Palestinesi in lutto dopo le vittime per la giornata della "Naqba"
Israele ha deciso di prolungare di 24 ore la chiusura della Cisgiordania e di mantenere
un massiccio schieramento di forze dell’ordine, sia sulle alture del Golan che a Gerusalemme
est. Il tutto dopo i disordini di ieri - che hanno interessato anche il confine con
il Libano - in occasione della giornata della "Naqba", in cui i palestinesi hanno
ricordato quello che definiscono "la catastrofe", cioè la nascita dello Stato ebraico.
Pesante il bilancio: l’esercito israeliano ha ucciso almeno 20 manifestanti che cercavano
di sconfinare dalle frontiere con la Siria e con il Libano. I palestinesi in Libano
hanno proclamato una giornata di lutto. Molti analisti vedono un collegamento tra
questi disordini e la destabilizzazione portata dalla cosiddetta primavera araba in
tutta la regione. Ipotesi confermata al microfono di Marco Guerra da Camille
Eid, giornalista esperto di Medio Oriente per il quotidiano “Avvenire”:
R. - Il governo
israeliano ha parlato della volontà - o del desiderio - del governo siriano di deviare
un po’ l’attenzione da quello che succede nelle città siriane contro il regime di
Assad e cercare quindi di creare una solidarietà interna alla popolazione, contro
Israele.
D. - Il sentimento anti-israeliano è, quindi, ancora un collante
per il mondo arabo che, in questo momento, è destabilizzato…
R. - Sì,
è un collante. Per quanto riguarda la Siria, però, i siriani non possono dimenticare
le dichiarazioni fatte da un pilastro del regime - che è poi il cugino di Assad -
Rami Makhlouf, al New York Times proprio tre giorni fa, quando ha detto che la stabilità
di Israele dipende dalla stabilità della Siria. Per l’opinione pubblica araba si è
quindi un po’ bruciato, perché ha presentato il regime siriano come un garante della
pace e della stabilità di Israele.
D. - Quello che è successo ieri potrebbe
essere un messaggio lanciato a tutta la comunità internazionale?
R.
- Esattamente. Può essere che la Siria abbia cercato di spingere Hezbollah ed alcune
organizzazioni palestinesi ad organizzare le manifestazioni sul confine, proprio per
provocare una protesta. Tutti gli anni, in occasione dell’anniversario della Naqba,
abbiamo assistito a delle manifestazioni, ma non con questo esito o con questo bilancio
di vittime. Sappiamo comunque che sulle alture del Golan non era stata sparata una
sola pallottola negli ultimi 30 anni.
D. - Chi è interessato, in quella
regione, a mantenere lo status quo?
R. - Soprattutto l’Occidente. Questo
spiega un po’ la sua perplessità ed il suo imbarazzo nel trattare con il regime siriano
alla stregua del trattamento nei confronti del regime libico: stiamo comunque parlando
di un regime simile rispetto a struttura e funzionamento, ed è stato lo stesso Stato
d’Israele a definire il regime di Damasco come l’ideale, in questo momento, per la
garanzia, la stabilità e la pace. E’ chiaro, però, che un discorso di questo tipo
non ha un seguito all’interno dell’humor delle popolazioni arabe. Per cui, può essere
anche un provocazione studiata ad hoc da parte di Damasco per dire che il mantenimento
del regime a Damasco può essere utile e proficuo per quanto riguarda la stabilità
dell’intero Medio Oriente. (vv)