Benedetto XVI: i cristiani non abbiano paura di annunciare il Vangelo anche se oggi
sono i più perseguitati
Tra le nuove schiavitù che colpiscono il nostro tempo, i cristiani portino il messaggio
liberante di Cristo senza temere nulla, neanche la persecuzione. Lo ha affermato Benedetto
XVI durante l’udienza nella quale ha accolto questa mattina, in Vaticano, gli oltre
cento partecipanti all’Assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie. Il gruppo
era guidato dal nuovo prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli,
l’arcivescovo Fernando Filoni. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Non c’è
ambito della Chiesa che non sia missionario, ma non si può essere missionari senza
nutrire passione per il messaggio che si va ad annunciare, senza restare soggiogati
dalla sua bellezza. Né, al contrario, se si teme che parlare di Cristo possa nuocere
alla propria incolumità. Il discorso rivolto da Benedetto XVI alle Pontificie Opere
Missionarie ha riportato un’eco della prima era della Chiesa, i cui membri non facevano
calcoli nel dichiarare la propria identità. Anche oggi, ha ripetuto il Papa, il testimone
cristiano è colui che parla della “grande Speranza” a una umanità che è spesso disperata:
“Nuovi
problemi e nuove schiavitù, infatti, emergono nel nostro tempo, sia nel cosiddetto
primo mondo, benestante e ricco ma incerto circa il suo futuro, sia nei Paesi emergenti,
dove, anche a causa di una globalizzazione caratterizzata spesso dal profitto, finiscono
per aumentare le masse dei poveri, degli emigranti, degli oppressi, in cui si affievolisce
la luce della speranza”.
Chiariti gli scenari della missione, Benedetto
XVI ha parlato dei missionari. Anzitutto, ha detto, non si può esserlo veramente se
non si è certi “che la Parola di Dio è la verità salvifica di cui ogni uomo in ogni
tempo ha bisogno”:
“Se questa convinzione di fede non è profondamente
radicata nella nostra vita, non potremo sentire la passione e la bellezza di annunciarla.
In realtà, ogni cristiano dovrebbe fare propria l’urgenza di lavorare per l’edificazione
del Regno di Dio. Tutto nella Chiesa è al servizio dell’evangelizzazione: ogni settore
della sua attività e anche ogni persona, nei vari compiti che è chiamata a svolgere”.
Compiti,
ha proseguito Benedetto XVI, che possono andare dalla catechesi al servizio della
carità: tutto nella Chiesa, ha detto il Papa, “è missione”. Tuttavia, ha aggiunto,
per rimanere tale “il messaggero del Vangelo deve rimanere sotto il dominio della
Parola e deve alimentarsi dei Sacramenti”:
“Solo radicati profondamente
in Cristo e nella sua Parola si è capaci di non cedere alla tentazione di ridurre
l’evangelizzazione ad un progetto solo umano, sociale, nascondendo o tacendo la dimensione
trascendente della salvezza offerta da Dio in Cristo. E’ una Parola che deve essere
testimoniata e proclamata esplicitamente, perché senza una testimonianza coerente
essa risulta meno comprensibile e credibile”.
“Il ministero dell’evangelizzazione
è affascinante ed esigente”, ha ripetuto ancora il Pontefice. “Richiede amore per
l’annuncio e la testimonianza, un amore così totale che può essere segnato anche dal
martirio”. Anche in questo caso, ha asserito:
"La Chiesa non può
venire meno alla sua missione di portare la luce di Cristo, di proclamare il lieto
annuncio del Vangelo, anche se ciò comporta la persecuzione. E’ parte della sua stessa
vita, come lo è stato per Gesù. I cristiani non devono avere timore, anche se 'sono
attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo
della propria fede'”.
Benedetto XVI aveva iniziato l’udienza salutando
il nuovo prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, mons. Fernando
Filoni, e unendo “un fervido augurio di fruttuoso ministero”. E “viva gratitudine”
è stata espressa dal Papa al cardinale Ivan Dias per il suo “generoso ed esemplare
servizio”, reso per molti anni in seno al Dicastero missionario e alla Chiesa universale.
“Il Signore – è stato l’auspicio del Pontefice – continui a guidare con la sua luce
questi due fedeli operai della vigna”.