La Festa dei popoli in piazza S. Giovanni in Laterano a Roma: presenti 58 nazioni
Si rinnova oggi, fino alle ore 20.00, in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma, l’annuale
appuntamento con la Festa dei Popoli giunta alla sua XX edizione. Una festa della
Chiesa e della città, dedicata al popolo dei migranti, che vive nella capitale contribuendo
alla crescita della comunità, a dimostrazione che la condivisione della vita è possibile.
Cuore della giornata, dal titolo “Una festa senza confini”, la Messa, presieduta da
mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei. All’organizzatore, padre
Gaetano Saracino, scalabriniano, Gabriella Ceraso ha chiesto com’è mutata
la festa fino ad oggi, alla luce anche di quanto sta accadendo nel Nord Africa:
R. – Si è
andati dalla pura accoglienza degli anni ’90 ad un cammino di integrazione e di appartenenza
ai nostri giorni. Oggi siamo sottoposti a fatti di cronaca che sulla materia della
mobilità richiamano l’attenzione dei più e fanno percepire il fenomeno in un certo
modo. Allora la Festa dei popoli ha anche maggiori responsabilità. Che strada vuole
indicare? Una mano tesa alle Nazioni da cui queste persone provengono ma anche un
cammino di integrazione necessario per quelli che sono arrivati, mantenendo l’impegno
e l’obbligo sia umanitario sia della condivisione, ma anche cercando di mettere in
pratica politiche che tengano conto che la mobilità umana è ormai irreversibile e
combatterla con le ideologie non serve.
D. - Come avete pensato questa
giornata? Cosa potrà vedere la gente che viene? Chi potrà conoscere?
R.
– Ci si immergerà in un mondo dove entrando ci saranno 58 gazebo di 58 Nazioni diverse
che presentano prodotti, suoni, cose tipiche di persone che vivono con noi tutti i
giorni, che prendono i nostri autobus e vanno a scuola con i nostri figli. Poi avremo
25 comunità che in 25 lingue animeranno la celebrazione eucaristica e 30 gruppi che
animeranno lo spettacolo folklorico. Negli stand troveremo le comunità rom di Roma.
Nello spettacolo folklorico troveremo un rom italiano. Sappiamo bene quanto la città
di Roma abbia vissuto, anche negli ultimi tempi, questa realtà. La Festa dei popoli
ha un messaggio propositivo, prudente, ottimista nel senso vero: mettendosi insieme
si ha ben presente che c’è una terza identità anche da acquisire che è l’identità
delle differenze mescolate e che convivendo si hanno delle opportunità.
D.
– Vent’anni sono anche l’occasione per guardare al futuro. Lei che cosa augura a questa
Festa?
R. – Per i prossimi anni si guarda con grande interesse alle
seconde generazioni. Che cosa ci diranno questi ragazzi che troppo spesso molto in
fretta vogliono tranciare il cordone ombelicale con i loro genitori che sono qui entrando
in una fase anche di ibrido dove non sono né l’uno né l’altro? Bisogna curare queste
generazioni. L’altro messaggio è che l’immigrazione è qualcosa che da Abramo ai nostri
giorni non si è mai fermata e guai a chi dice che essa è un fenomeno passeggero. Forse
fino ad oggi ci siamo un po’ coperti gli occhi per non vederla: se invece proviamo
a vederla non la gestiremo soltanto come un’emergenza ma come qualcosa che accompagna
l’uomo da quando è nato fino a quando resterà sulla terra. (bf)