Libia. La Nato: non sappiamo se Gheddafi sia ancora vivo. Mons. Martinelli: la gente
è stanca, a Tripoli non si vive più
La Nato non sa se Gheddafi sia vivo o morto, dopo gli 8 raid aerei di ieri notte che
hanno colpito Tripoli e in particolare il bunker del rais. Ma l’Alleanza precisa che
il bersaglio non è il colonnello ma l’apparato bellico del regime. Intanto il ministro
della Difesa La Russa ha sottolineato che l’Italia non partecipa a bombardamenti,
anche condivisibili, sulle città. Il servizio di Debora Donnini.
Proseguono,
intanto, i combattimenti a Misurata tra insorti e forze governative. Ma c’è il rischio
che Gheddafi possa replicare agli attacchi con azioni terroristiche? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana:
R. – Sappiamo
che sono stati uccisi molti civili. Sappiamo che i suoi bombardamenti su Misurata
e su altre città non vanno certo per il sottile. Sappiamo che ha mandato i cecchini
a sparare sulla gente; sappiamo che ha usato i mercenari per terrorizzare la gente.
Quindi, diciamo che una qualche forma di terrorismo interno è già sicuramente in atto.
Sul terrorismo esterno, sono per il momento relativamente ottimista perché – secondo
me – se Gheddafi ha una speranza di uscire da questa situazione è proprio quella di
non perdere del tutto la disponibilità alla trattativa diplomatica di molti Paesi,
come l’Italia.
D. – La nuova avanzata degli insorti è favorita dall’aumento
dei raid della Nato? C’è una nuova strategia dell’Alleanza?
R. – Non saprei
dire se c’è una nuova strategia dell’Alleanza, però la coalizione internazionale non
impiega tutto il potere di fuoco che potrebbe gettare sul campo e questo fa sì che
l’esercito di Gheddafi resista senza essere spazzato via. Siccome è ormai chiaro che
una parte molto consistente dell’esercito continua ad essere fedele al rais, lo stallo
prosegue.
D. – E’ possibile, a questo punto della situazione, l’apertura di
negoziati? E soprattutto con quale destino per Gheddafi?
R. – Sulla trattativa
diplomatica abbiamo visto come è finita quella dei Paesi africani: i ribelli, inevitabilmente,
per aprire una trattativa sul cessate-il-fuoco pretendono che Gheddafi se ne vada.
Ma questo Gheddafi non ha intenzione di farlo in tempi brevi. Quindi, io credo che
oggettivamente le prospettive di una trattativa per il cessate-il-fuoco siano al momento
molto, molto misere. (mg)
Intanto, cresce in Libia anche l’emergenza umanitaria
per gli oltre 750 mila profughi in fuga dal conflitto. L’Onu sottolinea che il protrarsi
delle operazioni militari tra due mesi potrebbe portare, nella Cirenaica, all’esaurimento
delle scorte alimentari. A Tripoli, intanto, i bombardamenti della Nato continuano,
incessantemente, a colpire varie zone della capitale provocando gravi disagi, anche
sotto il profilo psicologico, tra la popolazione. Ascoltiamo il vicario apostolico
di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, intervistato da Kelsea
Brennan-Wessels:
R. – Sono stati
bombardati alcuni siti intorno a Tripoli, quindi certamente la notte è stata molto
turbolenta, sia a causa delle bombe sia degli aerei. Quando passano questi aerei non
si dorme, e quando vanno giù le bombe sentiamo fortemente questo brivido, questa sensazione
di precarietà.
D. – Come è la situazione umanitaria?
R. – Non siamo
preoccupati per il cibo, quanto per l’aspetto morale. La gente è stanca, scappa, non
ne vuole sapere più nulla; non c’è più vita sociale, la vita di famiglia non esiste
più; molte famiglie sono partite per la Tunisia… E’ seriamente compromessa tutta una
rete di rapporti che c’erano e che, purtroppo, non ci sono più. Quindi, le bombe non
colpiscono soltanto a siti militari. Le bombe colpiscono “siti” psicologici ben precisi,
che disturbano tutta una società. Ed io, seguendo anche quello che ha detto il Papa
prima di Pasqua, invoco un “cessate-il-fuoco” che significhi realmente un fermarsi
e riflettere sulle possibilità anche di un dialogo politico-diplomatico. E questo
penso che sia importante perché l’aspetto politico e diplomatico è stato molto trascurato.
(gf)