2011-05-14 14:36:24

In un libro la figura e il ruolo del padre nel cinema italiano contemporaneo


E' stato presentato nei giorni scorsi presso il Centro San Luigi dei Francesi di Roma "I ricercati. Padri e figli nel cinema italiano contemporaneo", un volume di Mario Dal Bello, edito da Effatà Editrice, che segue e studia la figura paterna così come è stata raccontata dal cinema negli ultimi dieci anni. Nella lettura si scopre un orizzonte culturale e sociale del tutto inaspettato. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Spesso è soltanto il conflitto tra generazioni, che poi riserva mille sorprese e mille difficoltà. Altrettanto spesso, però, la riconciliazione è alle porte: il figlio ritrova la figura del padre, in un itinerario che prima s'era smarrito. Ci sono mille modi e mille declinazioni con cui il cinema ha raccontato questo perdersi e questo ritrovarsi e Mario Dal Bello ha dedicato ai padri e ai figli nel cinema un bel volume che esplora storia, tendenze, culture, con titoli, volti, prospettive, una vera panoramica ragionata con molte interviste ai protagonisti e agli interpreti. Abbiamo chiesto all'autore se, in questa ricerca reciproca, la prima mossa la fanno i padri o i figli:

R. - Da una parte la figura del padre è stata piuttosto accantonata, a partire dagli anni Sessanta: adesso, invece, mi sembra che sia in una fase di recupero della propria funzione, del proprio ruolo, anche se svolto in modo molto diverso dal passato; dall’altra anche i figli li ricercano, proprio perché essendo ormai la situazione delle famiglie molto cambiata rispetto al modulo tradizionale, questo bisogno della realtà paterna fa in modo che i figli li cerchino, a volte anche in maniera esasperata come succede – per esempio – nel film “Il figlio più piccolo” di Pupi Avati.

D. - Cinema americano e cinema italiano: quali differenze nel raccontare figura e ruolo del padre?

R. – La differenza fondamentale credo stia in questo: nel cinema americano la presenza e la figura del padre non è supposta, ma è sempre presente, anche se in varie maniere, naturalmente. Il cinema lo racconta analizzando diversi orizzonti, sotto diversi profili, ma è onnipresente. Nel cinema italiano, invece, la figura del padre va recuperata: quindi a volte c’è, ma più spesso non c’è o più spesso è accantonata, e il ruolo paterno molto spesso è preso dalla madre.

D. - La società si trova in sintonia con questa scoperta che il cinema ha già valorizzato?

R. - Io credo veramente che la società stia riscoprendo la figura paterna, soprattutto partendo dal livello di vita, esistenziale. Nell’ultima parte del libro ci sono quattro interviste a giovani attori che sono padri e loro parlano del loro ruolo e della loro figura in maniera completamente diversa dal passato: non sono il classico padre autoritario, ma l’uomo che recupera la sua funzione essenziale nel contesto della famiglia. Quindi credo che la società, pian piano, riuscirà a riconoscere la validità e la novità anche di questo ruolo. (mg)







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