Pakistan: comunità cristiana nel mirino dei fondamentalisti dopo l’uccisione di
Bin Laden
Cristiani pakistani "bersaglio numero uno" dell’estremismo islamico dopo l’uccisione
di Osama Bin Laden. La denuncia raccolta dall'agenzia AsiaNews, arriva da padre Akram
Javed Gill, parroco di Abbotabad cittadina in cui è stato ucciso il leader di Al
Qaeda. Il sacerdote conferma che sono aumentate le paure all’interno della comunità
cristiana e insieme ai cattolici, anche i fedeli delle altre denominazioni cristiane
“preferiscono rimanere chiusi in casa” e i loro capi evitano di compiere visite pastorali.
Il giorno in cui si è diffusa la notizia della morte di Bin Laden, spiega padre Gill,
i cristiani “si sono rintanati all’interno dello loro abitazioni e ci hanno chiesto
di mantenere un basso profilo”. La sera stessa si è tenuto un incontro nella chiesa
parrocchiale di S. Pietro, i fedeli hanno partecipato in massa per “stabilire le misure
di sicurezza e la strategia per i giorni successivi”. Il sacerdote racconta di non
aver potuto “lasciare casa per diversi giorni”, interrompendo di fatto “le attività
della chiesa, le visite pastorali” mentre in città “lo stato di allerta era massimo”.
“Il livello di attenzione – aggiunge – non è mai stato così elevato ad Abbotabad:
tutte le strade principali sono chiuse”. I 160 fedeli cattolici hanno chiamato in
continuazione padre Gill, raccontando la loro paura e il timore di rimanere vittime
di vendette dei fondamentalisti islamici. “Le famiglie cristiane del distretto di
Bilal – aggiunge – dove si trovava la villa di Bin Laden, sono tutte fuggite in altri
luoghi”. Padre Javed Gill parla di “partecipazione molto bassa alle messe”, sebbene
i militari abbiano predisposto un rigido sistema di sicurezza attorno ai luoghi di
culto. “La popolazione – dice – teme possibili attacchi” perché è consapevole che
“ogni volta che gli americani dicono o fanno qualcosa, i cristiani pakistani diventano
il bersaglio numero uno”. Lo scorso anno, per esempio, quando il pastore Usa Terry
Jones ha annunciato di voler bruciare il Corano, siamo stati oggetto di minacce. “Abbiamo
innalzato i muri di protezione – sottolinea – ma hanno lanciato ugualmente pietre
e bottiglie vuote contro la chiesa”. Anche i fedeli di altre denominazioni cristiane
restano barricati in casa, in un’area in cui “da diversi anni non si registra nemmeno
un incontro o un gruppo di studio sulla Bibbia”, a causa delle pressioni delle frange
locali. La situazione ad Abbotabad resta “critica” per le minoranze religiose, conclude
il sacerdote, per questo i cristiani pregano e digiunano“per la pace nella regione”.(M.G.)