Assemblea del Celam. Mons. Pecorari: rilanciare la missione in una società sempre
più laicista
“Abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste che scaturisca dall’incontro personale con
Cristo”: è quanto ha affermato l’arcivescovo di Aparecida e presidente del Consiglio
episcopale latino americano (Celam), il cardinale Raymundo Damasceno Assis, intervenendo
a Montevideo, in Uruguay, alla 33.ma assemblea generale del Celam. La plenaria, che
è iniziata lunedì scorso e si protrarrà fino al 20 maggio, prevede il rinnovo della
dirigenza e la designazione dei nuovi responsabili di dipartimenti e sezioni. Il servizio
della nostra inviata Alina Tufani:
I lavori
dell’Assemblea si sono aperti con il saluto del presidente della Conferenza episcopale
uruguayana, mons. Carlos Maria Collazzi Irazábal, che ha ricordato il tardizionale
saluto dei gauchos, l'Ave Maria Purissima, augurando che questo saluto orienti i lavori
dell’Episcopato. Nel suo intervento, il nunzio apostolico - l’arcivescovo Anselmo
Guido Pecorari - ha ricordato la ricorrenza dei 200 anni dall'inizio dei moti per
l'indipendenza del Paese e l’importante ruolo della Chiesa in questo processo. Ha
poi riconosciuto che, sebbene il fenomeno laicista dei primi anni del XX secolo non
abbia lasciato un forte anti-cattolicesimo, ha creato comunque molte difficoltà nel
lavoro della Chiesa uruguayana, soprattutto nell’educazione cattolica. Infine il cardinale
Marc Oullet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia
Commissione per l’America Latina, ha ribadito l’importanza di questa Chiesa per la
Sede Apostolica. Il porporato ha anche aggiunto che la nomina di mons. Octavio Ruiz
come segretario del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione è un riconoscimento
del Papa al contributo della Chiesa latino-americana alla Chiesa universale. Infine,
ha lanciato l’esortazione a fare di quest’Assemblea un nuovo cenacolo per il Continente
ed il mondo.
Sulla situazione della Chiesa in Uruguay ascoltiamo, al microfono
di Alina Tufani, il nunzio apostolico nel Paese, mons. Anselmo Guido Pecorari:
R. – L’Uruguay
è un Paese che per antichissima tradizione vive una separazione totale tra Stato e
Chiesa. Quindi, in Uruguay, l’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, che è
così ben rappresentato dal Celam, è una testimonianza di fronte alla società uruguayana
della presenza della Chiesa. Una presenza che, a mio avviso, deve essere incisiva
anche nei problemi non solo di carattere religioso, ma anche di carattere sociale
e civile.
D. – Qual è la presenza della Chiesa nella società?
R.
– La Chiesa non ha una presenza forte come negli altri Paesi dell’America Latina:
è una presenza numericamente più limitata. Dal punto di vista della vita, però, è
una presenza dinamica. La Chiesa cerca di far sentire la propria voce, soprattutto
in campo ecclesiale – logicamente – nel campo dell’educazione e ora anche in altri
settori, quali, per esempio, quello della difesa della vita, quello della famiglia,
del matrimonio, in settori importanti come quello della sanità.
D.
– Questo incontro dà luce ad una visione globale della Chiesa latino-americana, dopo
un incontro come quello di Aparecida. Quali sono gli sviluppi secondo la sua visione?
R.
– Non solo in Uruguay ma in tutta l’America Latina si sta cercando di realizzare in
modo incisivo quello che è stato deliberato ad Aparecida. Si sta soprattutto sviluppando
la missione continentale. Si tratta di una Chiesa in missione, impegnata nella rievangelizzazione
della società e che deve affrontare sfide molto grandi. C’è una società in America
Latina che sta diventando sempre più laicista e c’è, nello stesso tempo, la crescita
delle sette, che è una crescita rilevante, anche se in Uruguay forse lo è meno che
in altri Paesi. Questa sfida, comunque, deve seguire l’indicazione di Aparecida, con
un cammino di rievangelizzazione che non tradisca quello che rimane di buono – ed
è molto – delle tradizioni religiose. (ap)