Libia, nuovi attacchi al bunker di Gheddafi. Mons. Martinelli: la gente è stanca,
a Tripoli non si vive più
In Libia, è stato sferrato un nuovo attacco della Nato contro obiettivi sensibili
a Tripoli. Il bombardamento, avvenuto all’alba, avrebbe preso di mira la base in cui
si sarebbe rifugiato il colonnello Gheddafi. Nell’operazione sarebbero rimasti feriti
alcuni bambini. Proseguono, intanto, i combattimenti a Misurata tra insorti e forze
governative. Ma c’è il rischio che Gheddafi possa replicare agli attacchi con azioni
terroristiche? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione,
vice direttore di Famiglia Cristiana:
R. – Sappiamo
che sono stati uccisi molti civili. Sappiamo che i suoi bombardamenti su Misurata
e su altre città non vanno certo per il sottile. Sappiamo che ha mandato i cecchini
a sparare sulla gente; sappiamo che ha usato i mercenari per terrorizzare la gente.
Quindi, diciamo che una qualche forma di terrorismo interno è già sicuramente in atto.
Sul terrorismo esterno, sono per il momento relativamente ottimista perché – secondo
me – se Gheddafi ha una speranza di uscire da questa situazione è proprio quella di
non perdere del tutto la disponibilità alla trattativa diplomatica di molti Paesi,
come l’Italia.
D. – La nuova avanzata degli insorti è favorita dall’aumento
dei raid della Nato? C’è una nuova strategia dell’Alleanza?
R. – Non
saprei dire se c’è una nuova strategia dell’Alleanza, però la coalizione internazionale
non impiega tutto il potere di fuoco che potrebbe gettare sul campo e questo fa sì
che l’esercito di Gheddafi resista senza essere spazzato via. Siccome è ormai chiaro
che una parte molto consistente dell’esercito continua ad essere fedele al rais, lo
stallo prosegue.
D. – E’ possibile, a questo punto della situazione,
l’apertura di negoziati? E soprattutto con quale destino per Gheddafi?
R.
– Sulla trattativa diplomatica abbiamo visto come è finita quella dei Paesi africani:
i ribelli, inevitabilmente, per aprire una trattativa sul cessate-il-fuoco pretendono
che Gheddafi se ne vada. Ma questo Gheddafi non ha intenzione di farlo in tempi brevi.
Quindi, io credo che oggettivamente le prospettive di una trattativa per il cessate-il-fuoco
siano al momento molto, molto misere. (mg)
Intanto, cresce in Libia anche
l’emergenza umanitaria per gli oltre 750 mila profughi in fuga dal conflitto. L’Onu
sottolinea che il protrarsi delle operazioni militari tra due mesi potrebbe portare,
nella Cirenaica, all’esaurimento delle scorte alimentari. A Tripoli, intanto, i bombardamenti
della Nato continuano, incessantemente, a colpire varie zone della capitale provocando
gravi disagi, anche sotto il profilo psicologico, tra la popolazione. Ascoltiamo il
vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, intervistato
daKelsea Brennan-Wessels:
R. – Sono
stati bombardati alcuni siti intorno a Tripoli, quindi certamente la notte è stata
molto turbolenta, sia a causa delle bombe sia degli aerei. Quando passano questi aerei
non si dorme, e quando vanno giù le bombe sentiamo fortemente questo brivido, questa
sensazione di precarietà.
D. – Come è la situazione umanitaria?
R.
– Non siamo preoccupati per il cibo, quanto per l’aspetto morale. La gente è stanca,
scappa, non ne vuole sapere più nulla; non c’è più vita sociale, la vita di famiglia
non esiste più; molte famiglie sono partite per la Tunisia… E’ seriamente compromessa
tutta una rete di rapporti che c’erano e che, purtroppo, non ci sono più. Quindi,
le bombe non colpiscono soltanto a siti militari. Le bombe colpiscono “siti” psicologici
ben precisi, che disturbano tutta una società. Ed io, seguendo anche quello che ha
detto il Papa prima di Pasqua, invoco un “cessate-il-fuoco” che significhi realmente
un fermarsi e riflettere sulle possibilità anche di un dialogo politico-diplomatico.
E questo penso che sia importante perché l’aspetto politico e diplomatico è stato
molto trascurato. (gf)