Il Papa: non contrapporre tradizione e progresso, la tradizione è realtà viva e include
il principio dello sviluppo
“Non poche volte si contrappone in modo maldestro tradizione e progresso. In realtà,
i due concetti si integrano: la tradizione è una realtà viva, include perciò in se
stessa il principio dello sviluppo, del progresso. Come a dire che il fiume della
tradizione porta in sé sempre la sua sorgente e tende verso la foce”: è quanto ha
detto il Papa ai partecipanti al Convegno promosso nel 50.mo anniversario di fondazione
del Pontificio Istituto liturgico presso il Pontificio Ateneo Sant'Anselmo. Di seguito
il testo del discorso del Papa:
Eminenza, Reverendo Padre Abate
Primate, Reverendo Rettore Magnifico, Illustri Professori, Cari
Studenti, Vi accolgo con gioia in occasione del IX Congresso Internazionale
di Liturgia che celebrate nell'ambito del cinquantesimo anniversario di fondazione
del Pontificio Istituto Liturgico. Saluto cordialmente ciascuno di voi, in particolare
il Gran Cancelliere, l'Abate Primate dom Notker Wolf, e lo ringrazio per le cortesi
espressioni che ha voluto rivolgermi a nome di tutti voi. Il Beato Giovanni
XXIII, raccogliendo le istanze del movimento liturgico che intendeva dare nuovo slancio
e nuovo respiro alla preghiera della Chiesa, poco prima del Concilio Vaticano II e
nel corso della sua celebrazione volle che la Facoltà dei Benedettini sull'Aventino
costituisse un centro di studi e di ricerca per assicurare una solida base alla riforma
liturgica conciliare. Alla vigilia del Concilio, infatti, appariva sempre più viva
in campo liturgico l’urgenza di una riforma, postulata anche dalle richieste avanzate
dai vari episcopati. D'altra parte, la forte esigenza pastorale che animava il movimento
liturgico richiedeva che venisse favorita e suscitata una partecipazione più attiva
dei fedeli alle celebrazioni liturgiche attraverso l'uso delle lingue nazionali e
che si approfondisse il tema dell'adattamento dei riti nelle varie culture, specie
in terra di missione. Inoltre, si rivelava chiara fin dall'inizio la necessità di
studiare in modo più approfondito il fondamento teologico della Liturgia, per evitare
di cadere nel ritualismo o di favorire il soggettivismo, il protagonismo del celebrante,
e affinché la riforma fosse ben giustificata nell'ambito della Rivelazione e in continuità
con la tradizione della Chiesa. Papa Giovanni XXIII, animato dalla sua saggezza e
da spirito profetico, per raccogliere e rispondere a tali esigenze creò l'Istituto
Liturgico, a cui volle subito attribuire l'appellativo di "Pontificio" per indicarne
il peculiare legame con la Sede Apostolica. Cari amici, il titolo scelto
per il Congresso di quest’Anno Giubilare è alquanto significativo: "Il Pontificio
Istituto Liturgico tra memoria e profezia". Per quanto concerne la memoria, dobbiamo
constatare i frutti abbondanti suscitati dallo Spirito Santo in mezzo secolo di storia,
e per questo rendiamo grazie al Datore di ogni bene, nonostante anche i malintesi
e gli errori nella realizzazione concreta della riforma. Come non ricordare i pionieri,
presenti all'atto della fondazione della Facoltà: dom Cipriano Vagaggini, dom Adrien
Nocent, dom Salvatore Marsili e dom Burkhard Neunheuser, che, accogliendo le istanze
del Pontefice fondatore, si impegnarono, specialmente dopo la promulgazione della
Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, ad approfondire "l'esercizio della
missione sacerdotale di Gesù Cristo, mediante la quale con segni visibili viene significata
e, in modo proprio a ciascuno, realizzata la santificazione dell'uomo, e viene esercitato
dal Corpo Mistico di Gesù Cristo, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico
integrale" (n. 7). Appartiene alla "memoria" la vita stessa del Pontificio
Istituto Liturgico, che ha offerto il suo contributo alla Chiesa impegnata nella recezione
del Vaticano II, attraverso un cinquantennio di formazione liturgica accademica. Formazione
offerta alla luce della celebrazione dei santi misteri, della liturgia comparata,
della Parola di Dio, delle fonti liturgiche, del magistero, della storia delle istanze
ecumeniche e di una solida antropologia. Grazie a questo importante lavoro formativo,
un elevato numero di laureati e licenziati prestano ora il loro servizio alla Chiesa
in varie parti del mondo, aiutando il Popolo santo di Dio a vivere la Liturgia come
espressione della Chiesa in preghiera, come presenza di Cristo in mezzo agli uomini
e come attualità costitutiva della storia della salvezza. Infatti, il Documento conciliare
pone in viva luce il duplice carattere teologico ed ecclesiologico della Liturgia.
