Elezioni in Scozia, Nord Irlanda e Galles: sconfitta dei liberaldemocratici
Si va confermando la sconfitta elettorale dei liberaldemocratici britannici man mano
che prosegue lo spoglio dei voti per i Parlamenti di Scozia, Irlanda del Nord e Galles,
oltre a quelli per il rinnovo di ben 9.500 consigli comunali. A pagare più di tutti
il conto per la decisione di sposare le politiche dei conservatori è il leader dei
liberaldemocratici britannici, Nick Clegg. Ci spiega il perché Andrea Malaguti,
corrispondente da Londra per il quotidiano La Stampa, intervistato da Stefano Leszczynski.
R. – Il grande
sconfitto di questa elezione naturalmente è il leader dei liberal-democratici, Nick
Clegg, che era considerato l’astro nascente della politica inglese dopo le elezioni
dello scorso anno e che oggi è considerato dai suoi elettori un vero e proprio traditore.
Questo perché ha appoggiato tre scelte, in particolare, che hanno diviso l’Inghilterra.
La prima è stata la scelta di triplicare le tasse universitarie, portandole a tremila,
novemila sterline, e questo ha portato in piazza, dopo oltre 30 anni, studenti, professori
e tutto il mondo della scuola. La seconda, che ha fatto arrabbiare i commercianti,
è stata quella di alzare l’Iva dal 17 e mezzo per cento al 20 per cento. La terza
è stata la revisione completa dell’organizzazione del servizio sanitario nazionale,
con una serie di parametri, che ovviamente portano verso una forma di privatizzazione.
D. – Cosa significa questo? Che l’opposizione diventa più forte e riesce
a catturare i voti persi ai liberal-democratici, oppure no?
R. – Effettivamente
no e questo è un altro paradosso di questa elezione e del motivo per cui, in realtà,
la coalizione del governo potrebbe resistere ed andare avanti, almeno fino all’autunno,
quando ci sarà il Congresso dei liberal-democratici. Per cui, certamente, Nick Clegg
è il grande sconfitto di questa tornata elettorale, i laburisti, però, certamente
non possono considerarsi dei veri vincitori, per quanto abbiano percentualmente guadagnato
qualcosa. Chi presumibilmente sta festeggiando in questo momento è il primo ministro,
David Cameron, che ha mantenuto sostanzialmente la proprio quota elettorale, nonostante
gli interventi drastici compiuti nel corso di quest’anno.
D. – Tuttavia
questa situazione crea un aspetto almeno esteriore di crisi. Quanto incide questo
sull’efficacia dell’azione di governo?
R. – Credo molto, soprattutto
per quello che riguarda la riforma del sistema sanitario nazionale, perché mentre
le scelte sulle tasse agli universitari e sull’Iva sono state fatte, e su quelle non
si torna indietro, la discussione sulla revisione del servizio sanitario è ancora
aperta, è ancora molto dura e, presumibilmente, sarà decisiva. O Cameron decide di
concedere qualcosa ai liberal-democratici, cercando di mantenere l’alleanza, oppure
è destinato ad aspettarsi mesi di vera battaglia e, a quel punto, la tenuta del governo
non sarà semplicissima, anche perché appunto ci sono ministri, come ad esempio il
ministro dell’Energia, Chris Huhne, che già oggi minacciano di abbandonare
il governo. Insomma, sarà una partita a scacchi molto complicata.(ap)