry Adams, ha sottolineato come la visita sia il culmine del successo
del processo di pace. "Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo scegliere di
cambiare il futuro". "Questa sera celebriamo un nuovo capitolo nelle nostre relazioni,
una nuova era di progresso, partenariato ed amicizia", ha detto il presidente Mary
McAleese.
Italia-politica Politica italiana. “Nessuno strappo”.
Così il leader del Carroccio Bossi, al termine del primo faccia a faccia con il premier
Berlusconi dopo la sconfitta del centro destra alle amministrative, che si è svolto
oggi a Palazzo Chigi. “L’incontro è andato bene” – ha detto Bossi - ma serve “un progetto
per il cambiamento”. In precedenza, durante il Consiglio dei Ministri, Berlusconi
aveva rassicurato sulla tenuta della maggioranza chiedendo comunque di limitare le
assenze dei parlamentari in aula per evitare incidenti.
Italia immigrazione Ripresi
gli sbarchi di immigrati a Lampedusa. Stamattina è giunto un barcone proveniente dalla
Libia con 208 persone a bordo. Tutti sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza,
mentre a largo dell’isola è stata avvistata un’altra imbarcazione in arrivo, su cui
viaggiano circa 200 migranti.
Sudafrica L’African National Congress
(Anc) si conferma primo partito del Sudafrica sebbene in calo rispetto alle ultime
consultazioni elettorali. E’ quanto emerge dai primi dati sul voto amministrativo
di ieri diffusi oggi dalla Commissione elettorale indipendente, secondo cui l’Anc
avrebbe finora ottenuto circa il 60% dei consensi. (Panoramica internazionale a
cura di Eugenio Bonanata e Gabriele Papini)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 139