Cile: la Chiesa interviene per evitare scontri violenti in campo ambientalista
I vescovi cileni intervengono per favorire il dialogo e allo stesso tempo ricordare
che per quanto riguarda i progetti energetici "una decisione basata esclusivamente
su interessi economici è eticamente inaccettabile". La Commissione permanente della
Conferenza episcopale del Cile ha infatti pubblicato la dichiarazione “Abbiamo cura
dei doni della Creazione”, inviata anche all’agenzia Fides, che vuole offrire una
riflessione, sul maggiore problema sociale che vive il Cile e riguarda la politica
ambientalista, con il progetto di costruzione di dighe nella zona di Aysén. A pochi
giorni dal 21 maggio, quando il Presidente del Cile, Sebastián Piñera, presenterà
al Congresso un resoconto della sua gestione, e si preannuncia una grande mobilitazione
popolare, i vescovi chiedono di evitare lo scontro diretto tra i vari protagonisti.
In molte città del Paese per il 21 maggio sono state organizzate, per la prima volta,
delle marce "tematiche": la marcia degli ambientalisti contro il progetto della costruzione
delle dighe noto come HidroAysén, la marcia degli sfollati del terremoto, la marcia
a favore dei prigionieri mapuche, gli studenti per la riforma dell’istruzione. Alla
fine della giornata, in ogni città, tutte queste marce si uniranno in una grande manifestazione
contro il governo e si teme l’intervento violento della polizia. "Come vescovi vogliamo
incoraggiare un dialogo serio, aperto e consapevole, evitando atteggiamenti di scontro,
e promuovere un sano discernimento" ha dichiarato il responsabile delle comunicazioni
della Conferenza episcopale del Cile (Cech), Jaime Coiro. Dinanzi al dibattito sull'energia
che si è acceso nelle ultime settimane, il portavoce della Cech ha detto che il dilemma
è "come conciliare il rispetto per l'ambiente con la crescente domanda d’energia".
Successivamente, Coiro ha affermato che una "decisione basata esclusivamente su interessi
economici è eticamente inaccettabile e deplorevole, perché è una squallida presa in
giro della società", e ha proseguito: “la Chiesa non concepisce lo sviluppo senza
considerare la sostenibilità ambientale", quindi "prima di affermare che la domanda
crescente di energia è condizione preliminare per il progresso, è necessario seguire
un processo, che deve essere affrontato come Paese, per costruire insieme un modello
di sviluppo". I vescovi infine hanno avvertito che "una risposta che umanizza la sfida
energetica richiede un dialogo a cui tutti gli individui e le comunità, soprattutto
quelle più coinvolte e interessate alle iniziative, devono partecipare, e il loro
parere deve essere preso in considerazione nelle decisioni che li riguardano". (R.P.)