2011-05-16 13:07:57

Il Papa: stop a speculazioni e iniqua distribuzione delle risorse della terra


La verità, l’amore e la giustizia sono indispensabili per superare gli attuali squilibri mondiali: è quanto ha detto il Papa ricevendo stamani i partecipanti al Congresso Mondiale promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace per il 50.mo anniversario dell'Enciclica “Mater et magistra”, scritta nel 1961 dal Beato Giovanni XXIII, a 70 anni dalla prima enciclica sociale, la Rerum Novarum di Leone XIII. Ce ne parla Sergio Centofanti.RealAudioMP3

Ripercorrendo gli elementi essenziali della Mater et magistra, Benedetto XVI ribadisce l’urgenza di superare le disuguaglianze che affliggono l’umanità: la giustizia - afferma – “va realizzata a livello universale”. E con Giovanni XXIII ricorda che “la Dottrina sociale della Chiesa ha come luce la Verità, come forza propulsiva l’Amore, come obiettivo la Giustizia”:

“La verità, l’amore, la giustizia, additati dalla Mater et magistra, assieme al principio della destinazione universale dei beni, quali criteri fondamentali per superare gli squilibri sociali e culturali, rimangono i pilastri per interpretare ed avviare a soluzione anche gli squilibri interni all’odierna globalizzazione”.

Di fronte a questi squilibri – sottolinea il Papa - c’è bisogno di ripristinare “una ragione integrale” aperta al Trascendente che faccia rinascere “un pensiero morale che superi l’impostazione delle etiche secolari, come quelle neoutilitaristiche e neocontrattualiste, che si fondano su un sostanziale scetticismo e su una visione prevalentemente immanentista della storia”, rendendo “arduo per l’uomo d’oggi accedere alla conoscenza del vero bene umano”:

“Infatti, senza la conoscenza del vero bene umano, la carità scivola nel sentimentalismo; la giustizia perde la sua «misura» fondamentale; il principio della destinazione universale dei beni viene delegittimato”.

Il Papa parla con preoccupazione delle tante disparità che caratterizzano la nostra epoca, a danno soprattutto dei più poveri. E “non sono meno preoccupanti – aggiunge - i fenomeni legati ad una finanza che, dopo la fase più acuta della crisi, è tornata a praticare con frenesia dei contratti di credito che spesso consentono una speculazione senza limiti”:

“Fenomeni di speculazione dannosa si verificano anche con riferimento alle derrate alimentari, all’acqua, alla terra, finendo per impoverire ancor di più coloro che già vivono in situazioni di grave precarietà. Analogamente, l’aumento dei prezzi delle risorse energetiche primarie, con la conseguente ricerca di energie alternative guidata, talvolta, da interessi esclusivamente economici di corto termine, finiscono per avere conseguenze negative sull’ambiente, nonché sull’uomo stesso”.

“La questione sociale odierna - rileva con forza - è senza dubbio questione di giustizia sociale mondiale” è “questione di distribuzione equa delle risorse materiali ed immateriali, di globalizzazione della democrazia sostanziale, sociale e partecipativa”. Tale giustizia, tuttavia, “non è possibile realizzarla poggiandosi sul mero consenso sociale, senza riconoscere che questo, per essere duraturo, deve essere radicato nel bene umano universale”:

“Per quanto concerne il piano della realizzazione, la giustizia sociale va attuata nella società civile, nell’economia di mercato (cfr Caritas in veritate n. 35), ma anche da un’autorità politica onesta e trasparente ad essa proporzionata, pure a livello internazionale (cfr ibid., n. 67)”.

Riguardo alla missione della Chiesa nel sociale, il Papa ribadisce il protagonismo dei fedeli laici, chiamati ad “essere preparati spiritualmente, professionalmente ed eticamente”. Quindi cita la Mater et magistra laddove parla “di un legittimo pluralismo tra i cattolici nella concretizzazione della Dottrina sociale”:

“Possono sorgere anche tra cattolici, retti e sinceri, delle divergenze. Quando ciò si verifichi non vengano mai meno la vicendevole considerazione, il reciproco rispetto e la buona disposizione a individuare i punti di incontro per un’azione tempestiva ed efficace: non ci si logori in discussioni interminabili e, sotto il pretesto del meglio e dell’ottimo, non si trascuri di compiere il bene che è possibile e perciò doveroso» (n. 219)”.

Il Papa ricorda infine le innumerevoli realtà della Chiesa impegnate nel sociale e di fronte ad un mondo spesso “ripiegato su se stesso” e “privo di speranza”, invita a dare “la testimonianza della vita buona secondo il Vangelo”, nella logica dell’amore e della fraternità.







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