2011-05-09 08:29:39

Festa dei Popoli a Roma dedicata all'incontro con i migranti della capitale


Si è rinnovata ieri in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma, l’annuale appuntamento con la Festa dei Popoli giunta alla sua XX edizione. Una festa della Chiesa e della città, dedicata al popolo dei migranti che vive nella capitale contribuendo alla crescita della comunità, a dimostrazione che la condivisione della vita è possibile. Cuore della giornata, dal titolo “Una festa senza confini”, la Messa, presieduta da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei. All’organizzatore, padre Gaetano Saracino, scalabriniano, Gabriella Ceraso ha chiesto com’è mutata la festa alla luce anche di quanto sta accadendo nel Nord Africa:

R. – Si è andati dalla pura accoglienza degli anni ’90 ad un cammino di integrazione e di appartenenza ai nostri giorni. Oggi siamo sottoposti a fatti di cronaca che sulla materia della mobilità richiamano l’attenzione dei più e fanno percepire il fenomeno in un certo modo. Allora la Festa dei popoli ha anche maggiori responsabilità. Che strada vuole indicare? Una mano tesa alle Nazioni da cui queste persone provengono ma anche un cammino di integrazione necessario per quelli che sono arrivati, mantenendo l’impegno e l’obbligo sia umanitario sia della condivisione, ma anche cercando di mettere in pratica politiche che tengano conto che la mobilità umana è ormai irreversibile e combatterla con le ideologie non serve.

D. – Vent’anni sono anche l’occasione per guardare al futuro. Lei che cosa augura a questa Festa?

R. – Per i prossimi anni si guarda con grande interesse alle seconde generazioni. Che cosa ci diranno questi ragazzi che troppo spesso molto in fretta vogliono tranciare il cordone ombelicale con i loro genitori che sono qui entrando in una fase anche di ibrido dove non sono né l’uno né l’altro? Bisogna curare queste generazioni. L’altro messaggio è che l’immigrazione è qualcosa che da Abramo ai nostri giorni non si è mai fermata e guai a chi dice che essa è un fenomeno passeggero. Forse fino ad oggi ci siamo un po’ coperti gli occhi per non vederla: se invece proviamo a vederla non la gestiremo soltanto come un’emergenza ma come qualcosa che accompagna l’uomo da quando è nato fino a quando resterà sulla terra. (bf)







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