Rapporto Censis: giovani italiani in calo e in ritardo su lavoro e istruzione
In Italia si è registrato, dal 2000 al 2010, un calo più di 2 milioni di cittadini
di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Nello stesso periodo gli over 65 sono invece
aumentati di 1 milione e 896 mila. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto del Censis
su giovani e mercato del lavoro. Su questo dato riferito alla riduzione dei giovani,
che minaccia il ricambio generazionale, si sofferma, al microfono di Federico Piana,
il direttore generale dell’istituto di ricerca socio-economica, Giuseppe Roma:
"Penso che
questo sia forse il più grave problema sociale che abbiamo da risolvere, perché è
alla base della convivenza civile. La questione delle generazioni è stato, per secoli,
il grande motore del rinnovamento umano, sociale, economico e produttivo. Penso che
questo sia un passaggio molto importante per la realtà italiana che ci spiega perché
l’Italia non cresce, perché i redditi delle famiglie non crescono, perché c’è disoccupazione
e perché non trionfa il merito, perché ci sono i corporativismi. Questo dato spiega
tanti perchè".
Le problematiche per i giovani riguardano soprattutto il
mondo del lavoro. I giovani occupati in Italia sono il 20,5%, mentre in Germania sono
il 46,2% e nel Regno Unito il 47,6%. La sfiducia nel futuro, sommata ad altri fattori,
si traduce in molti casi anche in una situazione di “volontaria inattività”: l’11,2%
dei giovani tra i 15 e i 24 anni non studia e non lavora. Lo stesso dato, riferito
alla media europea, è del 3,4%. Alla mancanza di lavoro e alla precarietà è anche
legato il calo dei matrimoni. Secondo l’Istat nel 2009 e nel 2010 sono stati 30 mila
in meno. Don Nicolò Anselmi, direttore della pastorale giovanile della Cei:
“I giovani
non si sposano, le convivenze crescono ed è una situazione di precarietà non soltanto
lavorativa, ma anche affettiva. Questo non aiuta. C’è anche una carenza di fede: chi
crede nella Provvidenza, chi crede nell’amore di Dio e nella vita, poi ha fiducia
nel Signore, che aiuterà quelle nuove creature che ama, desidera e non abbandona.
Ci deve anche essere un atteggiamento di fiducia nella vita, di dono di sé, di generosità.
In fondo il matrimonio - come tutte le vocazioni - è un consegnarsi ad un altro ed
oggi il clima d’individualismo - che diventa facilmente d’egoismo - non aiuta”.
Non
confortanti neanche i dati sull’’istruzione: i laureati sono il 20,7% mentre la media
europea è del 33%. Ma l’accesso al lavoro non è garantito anche in caso di formazione
universitaria. In Italia lavora il 66,9% dei laureati di età compresa tra i 25 e 34
anni, contro una media europea dell'84%. A destare preoccupazione è anche la marginalità
dei giovani rispetto ai mondi della politica e dell’imprenditoria. Giuseppe Failla,
responsabile nazionale dei giovani delle Acli. intervistato da Federico Piana:
“Però non
bisogna rinunciare alla voglia di partecipare. Credo che questo sia fondamentale.
La responsabilità cui le giovani generazioni sono chiamate oggi è quella di partecipare,
interessarsi alla vita sociale e politica. Si deve cercare di partecipare, quanto
più possibile, a questi mondi e a queste realtà. Solo attraverso la responsabilità,
anche delle giovani generazioni, è possibile cambiare un po’ questo sistema, altrimenti
l’unica soluzione che abbiamo è quella di arrendersi”.