2011-05-07 07:34:33

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


In questa terza Domenica di Pasqua, la liturgia ci ripropone il Vangelo dei discepoli di Emmaus che, di ritorno da Gerusalemme, sono affiancati da Gesù nel loro cammino verso casa. Sono sconvolti per la morte del Maestro e non si accorgono che lui in persona sta conversando con loro. Lo riconoscono solo durante la cena, allo spezzare del pane. E si dicono l’un l’altro:

«Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Questa pagina l’abbiamo ascoltata già nel giorno di Pasqua: il Risorto dialoga con i due viandanti di Emmaus. Luca ama molto il simbolo del cammino: egli presenta la vita di Gesù come un grande viaggio, un avvicinamento progressivo a Gerusalemme, per una pienezza di senso e identità. In Gerusalemme culmina tutto, e da lì tutto riparte. Anche per questi due discepoli - forse padre e figlio, forse marito e moglie. La notte vicina ha suggerito di fermarsi, per maggiore sicurezza; ma dopo quell’incontro rivelatore, essa non fa più paura, perché il cuore ha ritrovato luce e coraggio, speranza forte. Tornano a Gerusalemme, sfidano tenebre e tristezza, comunicano guarigione. Nel cono di luce del periodo pasquale, questo testo acquista un significato più ampio per il cammino della Chiesa. Come riconoscere oggi il Signore che cammina con noi? Frastornati e delusi, non riusciamo a capire gli avvenimenti, e nemmeno quello che abbiamo imparato e conosciuto ci aiuta molto. La fuga verso il villaggio, verso fuori, lontano dalla città omicida, è spesso parabola delle nostre fughe, delle nostre nostalgie e delle nostre illusioni. Solo condividendo domande e delusioni, camminando insieme con dubbi e paure sofferte, ci verrà incontro il Maestro per aprirci gli occhi e far ardere il cuore. Per sedersi alle nostre mense, per spezzare insieme il pane e riaccendere la fiducia.







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