2011-05-11 11:13:40

L'arcivescovo di Chieti: la preghiera è il respiro della vita


Il Pontefice ha spiegato nell'udienza generale del 4 maggio scorso che intento delle sue catechesi è cercare di imparare a vivere ancora “più intensamente il nostro rapporto con il Signore, quasi una ‘scuola di preghiera’”. Su questo nuovo ciclo di meditazioni all’udienza del mercoledì, Alessandro Gisotti ha chiesto un commento a mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:RealAudioMP3

R. – Il Papa dice che il senso dell’esistenza rimane oscuro e sconfortante se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e il suo disegno sul mondo. Questo, in fondo, è quello che fa la preghiera. La preghiera àncora le opere e i giorni al mistero santo, ci fa riscoprire custoditi nel grembo della Trinità divina e proprio così dà fondamento ma anche orizzonti di speranza e di fiducia al nostro cammino. Ecco perché la preghiera è il respiro della vita e per il credente è la continua sorgente di luce e di pace che lo rende libero e capace di incidere nella storia secondo la volontà del Padre nella sequela di Gesù.

D. – Il Papa ha detto, nell’udienza generale di mercoledì scorso: “In ogni preghiera si esprime sempre la verità della creatura umana”…

R. - Nel senso più profondo, perché l’uomo non è una monade: l’uomo è creato da Dio come partner di un’alleanza d’amore: è l’Altro che Dio ha voluto nella gratuità del dono, perché nella libertà questo “Altro” potesse corrispondergli. Dio ci ha fatti per contemplare il suo volto: Sant’Agostino lo dice in maniera struggente all’inizio delle “Confessioni”: “Hai fatto il nostro cuore per te ed esso è inquieto finché non riposa in te”. E allora, pregando, l’uomo si pone nell’atteggiamento più radicale e vero che ci possa essere, della creatura davanti al Creatore.

D. – Con umiltà il Papa ha detto: “La preghiera non va data mai per scontata. Occorre sempre reimparare a pregare” …

R. – E’ molto bella la formula “scuola della preghiera”. E’ una formula che, anche personalmente, ho amato e amo molto, tanto che nella mia diocesi ho istituito una “scuola della preghiera”. Perché è così importante parlare di “scuola della preghiera”? Etimologicamente, “scholé” significa “l’indugiante pensare”, come dire: la preghiera non si improvvisa. Proprio perché essa investe in maniera così radicale l’essere umano davanti a Dio ed apre così profondamente alle sorgenti eterne, bisogna educarsi alla preghiera.

D. – “Orazione” non è in contrasto con “azione”: abbiamo da ultimo un esempio luminoso come il Beato Karol Wojtyla…

R. – Giovanni Paolo II – per chiunque abbia avuto la grazia di stargli vicino anche pochi momenti, durante una celebrazione eucaristica – appariva un uomo totalmente immerso in Dio e nello stesso tempo, proprio per questo profondamente umano. Ciò è la verifica sul duplice versante di quello che Papa Benedetto XVI ci ha detto iniziando questa “scuola della preghiera”: proprio perché la preghiera ci immerge più profondamente in Dio, Trinità Santa, ci rende anche più profondamente umani, capaci di sintonizzarci in ciò che di vero, bello e autentico c’è in ogni essere umano. (gf)







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