Il Papa all'Azione Cattolica: l'Italia ha bisogno di laici cattolici convinti, coerenti
e solidali
Oggi i laici cristiani sono chiamati ad offrire con convinzione la bellezza e le ragioni
della fede, oltre che la solidarietà fraterna, “affinché l’Europa sia all’altezza
delle presente sfida epocale”: è quanto afferma Benedetto XVI, in un messaggio alla
14.ma assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana, che si è aperta ieri pomeriggio
a Roma. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Benedetto
XVI esprime il proprio apprezzamento per l’opera svolta dall’Azione Cattolica in stretta
comunione con i vescovi: “è una forza educativa qualificata, sostenuta da buoni strumenti,
da una tradizione più che centenaria” che sa educare e formare giovani e adulti.
Il Papa auspica una collaborazione sempre più intensa con le altre forze educative
sia ecclesiali che civili.
Invita a percorre il cammino della santità,
sottolineando la necessità di rendere questo termine “una parola comune, non eccezionale”
che non designi “soltanto stati eroici di vita cristiana”, ma che indichi “nella realtà
di tutti i giorni una decisa risposta e disponibilità all’azione dello Spirito Santo”.
Santità – prosegue il Papa - significa “anche spendersi al servizio del bene comune
secondo i principi cristiani offrendo nella vita della città presenze qualificate,
gratuite, rigorose nei comportamenti, fedeli al magistero ecclesiale e orientale al
bene di tutti”.
Il Papa richiama l’importanza dell’impegno culturale
e politico dei cattolici, compito “che richiede un pensiero plasmato dal Vangelo,
capace di argomentare idee e proposte valide per i laici”. “L’Italia – sottolinea
- ha attraversato periodi storici difficili e ne è uscita rinvigorita anche per la
dedizione incondizionata di laici cattolici, impegnati nella politica e nelle istituzioni”
e “oggi la vita pubblica del Paese richiede un’ulteriore generosa risposta da parte
dei credenti, affinché mettano a disposizione di tutti le proprie capacità e le proprie
forze spirituali, intellettuali e morali”.
Quindi, di fronte al “grande
sconvolgimento del mondo e del Mediterraneo” Benedetto XVI esorta ad “essere generosi,
accoglienti, solidali, e soprattutto comunicatori della bellezza della fede. Tanti
uomini, donne e giovani vengono a contatto con il nostro mondo, che conoscono superficialmente,
abbagliati da immagini illusorie, e hanno bisogno di non perdere speranza, di non
barattare la loro dignità. Hanno bisogno di pane, di lavoro, di libertà, di giustizia,
di pace, di veder riconosciuti i propri inderogabili diritti di figli di Dio. Hanno
bisogno di fede, e noi possiamo aiutarli, nel rispetto delle loro convinzioni religiose,
in uno scambio libero e sereno, offrendo con semplicità, franchezza e zelo la nostra
fede in Gesù Cristo”.
“L’Azione Cattolica – conclude il Papa nel suo
Messaggio - può aiutare l’Italia a rispondere alla sua vocazione peculiare, collocata
nel Mediterraneo, crocevia di culture, di aspirazioni, di tensioni che esigono una
grande forza di comunione, di solidarietà e di generosità”.
Tema della
XIV Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica, in corso fino a domani a Roma, è: “Vivere
la fede, amare la vita”. A conclusione dei lavori, domani sera , la Celebrazione eucaristica
presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana.
Ma che cosa rappresenta oggi l’Azione cattolica nella realtà italiana? Adriana
Masotti lo ha chiesto a Franco Miano, presidente nazionale di Ac:
R. – L’Azione
Cattolica italiana rappresenta ancora oggi una grandissima associazione presente in
ogni diocesi italiana, che ha un numero di 350 mila iscritti e un numero molto più
alto – molti dicono attorno al milione – di persone che frequentano le iniziative
dell’Azione Cattolica: ragazzi, giovani e adulti, famiglie, che a gruppi di formazione,
di servizio e di impegno in ambito ecclesiale, ma anche sociale e politico, esprimono
nel loro insieme l’interezza della realtà italiana e delle Chiese che sono in Italia.
D.
– Da sempre l’Azione Cattolica rappresenta un carisma tipicamente formativo, educativo.
Ma oggi, come si realizza questo?
R. – La storia dell’Azione Cattolica
è una storia significativa proprio per il suo carisma formativo. L’Azione Cattolica
ha formato nella realtà italiana, nei suoi oltre 140 anni di storia, generazioni e
generazioni di ragazzi, di persone in genere. Continua, oggi, questa tradizione, naturalmente
riattualizzandola a partire dalle problematiche che viviamo nel nostro tempo. E questo,
fondamentalmente, significa puntare sull’unità della persona, cioè su una formazione
integrale in cui la dimensione religiosa è chiamata a coniugarsi con il profilo della
testimonianza in senso morale, sociale, culturale e politico.
D. – E’
più difficile educare oggi, rispetto al passato?
R. – E’ più difficile
educare perché la società è diventata più complessa; però, è altrettanto esaltante
e importante. Per questo, crediamo molto nel servizio dell’Azione Cattolica da questo
punto di vista, e anche nella presenza di tantissimi educatori di Azione Cattolica,
impegnati proprio ad accompagnare giovani e ragazzi nelle tante esperienze che l’Azione
Cattolica propone. Crediamo che oggi sia importante anche il profilo relazionale:
la capacità di relazione tra gli educatori – siano essi laici, sacerdoti, genitori
– e le persone affidate agli educatori, perché è sempre più importante, in una società
complessa, la chiarezza e la bellezza della testimonianza personale che solo un educatore
può dare, rispetto al gruppo che è chiamato a guidare.
D. – Una parola
sul titolo dell’assemblea di questi giorni: “Vivere la fede e amare la vita”. Perché
questa scelta?
R. – E’ una scelta particolarmente importante, oggi.
Infatti, abbiamo pensato a come tradurre, partendo dagli orientamenti dei vescovi
italiani per il decennio, questo impegno che i vescovi ci chiedono e che, appunto,
si situa nella scia della nostra tradizione; e abbiamo pensato di riferirci ad alcune
parole semplici e fondamentali. Prima di tutto, che l’impegno in Azione cattolica
per l’educazione non è un impegno tecnico ma esprime una dedizione, un amore incondizionato
per la vita: per la vita in genere, per la vita delle persone che ci sono affidate.
Ed esprimendo questo amore per la vita, traduce di fatto la fede del Signore Gesù
che è una fede che esalta la vita: la vita buona del Vangelo, a cui fanno riferimento
i nostri vescovi negli orientamenti pastorali. Poi, dire “vivere la fede e amare la
vita” vuol dire invocare la necessità di una coerenza tra fede e vita di cui oggi
c’è sempre, a tutti i livelli, particolare bisogno proprio per quella complessità
del nostro tempo che richiamavo prima. (gf)