Il Papa: il vero fascino della sessualità nasce dalla grandezza degli orizzonti schiusi
dall’amore di Dio
“Il vero fascino della sessualità” nasce dalla grandezza degli orizzonti schiusi dall’amore
di Dio: in questa prospettiva, corpo e spirito non si contrappongono: è quanto ha
detto il Papa ricevendo i partecipanti all'incontro promosso dal Pontificio Istituto
Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, fondato 30 anni fa da Papa Wojtyla,
nello stesso anno – ha ricordato Benedetto XVI - in cui subì l’attentato in Piazza
San Pietro. Il servizio di Sergio Centofanti.
“Coniugare
la teologia del corpo con quella dell’amore per trovare l’unità del cammino dell’uomo”:
il Papa offre questa indicazione a partire da un esempio sui nudi dipinti da Michelangelo,
corpi “abitati da luce, vita, splendore”. Il grande artista “voleva mostrare così
che i nostri corpi nascondono un mistero”, il fatto che “in essi lo spirito si manifesta
e opera”. Nel disegno di Dio non c’è dunque opposizione tra spirito e corpo. Nella
prospettiva originaria “i corpi di Adamo ed Eva - prosegue Benedetto XVI - appaiono,
prima della Caduta, in perfetta armonia”: l’eros è un ricevere amore da Dio per poterlo
ridonare. Nell’amore l’uomo è ricreato. Inizia cioè una nuova vita, “la vita della
nuova unità dei due in una carne”:
“Il vero fascino della sessualità
nasce dalla grandezza di questo orizzonte che schiude: la bellezza integrale, l’universo
dell’altra persona e del ‘noi’ che nasce nell’unione, la promessa di comunione che
vi si nasconde, la fecondità nuova, il cammino che l’amore apre verso Dio, fonte dell’amore.
L’unione in una sola carne si fa allora unione di tutta la vita, finché uomo e donna
diventano anche un solo spirito”.
“Si apre così un cammino in cui
il corpo ci insegna il valore del tempo, della lenta maturazione nell’amore”:
“In
questa luce, la virtù della castità riceve nuovo senso. Non è un ‘no’ ai piaceri e
alla gioia della vita, ma il grande ‘sí’ all’amore come comunicazione profonda tra
le persone, che richiede il tempo e il rispetto, come cammino insieme verso la pienezza
e come amore che diventa capace di generare vita e di accogliere generosamente la
vita nuova che nasce”.
“Il corpo – spiega il Papa - contiene anche
un linguaggio negativo: ci parla di oppressione dell’altro, del desiderio di possedere
e sfruttare. Tuttavia, sappiamo che questo linguaggio non appartiene al disegno originario
di Dio, ma è frutto del peccato”:
“Quando lo si stacca dal suo senso
filiale, dalla sua connessione con il Creatore, il corpo si ribella contro l’uomo,
perde la sua capacità di far trasparire la comunione e diventa terreno di appropriazione
dell’altro. Non è forse questo il dramma della sessualità, che oggi rimane rinchiusa
nel cerchio ristretto del proprio corpo e nell’emotività, ma che in realtà può compiersi
solo nella chiamata a qualcosa di più grande?”.
Ma Dio - sottolinea
Benedetto XVI - offre all’uomo “un cammino di redenzione del corpo, il cui linguaggio
viene preservato nella famiglia” che diventa “il luogo dove la teologia del corpo
e la teologia dell’amore s’intrecciano”. Qui si impara la bontà del corpo “nell’esperienza
di amore che riceviamo dai genitori. Qui si vive il dono di sé in una sola carne,
nella carità coniugale che congiunge gli sposi. Qui si sperimenta la fecondità dell’amore,
e la vita s’intreccia a quella di altre generazioni”:
“E’ nella famiglia
che l’uomo scopre la sua relazionalità, non come individuo autonomo che si autorealizza,
ma come figlio, sposo, genitore, la cui identità si fonda nell’essere chiamato all’amore,
a riceversi da altri e a donarsi ad altri”. Con l’Incarnazione
si assiste al “movimento umile di Dio che si abbassa verso il corpo, per poi elevarlo
verso di sé”: la carne, “peccatrice in Adamo”, viene “assunta e redenta da Cristo.
È una carne che diventa sempre più piena di luce e di Spirito, piena di Dio”. In questa
prospettiva – conclude il Papa - la teologia del corpo “evita il rischio di superficialità
e consente di cogliere la grandezza della vocazione all’amore, che è una chiamata
alla comunione delle persone nella duplice forma di vita della verginità e del matrimonio”.