Sri Lanka: nuovo appello del vescovo di Jaffna per i profughi nel nord del Paese
Resta difficile nello Sri Lanka la situazione per migliaia di profughi: nonostante
il lungo conflitto civile durato venticinque anni sia da tempo cessato, nel nord del
Paese grandi masse di popolazione vivono ancora in condizioni precarie. Un nuovo appello
al Governo per porre in atto gli interventi necessari a consentire il ritorno nei
luoghi di origine delle persone sfollate per la guerra è stato lanciato dal vescovo
di Jaffna, Thomas Savundaranayagam, che ha potuto compiere una visita nei remoti campi
di soccorso sparsi, spesso, nelle zone più impervie della giungla. «Dopo anni di vita
nei campi di soccorso - ha sottolineato il presule ripreso da L'Osservatore Romano
- i profughi hanno nostalgia dei loro villaggi». Le operazioni di rientro degli sfollati
nei villaggi, secondo le autorità civili, sono rallentate dalla presenza di un considerevole
numero di mine abbandonate durante i combattimenti che hanno viste contrapposte le
forze governative a quelle delle Tigri tamil. Attualmente, secondo le stime, sarebbero
circa 1.500 i militari e i volontari di varie organizzazioni impegnati nelle opere
di bonifica per mettere in sicurezza le aree e consentire alle persone il rientro
nelle loro case. Durante la sua visita pastorale, mons. Savundaranayagam ha potuto
testimoniare personalmente le ansie e le preoccupazioni dei profughi. «Queste persone
attendono il rientro e sono deluse - ha ribadito il vescovo di Jaffna - e per loro,
la prossima mossa del Governo è quella di lasciarli tornare a casa». Secondo alcune
stime sarebbero ancora oltre 300.000 i cosiddetti «internally displaced people», i
profughi del conflitto terminato nel 2009. Almeno 200.000 sarebbero riusciti a tornare
nei propri villaggi di origine, ma senza alcun tipo di assistenza e di protezione.
Peraltro, lo Sri Lanka è spesso devastato dalle alluvioni che rendono la situazione
umanitaria ancora più grave. Le alluvioni dello scorso gennaio hanno colpito vaste
zone, mettendo in condizioni di estrema difficoltà oltre un milione di persone. Oltre
300.000 sono stati gli sfollati a causa delle inondazioni. La Caritas nel Paese ha
come obiettivo principale proprio la realizzazione di strutture permanenti per l’assistenza
in caso di calamità. (L.Z.)