2011-05-19 15:13:03

Spagna. La protesta degli "indignados”: giovani, disoccupati, pensionati e immigrati "senza futuro"


Scuote la Spagna la protesta popolare, partita domenica scorsa, di decine di migliaia di giovani e non solo che si dicono ‘indignati’, mobilitati attraverso internet e scesi in piazza nella capitale e in più di 50 città, per manifestare contro la crisi economica, il sistema politico, la collusione fra politica e banche, mentre il Paese si prepara alle elezioni amministrative di domenica prossima. Roberta Gisotti ha intervistato Piero Badaloni, corrispondente della Rai da Madrid.RealAudioMP3

D. – Che cosa sta davvero accadendo in Spagna? Anzitutto, vediamo la politica ufficiale perdere il suo primato, anche in un Paese europeo, nell’organizzare il consenso sociale …

R. – Non c’è dubbio che i partiti più importanti, sia quello al governo – i socialisti di Zapatero – che quello all’opposizione – i popolari di Rajoy – sono rimasti spiazzati, soprattutto dal consenso che, in pochi giorni, ha raggiunto questo movimento. E’ quindi anche un imbarazzo ancora maggiore per il fatto che domenica prossima si voterà. I socialisti temono un tracollo perché la crisi economica ha costretto il governo Zapatero a fare dei tagli drastici al welfare, ma anche a congelare le pensioni, a tagliare gli stipendi, ad aumentare l’Iva: quindi, chiaramente misure impopolari. C’è da dire, però, che chi in questo momento si sta dando da fare per cercare di capire, almeno, di mettersi in sintonia con i motivi profondi di questa protesta, sono soprattutto i socialisti; questo è un dato di cronaca, e in particolare, la “Izquierda Unida”, cioè una formazione piccola ma molto agguerrita che, in base ad un sistema elettorale – quello spagnolo – che soffoca le forze minori, non ha molta rappresentatività in Parlamento ma è molto attiva, invece, sul territorio.

D. – Si è letto in questi giorni di un movimento anti-sistema, poco organizzato, un po’ anarchico, che chiede vera democrazia subito e dice basta al potere di una casta di potenti che non rappresenta i cittadini. Quindi, al di là delle conseguenze sul dato politico di domenica prossima, sul piano sociologico che cosa si può dire?

R. – Si può dire che questi giovani appartengono alla cosiddetta generazione “ni ni”, cioè che hanno finito di studiare ma ancora non sono riusciti a trovare un posto nella società e succede che questa generazione ormai è stanca di aspettare, è stufa di subire continue vessazioni: affittare una casa costa troppo, il lavoro – se c’è e quando c’è – è precario … Ecco perché si chiamano “los indignados”; ecco perché chiedono, semplicemente, una maggiore attenzione nei loro confronti. Questo dato acquista una valenza maggiore se si conosce anche l’altro dato, quello della disoccupazione, che in Spagna ha raggiunto oltre il 20 per cento ed il 40 per cento dei disoccupati sono giovani: da qui, appunto, il malessere. Un malessere a cui si sono uniti, però, anche i pensionati, anche i disoccupati più adulti, gli immigrati … Questi ragazzi stanno diventando il punto di riferimento di un malcontento più generale.

D. – La lettura più originale del fenomeno mi sembra che sia quella del vuoto di speranze, del vuoto di valori …

R. - … mancanza di prospettive che angoscia questi ragazzi. Però, ecco, attenzione: loro non sono anti-sistema. C’è un cartello, innalzato da una ragazza, che dice: “E’ il sistema che è contro di noi; noi non siamo anti-sistema!”. Quindi, in realtà non c’è una violenza di fondo nella spinta di questo movimento, anzi, tutt’altro: ci tengono a dire che le loro uniche armi sono le mani e la testa con cui vogliono ragionare. Non a caso, la stessa Polizia che all’inizio aveva tentato di bloccare la protesta sul nascere a manganellate, poi ha rilasciato i 19 ragazzi che aveva arrestato, tra cui cinque minorenni. Adesso, a bloccare – o a tentare di bloccare – il movimento sono le Giunte elettorali locali, perché temono che in qualche misura questa protesta possa inquinare la campagna elettorale e quindi la libertà di esercizio del voto da parte dei cittadini.

D. – Dopo domenica prossima, comunque i partiti spagnoli dovranno tornare ad occuparsi delle persone, delle persone vere che sono in piazza in questi giorni?

R. – Assolutamente sì! Già stanno tentando di farlo, alcuni. Per esempio, il candidato socialista al comune di Madrid ha chiesto di poter incontrare, di poter venire anche lui a Puerta del Sol, dove appunto è l’epicentro della protesta, ma i rappresentanti del movimento lo hanno invitato a non farlo, perché vogliono evitare strumentalizzazioni prima delle elezioni. Ma dopo, sicuramente il dialogo partirà, anche perché lo stesso movimento si è posto come obiettivo quello di occupare le piazze fino a domenica prossima, fino al momento del voto; ma poi, dopo, cambieranno strategia. (gf)







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