Costa d'Avorio. La testimonianza di una suora: “La guerra ha lasciato i poveri più
poveri”
“La situazione è tornata calma dopo 4 settimane di intensi combattimenti. Vi sono
ancora delle sporadiche scaramucce, anche perché situazioni come questa non possono
cambiare dalla mattina alla sera” dice all’agenzia Fides, suor Rosaria, delle Suore
della Santa Famiglia, che opera nel quartiere di Abobo di Abidjan, la capitale economica
e amministrativa della Costa d’Avorio. Ad Abobo operava il cosiddetto “commando invisibile”,
guidato da Ibrahim Coulibaly (detto Ib), schierato contro l’ex Presidente Gbagbo,
ma in rotta di collisione con il Primo Ministro del nuovo Presidente, Alassane Ouattara,
Guillaume Soro. Coulibaly è stato ucciso a fine aprile. Suor Rosaria racconta: “nelle
4 settimane di combattimenti, da fine marzo alla morte di Coulibaly, sono rimasta
sola al dispensario. Ho curato i feriti dei combattimenti, quante pallottole ho estratto
e quanti punti ho messo!” “Ma non aveva paura dei guerriglieri ? chiediamo a Suor
Rosaria. “Non avevo paura di loro perché non mi potevano fare niente – risponde la
religiosa -. Dicevo loro: se mi uccidete, io ci guadagno, perché vado in Paradiso.
Quindi è bene che mi rispettiate”. La religiosa è comunque abituata a situazioni di
crisi: “Sono 40 anni che lavoro in ospedale, di cui 35 in missione. Sono stata in
Guatemala nel 1973 al tempo della guerriglia e poi sono stata in Libia, a Bengasi
e Tobruk, dove ho collaborato con l’attuale vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni
Martinelli. In particolare mons. Martinelli mi ha sostenuto nella mia battaglia per
far riconoscere dallo Stato libico il diploma di infermiera delle religiose”. Suor
Rosaria descrive così la situazione sanitaria di Abobo: “Ogni giorno abbiamo più di
100 malati. Facciamo orario unico, dalla mattina alla sera. La situazione sanitaria
è grave perché le persone non hanno denaro per comprare le medicine e pagare le analisi
cliniche. Sono soprattutto le donne incinte le persone più a rischio, oltre ai bambini.
Si vedono morire i bambini per un po’ di malaria, una situazione che prima della guerra
era più rara, soprattutto ad Abidjan. È vero che la crisi ivoriana dura dal 2000 e
da quell’epoca vi sono zone della Costa d’Avorio che sono in forte sofferenza. Prima
di operare ad Abobo, stavo in una località del nord, al confine con Mali e Burkina
Faso, e lì non avevano nemmeno da mangiare”. “La crisi sembra finita ma i poveri sono
rimasti più poveri – conclude suor Rosaria -. Nell’ospedale dove lavoro continuano
ad andare avanti con la scorta di medicine che avevo fatto mettere da parte. Lo Stato
ha promesso l’invio di altre medicine che forse arriveranno lunedì prossimo. Nel frattempo
dobbiamo andare avanti con la nostra piccola scorta di medicinali. La maggior parte
dei ricoverati soffre di malaria e della conseguente anemia, oltre che di malnutrizione”.
(R.P.)