La celebrazione realizza contemporaneamente un'epifania del Signore e un'epifania
della Chiesa, due dimensioni che si coniugano in unità nell'assemblea liturgica, ove
il Cristo attualizza il Mistero pasquale di morte e di risurrezione e il popolo dei
battezzati attinge più abbondantemente alle fonti della salvezza. Nell'azione liturgica
della Chiesa sussiste la presenza attiva di Cristo: ciò che ha compiuto nel suo passaggio
in mezzo agli uomini, Egli continua a renderlo operante attraverso la sua personale
azione sacramentale, il cui centro è costituito dall'Eucaristia. Con il
termine "profezia", lo sguardo si apre su nuovi orizzonti. La Liturgia della Chiesa
va al di là della stessa "riforma conciliare" (cfr Sacrosanctum Concilium, 1), il
cui scopo, infatti, non era principalmente quello di cambiare i riti e i testi, quanto
invece quello di rinnovare la mentalità e porre al centro della vita cristiana e della
pastorale la celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo. Purtroppo, forse, anche
da noi Pastori ed esperti, la Liturgia è stata colta più come un oggetto da riformare
che non come soggetto capace di rinnovare la vita cristiana, dal momento in cui "esiste
un legame strettissimo e organico tra il rinnovamento della Liturgia e il rinnovamento
di tutta la vita della Chiesa. La Chiesa dalla Liturgia attinge la forza per la vita".
A ricordarcelo è il Beato Giovanni Paolo II nella Vicesimus quintus annus, dove la
liturgia è vista come il cuore pulsante di ogni attività ecclesiale. E il Servo di
Dio Paolo VI, riferendosi al culto della Chiesa, con un’espressione sintetica affermava:
"Dalla lex credendi passiamo alla lex orandi, e questa ci conduce alla lux operandi
et vivendi" (Discorso nella cerimonia dell’offerta dei ceri, 2 febbraio 1970). Culmine
verso cui tende l'azione della Chiesa e insieme fonte da cui promana la sua virtù
(cfr Sacrosanctum Concilium, 10), la Liturgia con il suo universo celebrativo diventa
così la grande educatrice al primato della fede e della grazia. La Liturgia, teste
privilegiato della Tradizione vivente della Chiesa, fedele al suo nativo compito di
rivelare e rendere presente nell'hodie delle vicende umane l'opus Redemptionis, vive
di un corretto e costante rapporto tra sana traditio e legitima progressio, lucidamente
esplicitato dalla Costituzione conciliare al n. 23. Con questi due termini, i Padri
conciliari hanno voluto consegnare il loro programma di riforma, in equilibrio con
la grande tradizione liturgica del passato e il futuro. Non poche volte si contrappone
in modo maldestro tradizione e progresso. In realtà, i due concetti si integrano:
la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo,
del progresso. Come a dire che il fiume della tradizione porta in sé anche la sua
sorgente e tende verso la foce. Cari amici, confido che questa Facoltà di
Sacra Liturgia continui con rinnovato slancio il suo servizio alla Chiesa, nella piena
fedeltà alla ricca e preziosa tradizione liturgica e alla riforma voluta dal Concilio
Vaticano II, secondo le linee maestre della Sacrosanctum Concilium e dei pronunciamenti
del Magistero. La Liturgia cristiana è la Liturgia della promessa compiuta in Cristo,
ma è anche la Liturgia della speranza, del pellegrinaggio verso la trasformazione
del mondo, che avrà luogo quando Dio sarà tutto in tutti (cfr 1Cor 15,28). Per intercessione
della Vergine Maria, Madre della Chiesa, in comunione con la Chiesa celeste e con
i patroni San Benedetto e Sant'Anselmo, invoco su ciascuno la Benedizione Apostolica.
Grazie.