Il Papa: stop a speculazioni e iniqua distribuzione delle risorse della terra
La verità, l’amore e la giustizia sono indispensabili per superare gli attuali squilibri
mondiali: è quanto ha detto il Papa ricevendo stamani i partecipanti al Congresso
Mondiale promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace per il 50.mo anniversario
dell'Enciclica “Mater et magistra”, scritta nel 1961 dal Beato Giovanni XXIII, a 70
anni dalla prima enciclica sociale, la Rerum Novarum di Leone XIII. Ce ne parla Sergio
Centofanti.
Ripercorrendo
gli elementi essenziali della Mater et magistra, Benedetto XVI ribadisce l’urgenza
di superare le disuguaglianze che affliggono l’umanità: la giustizia - afferma – “va
realizzata a livello universale”. E con Giovanni XXIII ricorda che “la Dottrina sociale
della Chiesa ha come luce la Verità, come forza propulsiva l’Amore, come obiettivo
la Giustizia”:
“La verità, l’amore, la giustizia, additati dalla
Mater et magistra, assieme al principio della destinazione universale dei beni, quali
criteri fondamentali per superare gli squilibri sociali e culturali, rimangono i pilastri
per interpretare ed avviare a soluzione anche gli squilibri interni all’odierna globalizzazione”.
Di
fronte a questi squilibri – sottolinea il Papa - c’è bisogno di ripristinare “una
ragione integrale” aperta al Trascendente che faccia rinascere “un pensiero morale
che superi l’impostazione delle etiche secolari, come quelle neoutilitaristiche e
neocontrattualiste, che si fondano su un sostanziale scetticismo e su una visione
prevalentemente immanentista della storia”, rendendo “arduo per l’uomo d’oggi accedere
alla conoscenza del vero bene umano”:
“Infatti, senza la conoscenza
del vero bene umano, la carità scivola nel sentimentalismo; la giustizia perde la
sua «misura» fondamentale; il principio della destinazione universale dei beni viene
delegittimato”.
Il Papa parla con preoccupazione delle tante disparità
che caratterizzano la nostra epoca, a danno soprattutto dei più poveri. E “non sono
meno preoccupanti – aggiunge - i fenomeni legati ad una finanza che, dopo la fase
più acuta della crisi, è tornata a praticare con frenesia dei contratti di credito
che spesso consentono una speculazione senza limiti”:
“Fenomeni di
speculazione dannosa si verificano anche con riferimento alle derrate alimentari,
all’acqua, alla terra, finendo per impoverire ancor di più coloro che già vivono in
situazioni di grave precarietà. Analogamente, l’aumento dei prezzi delle risorse energetiche
primarie, con la conseguente ricerca di energie alternative guidata, talvolta, da
interessi esclusivamente economici di corto termine, finiscono per avere conseguenze
negative sull’ambiente, nonché sull’uomo stesso”.
“La questione
sociale odierna - rileva con forza - è senza dubbio questione di giustizia sociale
mondiale” è “questione di distribuzione equa delle risorse materiali ed immateriali,
di globalizzazione della democrazia sostanziale, sociale e partecipativa”. Tale giustizia,
tuttavia, “non è possibile realizzarla poggiandosi sul mero consenso sociale, senza
riconoscere che questo, per essere duraturo, deve essere radicato nel bene umano universale”:
“Per
quanto concerne il piano della realizzazione, la giustizia sociale va attuata nella
società civile, nell’economia di mercato (cfr Caritas in veritate n. 35), ma anche
da un’autorità politica onesta e trasparente ad essa proporzionata, pure a livello
internazionale (cfr ibid., n. 67)”.
Riguardo alla missione della
Chiesa nel sociale, il Papa ribadisce il protagonismo dei fedeli laici, chiamati ad
“essere preparati spiritualmente, professionalmente ed eticamente”. Quindi cita la
Mater et magistra laddove parla “di un legittimo pluralismo tra i cattolici nella
concretizzazione della Dottrina sociale”:
“Possono sorgere anche
tra cattolici, retti e sinceri, delle divergenze. Quando ciò si verifichi non vengano
mai meno la vicendevole considerazione, il reciproco rispetto e la buona disposizione
a individuare i punti di incontro per un’azione tempestiva ed efficace: non ci si
logori in discussioni interminabili e, sotto il pretesto del meglio e dell’ottimo,
non si trascuri di compiere il bene che è possibile e perciò doveroso» (n. 219)”.
Il
Papa ricorda infine le innumerevoli realtà della Chiesa impegnate nel sociale e di
fronte ad un mondo spesso “ripiegato su se stesso” e “privo di speranza”, invita a
dare “la testimonianza della vita buona secondo il Vangelo”, nella logica dell’amore
e della fraternità.