India: due Memorandum alla presidente Patil sulle violenze contro i cristiani
C’è un vero e proprio “corridoio color zafferano” – che è il colore utilizzato dai
militanti dei gruppi estremisti indù – che si estende da un parte all’altra dell’India,
sul versante occidentale e su quello orientale, con un unico scopo: colpire in tutti
i modi le comunità cristiane, con atti aperti o subdoli e sotterranei. E’ la denuncia
contenuta in due Memorandum presentati alle massime autorità dell’India dalle comunità
cristiane, attraverso movimenti ecumenici come il “Global Council of Indian Chrstians”
(Gcic) e il “Catholic Secular Forum”, entrambe organizzazioni che accolgono fedeli
di tutte le confessioni e che costituiscono antenne sul territorio indiano per la
tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei credenti in Cristo. Negli ultimi
tre anni si è reso evidente, da oltre mille episodi anticristiani avvenuti, come esista
una “linea di estremismo” che attraversa gli Stati di Orissa, Chhattisgarh, Madhya
Pradesh, Maharashtra e Gujarat nell’India centrale, ma anche Andra Pradesh e Karnataka
nella parte meridionale del paese. “Si sono verificati oltre 100 casi di autentico
martirio di cristiani, migliaia di sfollati, centinaia di chiese, comunità e istituti
attaccati” nota il Memorandum sottoposto al Presidente dell’India Pratibha Patil,
all’indomani della manifestazione di protesta e digiuno organizzata in Orissa. Proprio
l’Orissa rappresenta il “crocevia dell’odio” e del tentativo di “pulizia etnica” ai
danni dei cristiani, nota il testo. Il documento ricorda che “il nome di un leader
estremista indù, Indresh Kumran, già accusato per numerosi attacchi terroristici,
compare fra gli organizzatori dei massacri di Khandamal (distretto dell’Orissa, teatro
delle violenze del 2007-2008), compiuti grazie alla copertura delle autorità militari”.
Il massacro avvenuto in Orissa, allora, nota il Gcic, “rappresenta un test per il
governo sulla sua effettiva capacità di promuovere la giustizia”, è un test sul funzionamento
della giustizia criminale, ma anche un test sull’efficacia del governo nel garantire
i diritti ai cristiani, come a tutti gli altri cittadini. Il Memorandum chiede che
l’Agenzia Investigativa Nazionale (Nia) indaghi e provi il coinvolgimento di leader
estremisti e di alti vertici militari, e in Orissa si metta fine allo strisciante
boicottaggio imposto sui cristiani da militanti di gruppi radicali indù come il “Rashtriya
Swayamsevak Sangh” (Rss). Un secondo documento riguardante le persecuzioni anticristiane
avvenute in Karnataka è stato presentato al Presidente indiano Pratibha Patil e al
Vicepresidente Mohammed Ansari. Il memorandum, preparato dal “Catholic Secular Forum”,
è stato consegnato dal giudice Michael Saldanha, estensore di un recente Rapporto
che ha ristabilito la verità sulle violenze anticristiane avvenute in Karnataka nel
2008. Il testo esprime alle autorità indiane la crescente preoccupazione per le condizioni
di insicurezza, a volte anche di terrore, in cui vivono le comunità cristiane, soprattutto
negli stati di Karnataka e Orissa. Fra i punti caldi segnalati nel Memorandum: l’aumento
dei militanti estremisti indù; la copertura politica data dal partito nazionalista
Baratiya Janata Party (Bjp) ai gruppi estremisti in molti Stati indiani, l’indebolimento
progressivo del carattere laico e tollerante dello Stato; le delicate questioni poste
dalle cosiddette “legge anti conversioni”, provvedimenti che violano la libertà di
coscienza, e i falsi casi denunciati per colpire i cristiani; la lentezza della machina
statale e giudiziaria nella tutela delle vittime. La Presidente Pratibha Patil si
è detta “scioccata” nell’apprendere tali casi di “autentica persecuzione”, assicurando
il suo appoggio personale per promuovere nell’Unione indiana la tutela dei diritti
delle comunità di minoranze. (R.P.)