"Vivere insieme": Rapporto del Consiglio d'Europa sul valore della convivenza con
gli immigrati
La diffusione dell’intolleranza, la dilagante discriminazione, il crescente sostegno
ai partiti xenofobi e populisti, la perdita di libertà democratiche sono alcune delle
minacce ai valori tradizionali delle società europee. Lo evidenzia il Rapporto stilato
da un gruppo di "saggi", incaricato dal Consiglio d’Europa, e presentato ieri a Istanbul
da Javier Solana. Il testo sottolinea come per molti la diversità rappresenti una
minaccia, e propone una serie di risposte per “Vivere insieme”, secondo il titolo
del Rapporto. Francesca Sabatinelli ha intervistato Mara Tognetti, docente
di Politiche migratorie all'università Bicocca di Milano:
R. - I "saggi"
ci dicono che la convivenza sarà la cifra del nostro futuro, sarà la normalità. Poi,
certamente, ci servono alcune regole, regole di tipo universalistico, che valgano
per tutti i Paesi, per tutti i cittadini: regole che tengano conto di un contesto
europeo e di un contesto mondiale.
D. – Eppure, ci sono tanti elementi
oggi che ci dicono come le società stiano rifiutando la diversità anche e soprattutto
nelle loro politiche. Lei che rischi vede?
R. – Innanzitutto, questo
incrementa il processo di individualizzazione che caratterizza l’attuale fase della
società europea e non solo. L’assenza di un’accettazione della condivisione, della
diversità come dato normale positivo, importante, invece di diluire i conflitti tende
a incrementarli e ad accentuarli.
D. – Si evidenzia nel Rapporto come
si percepisca la diversità come una minaccia…
R. - Ognuno di noi tende
a sottolineare le proprie diversità rispetto all’altro. Questo va nella linea di rafforzamento
delle identità, ma deve essere anche un elemento su cui puntare per includere chi
è segnato da diversità somatiche, linguistiche, di provenienza culturale. Per cui,
la diversità andrebbe valorizzata come elemento di potenzialità. Poi, è chiaro che
in situazione di insicurezza, di crisi economica, di conflitti, di tensioni, la diversità
è facilmente sfruttabile ed è sfruttata, in particolare, nel nostro Paese come elemento
del conflitto. Per coagulare i gruppi è fondamentale creare il nemico.
D.
– Il nemico nel Rapporto dei "saggi" viene soprattutto identificato oggi nei rom e
negli immigrati …
R. – Sì, certamente, perché è il "nemico" più facile
da individuare, perché è molto distante, perché è molto diverso. Arriva da altri Paesi,
è sporco, malconcio, e quindi diventa molto facile creare delle categorie in cui certi
nemici sono più nemici di altri.
D. – Immagino che questo documento
sia da considerarsi una preziosa guida per le leadership europee… Sono pronte ad accettarlo,
secondo lei?
R. – Non basta una linea guida, un Rapporto, che è sempre
importante perché segna un punto, ma va diffuso, spiegato, sostenuto, va accompagnato,
declinato. Questo è un primo punto che richiede però un altro lavoro molto importante
di formazione, di sensibilizzazione, di traduzione poi delle direttive, delle indicazioni
nei diversi Paesi, tenendo conto che ovviamente l’Europa è fatta di Paesi che hanno
loro specificità che non possono essere cancellate in nome della convivenza. (bf)