Frontiere chiuse, la Danimarca sospende il Trattato di Schengen
La riforma del Trattato di Schengen è stata al centro del Consiglio straordinario
dei ministri degli interni in corso oggi a Bruxelles. Tra i temi sul tavolo dei 27
l’emergenza immigrazione e la decisione improvvisa della Danimarca di reintrodurre
i controlli doganali alla frontiera con la Germania e la Svezia. L’Italia, in linea
con la Commissione europea, è contraria alle chiusure parziali di Schengen, sottolinea
al termine dell’incontro il responsabile del Viminale Roberto Maroni che aggiunge:
in Europa sono buone le intenzioni ma manca la concretezza. Il servizio di Laura
Forzinetti.
Sulla necessità
di modificare il sistema di Schengen, e sulle falle dell’area di libera circolazione
europea, Stefano Leszczynski ha intervistato Monica Spatti, ricercatrice
esperta di questioni europee all’Università Cattolica di Milano:
R. – In realtà,
quando il sistema non ha funzionato è stato soprattutto perché gli Stati non hanno
voluto farlo funzionare: si veda quello che è successo in Francia - che qualche mese
fa ha sospeso gli accordi per un giorno - e quello che sta accadendo in Danimarca…
Quindi, secondo me, il problema non è tanto nella normativa dell’Unione Europea, quanto
nell’applicazione che gli Stati danno a queste norme.
D. – Si può parlare
di una errata interpretazione da parte degli Stati dello strumento di Schengen? Insomma:
sembra quasi che più che uno strumento di libera circolazione interna sia uno strumento
utilizzato per difendersi da flussi migratori indesiderati …
R. – Più
che una cattiva interpretazione, io ci trovo la malafede. Ad esempio, la Danimarca
ha deciso adesso di ripristinare i controlli alle frontiere. Lo fa sapendo di violare
una normativa dell’Unione Europea, perché le norme prevedono la possibilità per gli
Stati di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere, sia pure per motivi
specifici.
D. – Tra i problemi che possono portare alla sospensione
del Trattato, quello dell’immigrazione non è contemplato in maniera diretta …
R.
– No, assolutamente. Gli Stati possono ripristinare i controlli alle frontiere per
motivi di ordine pubblico e sicurezza. Ad esempio, dopo gli attentati a Londra nel
2005, per alcune settimane la Francia ha ripristinato i controlli alle frontiere perché
al tempo c’era un allarme-terrorismo. L’Italia, ancora, in occasione del G8 di Genova
nel 2001 e del G8 dell’Aquila, ha ripristinato per alcuni giorni i controlli alle
frontiere per motivi di ordine pubblico.
D. – Questa situazione relativa
al Trattato di Schengen, che è venuta a crearsi, quanto è legata in realtà all’assenza
di una vera e propria politica estera dell’Unione Europea?
R. – Credo
sia facile per tutti constatare come negli ultimi anni, negli ultimi mesi soprattutto,
sembra che in Europa si sia tornati a un certo nazionalismo da parte dei singoli Stati.
L’Unione Europea è vista quasi come qualcosa di negativo, come se fosse l’origine
di tutti i mali. L’immigrazione è un problema che va gestito a livello di Unione Europea,
perché i singoli Stati da soli non sono in grado di gestire il fenomeno.
D.
– Il presidente della Commissione europea, Barroso, ha parlato di interpretazioni
populistiche…
R. – Concordo appieno. Se la Danimarca persisterà sulla
sua posizione, la Commissione proporrà probabilmente una procedura di infrazione nei
suoi confronti, perché la sua posizione è una chiara violazione della normativa dell’Unione
Europea. (gf)