Il Papa ad Aquileia: riscoprite la fede, solo da Cristo l'umanità riceve speranza
e futuro
E’ iniziato il 22.mo viaggio in Italia del Papa in Friuli. In serata in una Venezia
in festa Benedetto XVI ai fedeli in Piazza San Marco ha detto promuovete il dialogo
nella verità e nell’amore. Nel pomeriggio la visita ad Aquileia in cui il Papa ha
parlato di una Chiesa viva, capace di autentico annuncio evangelico, coraggiosamente
diffuso nelle regioni circostanti e per secoli conservato e alimentato. Poi ha reso
omaggio all´antico Patriarcato di Aquileia, una terra irrorata dal sangue e dal sacrificio
di tanti testimoni del Vangelo. Da Venezia il nostro inviato Luca Collodi:
“In
quest’ora della storia riscoprite, difendete, professate con calore spirituale questa
verità fondamentale. Solo da Cristo … l’umanità può ricevere speranza e futuro; solo
da Lui può attingere il significato e la forza del perdono, della giustizia, della
pace. Tenete sempre vive, con coraggio, la fede e le opere delle vostre origini!”:
è l’accorato appello lanciato da Benedetto XVI incontrando la cittadinanza di Aquileia,
prima tappa del suo 22.mo viaggio pastorale in Italia, che si concluderà domani a
Venezia. “Vi invito a farvi sempre di nuovo discepoli del Vangelo – ha aggiunto -
per tradurlo in fervore spirituale, chiarezza di fede, sincera carità, pronta sensibilità
per i poveri … Il ricordo della santa Madre Chiesa di Aquileia vi sorregga, vi sproni
a nuovi traguardi missionari in questo travagliato periodo storico, vi renda artefici
di unità e di comprensione fra i popoli delle vostre terre”. Di seguito il testo integrale
del discorso del Papa:
Cari fratelli e sorelle!
Con grande
gioia giungo a voi, figli ed eredi dell’illustre Chiesa di Aquileia, e inizio da qui
la mia visita alle Chiese di queste Terre. A tutti voi, Pastori e Autorità civili,
fedeli delle Diocesi del Triveneto, come pure di quelle di Slovenia, Croazia, Austria
e Baviera, rivolgo il mio cordiale saluto. Ringrazio il Sindaco di Aquileia per le
sue cortesi parole. I resti archeologici e le mirabili vestigia artistiche, che rendono
Aquileia ovunque ben nota, mi invitano in questo momento a riandare alle origini di
questa Città, che sorse nel 181 e prosperò nei secoli successivi, come canta il Vescovo
poeta Paolino: “… bella, illustre, splendida di palazzi, famosa per le mura e più
ancora per le innumerevoli folle dei tuoi cittadini. Tutte le città della Venezia
ti erano soggette e ti avevano fatto loro capitale e metropoli, essendo tu fiorente
per il tuo clero, e splendida per le chiese, che avevi dedicato a Cristo” (Poetae
Latini aevi Carolini, in M.H.H., 1881, p. 142). Aquileia nacque e si sviluppò nel
pieno della potenza dell’Impero, porta tra Oriente e Occidente, luogo di presidio
e di scambi economici e culturali.
Ma era altra la gloria di Aquileia!
Infatti, ci dice san Paolo, Dio non ha scelto ciò che è nobile e potente, ma ciò che
per il mondo è debole e stolto (cfr 1 Cor 1,27-28). Nella lontana provincia di Siria,
al tempo di Cesare Augusto, era sorto Colui che veniva a rischiarare gli uomini con
la luce della Verità, Gesù, figlio di Maria e di Giuseppe, Figlio consostanziale ed
eterno del Padre, rivelatore dell’intramontabile impero di Dio sugli uomini, del suo
disegno di comunione per tutti i popoli; Colui che con la sua morte di croce, subita
per mano dell’Impero, instaurerà il vero regno di giustizia, d’amore e di pace, dando
agli uomini che lo accolgono “il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Da Gerusalemme,
attraverso la Chiesa di Alessandria, giunse anche qui il Lieto Annuncio della salvezza
di Cristo. Giunse in questa Regione romana il seme della grande speranza. Quella di
Aquileia divenne ben presto, nella Decima Regio dell’Impero, una Comunità di martiri,
di eroici testimoni della fede nel Risorto, seme di altri discepoli e di altre comunità.
La grandezza di Aquileia, allora, non fu solo di essere la nona città dell’Impero
e la quarta dell’Italia, ma anche quella di essere una Chiesa viva, esemplare, capace
di autentico annuncio evangelico, coraggiosamente diffuso nelle regioni circostanti
e per secoli conservato e alimentato. Pertanto, io rendo omaggio a questa terra benedetta,
irrorata dal sangue e dal sacrificio di tanti testimoni, e prego i santi Martiri aquileiesi
di suscitare anche oggi nella Chiesa discepoli di Cristo coraggiosi e fedeli, votati
solo a Lui e perciò convinti e convincenti.
