Comunità di Sant'Egidio: assistiti 150mila malati di Aids in Africa. Bagnasco: educare
alla pratica corretta della sessualità
Sono almeno 150 mila le persone assistite in Africa da Dream, il progetto della Comunità
di Sant’Egidio dedicato alla lotta all’Aids. Il rapporto 2011 è stato presentato questa
mattina a Roma, e, intervenendo, il presidente della Cei il cardinale Bagnasco, ha
chiesto che l’Europa non lasci sola l’Africa nella lotta a questa malattia. Il servizio
di Alessandro Guarasci.
Con le cure
giuste, con medici e infermieri preparati l’Aids può essere sconfitta in Africa. Il
progetto Dream è attivo in 10 Paesi africani e sono 14 mila i bambini nati sani da
madri sieropositive. I Paesi industrializzati, e in particolare l’Europa, devono dimostrare
di credere nella capacità delle cure. Il cardinale Angelo Bagnasco:
“L’Europa
non deve chiudersi, deve aprirsi con intelligenza, con cuore, solidarietà intelligente,
organizzata, ma assolutamente non si può vivere in difesa”.
Importante
anche un corretto stile di vita. Ancora il cardinale Bagnasco:
“Occorre
accrescere la prevenzione mediante l’educazione al rispetto del valore sacro della
vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità umana”.
I
fondi sono vitali per garantire le giuste cure, l’accesso ai farmaci che combattono
l’infezione. Il ministro della Salute Ferruccio Fazio:
“In
Africa subsahariana oggi solo il 37% delle persone idonee al trattamento hanno effettivo
accesso al trattamento. Il concetto di accesso al trattamento non può essere solo
riferito alla terapia farmacologica, ma si riferisce anche alla sensibilizzazione
della popolazione, ai servizi diagnostici, al monitoraggio dell’efficacia della tossicità,
ai servizi di assistenza sociale dell’individuo e del nucleo familiare”.
L’esperienza
di Dream, oltre un milione e trecentomila visite effettuate, dimostra che in tanti
casi l’infezione viene sconfitta. Noorjeham Abdul Magid, responsabile
del progetto in Mozambico, il Paese dove il progetto ha avuto origine:
“Più
del 98% dei bambini nati da madre sieropositiva sono sani: sotto l’1% dalla nascita
e sotto il 3% dopo un anno”.