La libertà di culto concessa
nel IV° secolo al cristianesimo non fece altro che estendere il raggio d’azione della
Chiesa di Aquileia, allargandolo oltre i naturali confini della Venetia et Histria
fino alla Retia, al Norico, alle ampie Regioni danubiane, alla Pannonia, alla Savia.
Andò così formandosi la provincia ecclesiastica metropolitana di Aquileia, a cui Vescovi
di Chiese assai lontane offrivano la loro obbedienza, ne accoglievano la professione
di fede, si stringevano ad essa nei vincoli indissolubili della comunione ecclesiale,
liturgica, disciplinare e perfino architettonica. Aquileia era il cuore pulsante in
questa Regione, sotto la guida dotta ed intrepida di santi Pastori, che la difesero
contro il dilagare dell’arianesimo. Fra tutti, ricordo Cromazio - sul quale già mi
soffermai nella Catechesi del 5 dicembre 2007 -, Vescovo premuroso ed operoso come
Agostino ad Ippona, come Ambrogio a Milano, “santissimo e dottissimo fra i Vescovi”,
come lo definì Girolamo. Ciò che fece grande la Chiesa che Cromazio amò e servì, fu
la sua professione di fede in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Commentando il racconto
evangelico della donna che profuma dapprima i piedi, quindi il capo di Gesù, egli
afferma: “I piedi di Cristo indicano il mistero della sua incarnazione per cui si
è degnato di nascere da una vergine in questi ultimi tempi; il capo, al contrario
indica la gloria della sua divinità nella quale procede dal Padre prima di tutti i
tempi…. Ciò significa che dobbiamo credere due cose di Cristo: che è Dio e che è uomo,
Dio generato dal Padre, uomo nato da una vergine… Non possiamo essere salvati altrimenti,
se non crediamo queste due cose di Cristo” (Cromazio di Aquileia, Catechesi al popolo,
Città Nuova, 1989, p. 93).
Cari fratelli, figli ed eredi della gloriosa
Chiesa di Aquileia, oggi sono in mezzo a voi per ammirare questa ricca e antica tradizione,
ma soprattutto per confermarvi nella fede profonda dei vostri Padri: in quest’ora
della storia riscoprite, difendete, professate con calore spirituale questa verità
fondamentale. Solo da Cristo, infatti, l’umanità può ricevere speranza e futuro; solo
da Lui può attingere il significato e la forza del perdono, della giustizia, della
pace. Tenete sempre vive, con coraggio, la fede e le opere delle vostre origini! Siate
nelle vostre Chiese e in seno alla società “quasi beatorum chorus”, come affermava
Girolamo del clero di Aquileia, per l’unità della fede, lo studio della Parola, l’amore
fraterno, l’armonia gioiosa e pluriforme della testimonianza ecclesiale. Vi invito
a farvi sempre di nuovo discepoli del Vangelo, per tradurlo in fervore spirituale,
chiarezza di fede, sincera carità, pronta sensibilità per i poveri: possiate plasmare
la vostra vita secondo quel “sermo rusticus”, di cui ancora parlava Girolamo riferendosi
alla qualità evangelica della comunità Aquileiese. Siate assidui alla “mangiatoia”,
come diceva Cromazio, cioè all’altare, dove il nutrimento è Cristo stesso, Pane di
vita, forza nelle persecuzioni, alimento che rincuora in ogni sfiducia e debolezza,
cibo del coraggio e dell’ardore cristiano. Il ricordo della santa Madre Chiesa di
Aquileia vi sorregga, vi sproni a nuovi traguardi missionari in questo travagliato
periodo storico, vi renda artefici di unità e di comprensione fra i popoli delle vostre
terre. Vi protegga sempre nel cammino la Vergine Maria e vi accompagni la mia Benedizione. ****** Cjârs
fradis e sûrs, il Signôr us benedissi e us dedi pâs e prosperitât! [Cari
fratelli e sorelle, il Signore vi benedica e vi doni pace e prosperità!]
Von
Herzen grüße ich die Gläubigen deutscher Sprache. Aus den angestammten christlichen
Wurzeln eurer Heimat mögen in euren Gemeinden weiterhin reiche Früchte hervorgehen.
Gott segne euch! [Saluto i fedeli di lingua tedesca. Le antiche radici cristiane
delle vostre terre portino frutti abbondanti nelle vostre comunità. Dio vi benedica!]
Lepo
pozdravljam vse slovenske vernike! Bog blagoslovi vas in vaše družine! [Saluto
cordialmente tutti i fedeli sloveni! Dio benedica voi e le vostre famiglie!]
Braćo
i sestre Hrvati, hvala vam što ste došli! Za mjesec dana se vidimo u Zagrebu. Bog
vas blagoslovio! [Fratelli e sorelle croati, grazie di essere venuti! Tra
un mese mi recherò a Zagabria. Dio vi benedica!] Grazie per la vostra accoglienza,
grazie per la vostra gioia. Grazie.